Scrivendo poco tempo fa sulla questione del bipolarismo, mettevo le mani avanti sul rischio di affrontare la situazione attuale in un’ottica e con un pensiero bipolaristi. Siamo in una situazione ben diversa e anche con l’auspicata riforma elettorale, difficilmente le cose si modificheranno sostanzialmente. Solo una riforma elettorale profonda in senso bipolare, potrebbe modificare questo stato di cose, ma allo stato sembra molto improbabile (per intenderci, non è sufficiente il ritorno al “mattarellum”).
Guido Formigoni entra nel merito dell’attuale governo di “larghe intese” ed espone criteri di garanzia e di contenimento: suggerimenti condivisibili e ragionevoli, ma la prospettiva in cui si pone è il breve periodo, l’emergenza. Mi chiedo se non sia ora di guardare con una prospettiva di più lungo periodo, perché questa situazione per così dire “tripartita” e anomala sembra assumere un carattere ben più duraturo.
E’ comprensibile che la base del partito reagisca con sgomento ad un governo con la destra – dopo anni di malefatte di Berlusconi –, ma forse è ora, purtroppo, di abbandonare logiche di purezza di linea, per affrontare ben più prosaiche questioni di patti, scambi, priorità di scelte, da realizzare con forze da noi divergenti.
Ricordo che al tempo delle elezioni molti erano in disaccordo persino ad accordi con Monti e capisco il loro sconcerto all’intesa con Berlusconi.
Il PD è giunto impreparato a queste scelte, dal vertice alla base, e si è profondamente diviso in occasione delle votazioni per il Presidente della Repubblica; si trova così ad affrontare un difficile passaggio nelle condizioni peggiori.
E francamente mi chiedo se lo sconcerto della base e anche la questione prioritaria da affrontare non stia piuttosto e prima nel partito che nel governo.
Che cosa fare?
Personalmente ritengo che ci siano tre questioni su cui impegnarsi.
1) Pieno appoggio al Governo Letta, senza se e senza ma. Se per via dei tanti dubbi espressi il PD non è in grado di esprimere in modo compatto il proprio appoggio al governo, di sentirlo suo, e quindi di impegnarsi perché riesca al meglio, il governo sarà ancora più debole. Se si dice (fra gli altri, Rodotà) che questo è il governo che voleva Berlusconi, non si fa altro che rafforzare il potere di manovra e di ricatto di questi. Una forte presenza del PD serve a contrastare tale tendenza e a ottenere i migliori risultati realisticamente possibili.
2) Il governo si è fissato un termine ed è da prevedere che il Presidente Napolitano non rimanga in carica per l’intero settennato. In altre parole, fra qualche tempo i giochi si riapriranno. E allora ci sarà una nuova possibilità di verificare serietà e responsabilità dei grillini nel partecipare a formule di governo, come di valutare i risultati e la portata delle “larghe intese”. Anche su questo il PD deve arrivare preparato.
3) Si sono create gravi fratture all’interno del PD e all’improvviso è emersa l’esistenza di gruppi, correnti, tendenze, prima tranquille e silenziose. Bisogna prendere atto di questa situazione di divisione, e forse questo venire allo scoperto può offrire l’occasione per affrontare seriamente il problema.
Non si può pensare che la “unità storica” di due grandi tradizioni così diverse possa avvenire in un breve volgere di tempo.
Sarebbe bene pensare questa unità, work in progress, come un cammino per tappe successive e pertanto considerare l’attuale come una fase in cui tentare di realizzare un serio passo in avanti (elevando il livello del dibattito e cercando di trasformare questi gruppi correntizi in centri di pensiero e di proposta).
di Sandro Antoniazzi
16 Maggio 2013 at 13:29
per favore facciamola finita di ricamare sulla presunzione di un partito che nasce quadrato per morire tondo.
Qs manipolazione che ha favorito l’opera di smantellamento industriale e il rosicchio delle ricchezze private della classe media è opera della lunga mano internazionale di cui molti esponenti “socialisti” sono stati gli operatori.
I fatti parlano chiaro: siamo una colonia che va depredata e occupata.
I falsi padri della patria sono i traditori del territorio e della cittadinanza che lo radica.
Andrebbero individuati e processati per strage sociale perpretata in 30 lunghi anni.
Smontare la memoria e riempirla di immondizia dovrebbe essere un reato.
23 Maggio 2013 at 22:12
Credo che la posizione espressa sia condivisibile sull’appoggio al Governo Letta, ma esiste una criticità a monte che non può essere continuamente disattesa, la criticità sta nella mancata rassegnazione di buona parte della politica al fallimento del bipolarismo, o meglio, alla sua inattuabilità in questo paese. Molti, a varie latitudini dell’emiciclo, hanno sostenuto il bipolarismo e invece di constatare che non c’è, non c’è stato e non ci sarà perchè pochi lo vogliono (sono fra questi) fanno finta che ci sia e promuovono leggi o provvedimenti che lo conservino. Questo crea dei non-sense giuridici quando non creano dei mostri come l’attuale sistema elettorale. La classe dirigente se ne faccia una ragione: l’Italia è un paese complesso che non ha metabolizzato e non può metabolizzare il bipolarismo. Imporlo con leggi elettorali abbiette come quella di Calderoli o violente e sconnesse alla società come la legge Mattarella è un atto di imperio inaccettabile. Non c’è nulla di male nell’essere una Repubblica parlamentare, anzi l’Italia democratica resta tale solo con il parlamentarismo e il bicameralismo perfetto. Dopo il terrorismo, Craxi, la Lega e Berlusconi dobbiamo per forza sperimentare Grillo o possiamo farne a meno e guardare indietro con intelligenza invece che correre avanti senza guardare dove si mettono i piedi?