Si intitola “Etica civile e radicamento comunitario: il volontariato meridionale tra profezia e subalternità”, il provocatorio e intrigante testo a più voci curato dal MOVI Campania, su un tema di particolare attualità nel mondo sociale, politico e meridionale di questi tempi. Pro-vocatorio, nel senso indirizzato a suggerire un ripensamento della propria vocazione, riflettendo senza dare nulla per scontato e non negandosi (vedi la subalternità) eventuali critiche e ripensamenti.
Sotto la curatela di Domenico De Simone, storico leader del mondo del volontariato meridionale (e non solo) cresciuto alla scuola del fondatore e maestro del Movi Luciano Tavazza, il testo presenta le voci tra i più attenti interpreti delle cultura e della costruzione di un ragionamento non convenzionale sul rapporto tra la scelte singole e spontanee dei volontari in relazione alle strutture e alle condizioni che la nostra società ci pone oggi davanti: “Non una pubblicazione scientifica – scrive De Simone nell’introduzione – né una memoria di atti (Paestum gennaio 1991, ndr.), piuttosto una raccolta ragionata di appunti di viaggio condivisi negli ultimi tre anni con amici e testimoni privilegiati impegnati su diverse frontiere sociali, con un comune denominatore: tutti cercatori di speranza!”.
Tre i capitoli, che sono anche piste di riflessione generale.
“Ri-andare alle radici delle profezie per discernere criticamente il contesto che ci circonda” (con i contributi di Rocco D’Ambrosio, Giorgio Marcello e Gregorio Arena); “Rompere la spirale di frammentazione per sperimentare nuove relazioni interpersonali e comunitarie” (testi di Riccardo Petrella, Antonietta Potente e Sergio Tanzarella); terza parte, “Camminare verso una compiuta adultità, scommettere sulla fraternità possibile” (Paolo Romano, Alfonso Conte, Genoveffo Pirozzi).
Testi preziosi e arricchiti dall’introduzione di don Tonino Bello e le conclusioni di Raffaella D’Angelo, che guardano in prospettiva: appunto, sul “Senso di continuare ad essere Mo.Vi oggi”
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