In una mattina plumbea di maggio

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di Laura Rozza

Ogni volta c’è una parte di questo Paese che si stupisce addolorata annichilita quando scopre che c’è un’altra parte sempre di questo Paese che soccombe e muore apparentemente senza motivo. Ogni volta c’è qualche giornale che, dimentico di aver fatto di tutto per indebolire questo Paese per portarne alla luce solo i personaggi più squallidi, le brutture più volgari, per aver dato voce solo a chi non ne aveva diritto e aver nascosto la verità quotidiana di un Paese normale, urla che questi fatti succedono quando lo stato si mostra debole. Ma chi ha minato scavato lavorato scegliendo ogni giorno quale fosse la faccia da mostrare di questo Paese? Sono le domande che mi faccio in una mattina plumbea di maggio con una studentessa morta, un’altra gravissima. Ho le immagini chiare della leggerezza primaverile con cui scese dall’autobus si avviano verso la scuola. Chiacchiere, amori, la scuola che sta per finire, la spensieratezza che solo gli adolescenti riescono a provare: l’estate lì dietro l’angolo e il futuro con le sue promesse nonostante tutto. Tra questi due profili del nostro Paese sta ben piantato e radicato qualcosa di mostruoso e, almeno per ora, inafferrabile, invincibile. Una pece nera vischiosa dove ribolle di tutto: terrorismo servizi segreti mafie varie. Ogni volta assolti ogni volta liberi di rimettere occhi nasi e bocche a soffiare sotto questo fiume marcio e lutulento che scorre in mezzo a queste due facce dello stesso Paese. C’è un Paese fatto di ragazze che vanno a scuola, di operai che lavorano il sabato notte e muoiono per un terremoto nel luogo di lavoro, di professori, delegittimati e impoveriti, che continuano a fare il loro lavoro di diffondere e seminare ogni giorno pezzetti di futuro per i loro ragazzi lasciati soli da tutti, e c’è un Paese che guarda. Guarda i reality e li confonde con la realtà, guarda la pubblicità e pensa che quella sia la vita da rincorrere, guarda la politica e crede che sia fatta solo per il potere, guarda la corruzione e pensa che così fan tutti, guarda il terrorismo la morte il male il dolore e persino i terremoti che imperversano nel nostro Paese e pensa che non ci sia nulla da fare… Due Paesi che non si incontrano che non si vedono. Quanti di noi si sono stupiti che la maggior parte dei morti di questo ultimo terremoto fossero operai, giovani ragazzi che lavoravano nella notte, una terribile notte di sabato.

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