Il tempo politico e le scelte

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di Albertina Soliani

Una nuova consapevolezza ci scuote, in questi primi due decenni del nuovo secolo: le democrazie sono minacciate nel mondo, il valore umano è travolto dalla disumanità, la violenza e le guerre sembrano prevalere all’orizzonte.
Restano le coscienze il luogo ove proteggere la democrazia, affermare la fraternità universale, costruire le vie della pace.
Mai come oggi la politica appare indebolita di fronte al potere e agli interessi dei pochi, dei più forti, eppure mai come oggi essa appare così necessaria, alla guida dei Paesi, dei processi di unità nel mondo, a cominciare dall’Unione Europea, del dialogo internazionale tra i popoli.
Il valore della politica, la dignità della politica, l’efficacia della politica, unica via nonviolenta per il futuro dell’umanità.
Di nuovo la coscienza è chiamata in causa, oggi come ieri. Nel baratro della sconfitta, gli antifascisti e i resistenti riflettevano sul futuro. Esserci, partecipare è ancora il nostro compito, oggi. Non lasciare campo libero agli autocrati, alle persone sole al comando, a chi detiene le leve della finanza, dell’economia, degli eserciti, della comunicazione, talvolta della stessa rappresentanza religiosa intrecciata al potere. Non è questo il secolo che avevamo immaginato dopo le sfide del ‘900, dopo le catastrofi del ‘900, dopo le liberazioni del ‘900. Dopo la nascita delle Costituzioni democratiche, la proclamazione dei diritti umani universali, il dialogo tra le religioni che ha aperto orizzonti nuovi all’umanità.
La sfida è questa, oggi: difendere la democrazia, difendere il valore umano, il diritto, la salvaguardia del pianeta, portare l’umanità al potere, rendere ineluttabile la pace.
Con la cultura, con la solidarietà, con il dialogo tra le religioni, con la politica.
Con la politica, nella sua espressione democratica, cioè con i partiti. Logorati dalla storia, travolti non di rado dalla corruzione, dai comportamenti autoreferenziali, dall’incompetenza, eppure sempre necessari per far vincere la volontà dei più, del popolo, unico sovrano in democrazia.
La vicenda del Partito Democratico, dalla sua nascita nel 2007 ad oggi, è tutta iscritta in questo nostro tempo.
Nato dalla volontà di unire forze politiche e culturali diverse, secondo lo spirito di questi decenni, di cui il processo di unità dell’Europa è simbolo – “unità delle diversità”, come recita il suo motto –, il Partito Democratico ha affrontato l’indebolimento della politica, la supplenza dei governi dei tecnici, le insidie del populismo e del nazionalismo, il venir meno dell’orizzonte del “noi”, della fiducia nel futuro delle nostre società, del consenso degli elettori.
Dal ripiegamento su se stesso, il Partito Democratico è chiamato ad affrontare le nuove sfide, le nuove scelte.
La Carta dei Valori del 2007 e il Manifesto presentato il 21 gennaio 2023 all’Assemblea Costituente dicono i valori e l’orizzonte di un partito dedicato alla democrazia.
Un manifesto da vivere, da aggiornare giorno per giorno con scelte politiche e programmatiche.
Nodi cruciali da affrontare: la crescita economica e le disuguaglianze nel mondo, la gestione dei conflitti, come affrontare la guerra e la violenza e imporre l’opzione del negoziato, come promuovere relazioni internazionali pacifiche? Come organizzare la partecipazione di iscritti ed elettori, come promuovere le responsabilità e la comunicazione ai vari livelli decisionali? È sempre questione di democrazia.
Per queste scelte è necessario riflettere, discutere, andare in profondità. Se servono i tweet, è evidente che serve anche il pensiero. Un pensiero politico, strategico. Come, ad esempio, quello veicolato da Papa Francesco non soltanto nel campo dello spirito, ma anche dell’economia, dell’ambiente, della pace.
C’è spazio oggi, nell’impegno politico di una tale complessità, radicalità, inevitabilità, per l’ispirazione che viene dal cattolicesimo democratico? Per il suo patrimonio di valori, di idee, di esperienze?
Quanto più la crisi si rivela carica di contraddizioni e di rischi, tanto più questa ispirazione può essere decisiva. Alla fine, essa è tra le più consapevoli della sfida nella storia tra la morte e la vita, il bene e il male, la passione e la risurrezione, come recita la Sequenza Pasquale: un duello sfolgorante.
La spiritualità, in particolare quella di ispirazione cristiana, è stata decisiva nella resistenza antifascista e antinazista, nelle resistenze al potere assoluto. Martiri lungo i secoli, da Santo Stefano a Tommaso Moro, da Bonhoeffer agli studenti della Rosa Bianca. Una testimonianza che si è fatta pensiero politico, da Maritain a Sturzo, da De Gasperi a Moro, condensandosi nei fondatori dell’Unione Europea.
È un’ispirazione che non si ferma al proclama, agisce. Non si chiude nella minorità ma si fa lievito della comunità più grande. Non si nutre di autoreferenzialità ma, nella laicità, ricerca legami con le energie migliori della società.
Non rivendica spazi, li vive come servizio e speranza del futuro.
Guai a non pensare ai fondamentali, in questa fase costituente.
Tutto il resto, le candidature, le occupazioni dei posti, le dinamiche congressuali vengono di conseguenza.
Ogni mese ha il suo significato. C’è un tempo per ogni cosa, dice il Qoelet. C’è un tempo per il congresso e c’è un tempo per fare l’opposizione, c’è un tempo per proporre il programma e un tempo per andare al governo.
Ogni tempo ha il suo impegno. Occupa la vita, ma non la sequestra ai fini del potere.
L’impegno politico è sempre collettivo, se è democratico è sempre con la gente.
Ritrovare radici, visione, misura di sé e degli altri è il compito oggi di un Partito Democratico in Italia.
Per l’Italia, per l’Europa e per il mondo.

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