Ispirazione cristiana e costruzione della democrazia

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Il Convegno che c3dem ha convocato per il 26 novembre si prefigge di contribuire alla rigenerazione della democrazia: rigenerare è impresa piuttosto impegnativa ma credo sia una esigenza propria della democrazia che, per sua natura, è un cantiere sempre aperto, da costruire e ricostruire quotidianamente. E ogni  costruzione necessita di un’idea, di un progetto, di operatori e di manutentori: la democrazia, come ogni costruzione, si deteriora quando viene meno anche uno solo di questi elementi!

Se si vuole porre mano alla rigenerazione della democrazia è indispensabile ritrovare l’”idea” da cui è stata generata e che deve ispirarla continuamente se non si vuole perderla, e questo potrebbe avvenire con un evento traumatico ma molto più facilmente con una erosione che parte e procede lentamente ma  può divenire non più arrestabile.

L’ispirazione cristiana credo si possa ritrovare in ogni fase della costruzione democratica, dall’idea generatrice alla manutenzione quotidiana, e i cattolici democratici se ne debbano sentire la responsabilità. Innanzitutto perché la democrazia non consiste solamente in procedure ma soprattutto in persone che  hanno, tutte e senza discriminazioni di sorta, la medesima dignità e gli stessi diritti; vive di rapporti fra le persone che si donano solidarietà e capacità di dialogo (papa Francesco dice che “il dialogo è l’ossigeno della pace”) al di là della diversità di fedi religiose, di concezioni di vita, di opinioni politiche, persone che imparano a convivere in pace, a fare comunità condividendone la  responsabilità e che, quindi, condividono  alcuni valori fondanti. Non si tratta di condizioni facili e un po’ romantiche: democrazia significa partecipazione a decisioni comuni, significa rapporto con le istituzioni, significa accettare che il proprio interesse personale immediato  venga subordinato al  “bene comune” . E questo richiede fiducia reciproca nel rapporto, oltre che fra i cittadini, soprattutto fra questi e le istituzioni, una condizione che richiede istituzioni che cerchino responsabilmente il “bene comune” piuttosto che la conservazione del proprio potere.

Credo che la democrazia debba stare molto a cuore ai cattolici perché si tratta di un sistema di convivenza sociale prima che di un sistema istituzionale di governo: è il sistema democratico che consente a tutti di esprimere e comunicare liberamente il proprio pensiero, di conoscere la realtà degli altri e di condividerne i problemi e le difficoltà, di dialogare e confrontarsi con il pensiero e l’opinione degli altri, di partecipare al governo della comunità a tutti i livelli. L’ispirazione cristiana può alimentare in modo singolare la vita democratica: afferma e motiva la dignità di ogni persona, esalta la carità che è condizione per una convivenza solidale, motiva la responsabilità personale nei confronti della comunità, condanna l’egoismo ed esalta l’altruismo.

Il tempo in cui ci troviamo a vivere pone tuttavia  molte difficoltà alla vita democratica offrendo, peraltro, singolari opportunità: la comunicazione, che è indispensabile, ha assunto forme nuove che mortificano l’incontro fisico fra persona e persona e il confronto ragionato, anche se rendono più facile ed immediata l’informazione; le condizioni di vita sono generalmente migliorate, ma inducono, però, all’autosufficienza ed alla chiusura nel proprio privato a scapito della condivisione della responsabilità comune; la partecipazione ad appuntamenti istituzionali, indispensabili alla vita democratica, viene disertata con leggerezza. Tutto ciò va a scapito della sensibilità alla vita democratica che chiede di uscire dal proprio privato per occuparsi di cose comuni. la partecipazione diviene un peso incomprensibile e si preferisce un ruolo di critica costante, che nasce da una congenita sfiducia negli altri e soprattutto nelle istituzioni, fino al rischio di preferire un governo “illuminato” che provveda a tutto senza recare disturbo ai cittadini: la morte della democrazia.

Questa democrazia ha bisogno di rigenerazione e i cattolici democratici possono e, a mio parere, devono recare un contributo come fecero, in misura sostanziale, nella stesura della nostra Carta Costituzionale. Diverse oggi possono legittimamente essere le opinioni politiche dei cattolici, ma comune ed autentica deve essere la loro ispirazione sociale, la sensibilità agli aspetti più rilevanti della vita: la salute di tutti e l’assistenza ai deboli, l’eguaglianza, l’equità fiscale, l’istruzione e la formazione, la giustizia sociale, l’economia sociale…. E questo richiede ai cattolici la disponibilità ad assumere responsabilità personali e dirette nelle istituzioni ma soprattutto una presenza nella società con una funzione di stimolo e di animazione, di proposta e di critica: questa è, d’altra parte,  la motivazione da cui è nata anche la iniziativa della nostra rete e di questo portale, strumento offerto alla partecipazione di tutti i cattolici che credono nella democrazia-

 

Pier Giorgio Maiardi

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