Ezio Tarantelli venne ucciso dalle Brigate Rosse davanti alla sua università, “La Sapienza” di Roma, proprio nel momento in cui era impegnato, con un gruppo di intellettuali, alla redazione dell’appello a sostegno del No al referendum sulla scala mobile, promosso dal Pci e svoltosi poi nel giugno 1985. Tarantelli aveva grandi competenze in econometria acquisite grazie agli studi condotti con Federico Caffè in Italia e con Franco Modigliani al MIT (Massachusetts Insitute of Technology) di Boston; per metterli in pratica aveva consultato i tre sindacati con l’obiettivo di costituire un centro studi unitario, che però fu accettato soltanto da Pierre Carniti della Cisl. Nacque così l’Isel. In particolare, tra gli anni Settanta e Ottanta era impegnato nell’elaborazione di proposte concrete, a livello europeo, per contrastare la disoccupazione dilagante e l’inflazione che ormai in Italia raggiungeva il 20% e la scala mobile copriva più di due terzi degli aumenti dei salari monetari. Era una proposta che per essere attuata necessitava di un accordo triangolare tra governo, sindacati e imprenditoria. Un’intesa che assunse diverse definizioni: Patto sociale, concertazione, politica dei redditi, scambio politico. Da parte sua, il sindacato, attraverso l’accettazione della predeterminazione della scala mobile, all’interno di una “politica di bilancio e salariale d’anticipo”, aumentava la propria legittimazione e diventava soggetto di politica economica. È forse utopia, scriveva Tarantelli, pensare a una alleanza tra la sinistra ed i sindacati italiani, francesi, tedeschi ed i laburisti inglesi, che uscivano sconfitti dalla battaglia dei minatori? Il nuovo modello di relazioni industriali proposto da Tarantelli e da Pierre Carniti basato sulla concertazione presupponeva un cambiamento culturale, così come si era sperimentato con l’uso delle 150 ore di diritto allo studio conquistato nel contratto dei metalmeccanici del 1973. La contrattazione aziendale diventava più rilevante quanto più il suo ruolo e le funzioni non duplicavano ma risultavano distinte dal ruolo e dalle funzioni specifiche della contrattazione centralizzata. Tarantelli proponeva inoltre la costituzione di una moneta europea e la rifondazione di una Confederazione europea dei sindacati. La politica del lavoro doveva diventare la pietra miliare della coniazione del futuro scudo europeo. Ma nel movimento sindacale, a partire dai delegati delle grandi fabbriche, dove più forte era la presenza del Pci, ci furono forti opposizioni. A Genova si sviluppò un movimento di lotta che cominciò nell’estate del 1980 con l’opposizione al fondo di solidarietà e proseguì contro l’accordo Scotti (Ministro del lavoro) del gennaio 1983 e poi contro il protocollo di San Valentino del febbraio 1984. Bruno Trentin, segretario Cgil, che in un primo tempo fu un avversario delle politiche di concertazione, dopo la morte di Tarantelli, riconobbe la sua coerenza, quella di un intellettuale che agiva al servizio dei lavoratori e di una sinistra moderna ed europea.