In bocca al lupo, Enrico!

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 Due brevi profili di Enrico Letta (tratti da Facebook) di Stefano Ceccanti, senatore Pd, e di Marco Filippeschi, sindaco di Pisa

STEFANO CECCANTI. Ho conosciuto Enrico Letta a Pisa quando entrava alle superiori. Io finivo il liceo classico e lui entrava. Ci siamo formati entrambi in quella straordinaria scuola di formazione che era il movimento studenti dell’azione cattolica, un posto dove gia’ alle scuole medie inferiori ti davano da studiare i testi del concilio vaticano II , ed anche nella Lega democratica di Scoppola e Ardigo’. Poi abbiamo seguito per un periodo strade diverse come e’ capitato alla generazione cattolico democratica degli anni ’80. Alcuni si impegnarono direttamente nella sinistra dc, come lui che segui’ il pisano Simone Guerrini a Roma alla guida del movimento giovanile dc e poi il grande Nino Andreatta. Altri di noi scelsero un impegno piu’ formativo, ecclesiale e culturale, nella Fuci e nell’Azione  Cattolica. Nei passaggi piu’ importanti, a cominciare da quello epocale dei referendum elettorali di 20 anni fa, a cui nella Dc allora sospettosa apri’ per primo Nino Andreatta andando per strada a raccogliere firme con tavolini, ci siamo pero’ ritrovati.’A Pisa in quei referendum diede l’anima anche l’attuale sindaco Marco Filippeschi. Degli anni piu’ recenti sapete tutto e non sarei in grado di aggiungere altro. Enrico merita di farcela perche’ al termine di questo governo cosi’ difficile l’Italia sia un bel po’ piu’ moderna secondo gli standard economici e istituzionali delle grandi democrazie a cui il maestro Nino Andreatta cerco’ gia’ di avvicinarci.

 

MARCO FILIPPESCHI. “A Pisa Comunione e Liberazione non ha mai avuto forza nelle scuole medie superiori e non spopolava nell’Università perché c’era un gruppo molto forte di giovani democristiani di sinistra, organizzati, di grandi qualità: con Enrico Letta, il più giovane, Simone Guerrini, Andrea Bonaccorsi, Giuliano Palagi, solo di qualche anno più grandi di lui. Anche Stefano Ceccanti, costituzionalista – coltissimo, eclettico e lavoratore instancabile -, allievo di Augusto Barbera e senatore del Pd, è pisano e fu presidente nazionale della Fuci. Io ero allora il segretario dei giovani comunisti e c’era già un buon rapporto fra noi, di rispetto e con sempre più sintonia. Una volta però ci fu un diverbio, non ricordo per quale motivo, così Enrico se la prese a male e mi scrisse un biglietto. Tipo: “da te non me lo aspettavo” o “siete i soliti comunisti”… Qualcosa del genere. Conservo ancora quel biglietto dentro uno dei miei libri di studio di allora. Un po’ era permaloso, un po’ lo faceva per tattica, forse”.

“Dal 1990 siamo stati insieme in consiglio comunale: Enrico nella maggioranza, per la Dc, e io nell’opposizione, per il Pds. Ma le cose stavano rapidamente cambiando”.

“Ci fu un’accelerazione che preparava l’Ulivo, che poi si presentò alle elezioni politiche nel 1996. Fummo insieme nel comitato per i referendum elettorali. Ci riunivamo nella sede dell’Acli, in piazza Toniolo. C’era anche Federico Gelli, come padrone di casa, molto coinvolto. E si avvicinarono altri, che poi diventarono protagonisti con noi dei primissimi “Comitati Prodi” che si formarono proprio a Pisa. Perché c’era questa esperienza già molto avanzata e anche perché a Pisa vivevano e lavoravano alcuni familiari di Romano Prodi, prodiani per definizione, che si gettarono con noi nell’impresa, con entusiasmo. Fu un’esperienza molto bella, una delle più belle che io abbia vissuto in politica. Enrico fu protagonista della campagna elettorale del 1996”.

“Poi, cinque anni dopo, ci siamo ritrovati insieme in Parlamento da deputati, prima all’opposizione poi in maggioranza, con la seconda presidenza di Romano Prodi”.

“Pisa non è una città qualunque. Giorgio Napolitano ha dato l’incarico a Enrico Letta. Ma da qualche giorno si discuteva di un incarico possibile a Giuliano Amato, che era stato in corsa per il Quirinale. Anche lui ha radici pisane molto profonde e oggi è il presidente della prestigiosa Scuola Superiore Sant’Anna (Enrico si è perfezionato lì)”.

 

 

One Comment

  1. Da ex-fucino degli anni 60 ho capito molte cose ( e avuto conferme) dalle belle testimonianze di Ceccanti e Filippeschi. Mi unisco all’augurio sincero disuccesso del generoso tentativo di Enrico Letta, vero erede del grande Andreatta ( che è stato ministro del Tesoro quando io lavoravo alla Ragioneria Generale )che aveva capito da subito chi veramente ere Berlusconi

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