E’ certo interessante, e motivo di grande speranza, vedere come la figura, i gesti e le parole di papa Francesco continuino ad attirare un’attenzione non superficiale e a suscitare una speranza non passeggera. Davvero par di vedere i segni di una rinascita, una riscoperta della missione della Chiesa e dei credenti. Anche la lettera Lumen fidei, e proprio perché scritta a “quattro mani”insieme al predecessore, interpella la coscienza. Scrive ad esempio il domenicano padre Bruno Simoni, da decenni modesto e geniale animatore della rivista Koinonia sul numero di agosto: “il fatto- come vien detto – che l’enciclica sia scritta a quattro mani non fa che rilevare la dialettica costitutiva della Chiesa stessa in tutte le sue manifestazioni, in cui un principio di dualità è primario rispetto a ideologie unitarie. Potremmo ricordare la chiesa descritta da S. Bernardo come ante et retro oculata … Se l’enciclica può rappresentare davvero l’uscita dall’immobilismo dottrinale identitario e un aggancio al movimento relazionale della vita – e fare così da cerniera tra un modello di chiesa diciamo “costantiniana” e quello pronosticato dal Vaticano II – è importante prenderla in mano e in considerazione come strumento per chi voglia lasciarsi coinvolgere in questa impresa epocale…. “Sullo stesso fascicolo e con lo stesso spirito si può leggere un bel contributo di Giancarla Codrignani (“Quando un papa è nuovo…” e rileggere l’ultima intervista del cardinale Martini (pubblicata l’indomani della morte avvenuta il 31 agosto 2012) nonché testi di Leonardo Boff, Massimo Cacciari, Massimo Faggioli, Frei Betto. E Koinonia offre testi di Raniero la Valle, Giancarlo Bregantini, Gianfranco Monaca, Alberto Nolan, Daniele Garota, Arnaldo De Vidi e Loris Capovilla.
Le speranze (e le energie) suscitate da papa Francesco potrebbero far credere superata la domanda che tuttavia è saggio continuare a considerare perché negli anni recenti aveva preso consistenza e motivazioni, la domanda che Missione Oggi pone in copertina del suo numero di agosto-settembre: “Siamo gli ultimi cristiani? Sulla soglia di un nuovo mondo …”. Il mensile dei missionari Saveriani, diretto da Mario Menin e redatto a Brescia da Mauro Castagnaro, Franco Ferrari, Salvatore Leardi e Federico Tagliaferri e numerosi collaboratori impegnati nella vita ecclesiale come Fabio Corazzina, Flavio della Vecchia, Piero Lanzi, Marino Ruzzenenti… offre un ricco “dossier” sulla Chiesa “sulla soglia di un nuovo mondo” e di un nuovo modo di affrontare e vivere l’esperienza di fede e di fraternità. A cominciare, ad esempio, dal dialogo interreligioso e dall’idea di “missione”, dall’”opzione per i poveri” nella post-modernità, dall’educazione alla complessità e alle “identità plurali”: tutti temi affrontati in un “forum” e pubblicati in questo ricchissimo fascicolo che si conclude con una riflessione di una donna teologa, Cristina Simonelli, sulla “Soglia come benedizione”. J.M. Tillard si chiedeva: “Siamo gli ultimi cristiani?”. E accennava una risposta: “Siamo certamente gli ultimi di tutto uno stile di cristianesimo. Non siamo gli ultimi cristiani”. L’esperienza e la riflessione contenuta in queste pagine lo conferma: “Se saprà ascoltare il Vangelo del dialogo e delle vittime, la Chiesa potrà anche abitare e varcare le soglie del nuovo”.
Dopo un numero dedicato all’informazione politica, la rivista trimestrale di cultura dell’informazione (curata dai giornalisti cattolici dell’Ucsi) pubblica un intero fascicolo, molto interessante, sull’informazione religiosa, (Desk,n 2 / 2013). Nelle cento pagine del numero si parla della formazione dei giornalisti e della comunicazione nella Chiesa dell’informazione vaticana e dell’opinione pubblica nella Chiesa, dei viaggi del papa e dell’irruzione del web. Personalità del giornalismo cattolico come Guido Mocellin, padre Federico Lombardi, Vania de Luca, Aldo MariaValli, Paola Springhetti, Andrea Melodia, Massimo Milone, Pino Nardi portano la loro esperienza e incrociano le loro riflessioni su di un tema che appare semplice, ma nasconde novità e difficoltà di rilievo; e tuttavia anche molte speranze perché all’antica informazione religiosa (spesso ingessata, burocratica e poco efficace quando non ingannevole … – salvo splendide eccezioni, come fu l’Avvenire d’Italia di Raniero la Valle o la Famiglia Cristiana di don Zega e Sciortino) si va sostituendo lentamente, anche grazie ai nuovi media, un’informazione consapevole, rispettosa e davvero più”comunicativa”. Sperando che il trend prosegua …
Verso la 47a Settimana sociale di Torino, dedicata alla famiglia “speranza e futuro per la società italiana”. Segno nel mondo, mensile per tutti i soci adulti dell’azione Cattolica, offre vari e interessanti contributi per preparare e seguire l’evento. Parlare di famiglia significa certo affrontare temi sociologici e culturali, ma anche ecclesiali e spirituali. Il fascicolo di luglio/agosto ospita un’interessante intervista con Giovanna Taviani, figlia di Vittorio e nipote di Paolo, dunque “erede” dei fratelli Taviani. E, infatti, da regista, ha appena finito di girare un film-documentario che s’intitola Il riscatto e racconta il cammino di un ex detenuto che riesce a riconquistare la propria dignità umana attraverso un percorso molto sofferto.
“Nella vecchiaia daranno i loro frutti” è il tema (e il titolo) del numero 7/2013 di Spirito e Vita, il mensile di spiritualità dedicato ai religiosi e alle religiose. Tema attuale, dunque, perché l’età media delle religiose, soprattutto di vita contemplativa è oggi elevata. Ma anche negli istituti religiosi maschili il 36 per cento ha più di 70 anni e il 15 per cento più di 80. Eppure anche questa caratteristica può esser valorizzata. Certo l’età avanzata offre meno vigore, ma forse più saggezza, esperienza, disponibilità alla preghiera, alla contemplazione, e al dono di sé, alla trasmissione della propria esperienza. E poi, il discorso non riguarda solo gli anziani di oggi, spiega padre Giovanni Dalpiaz, ma anche l’aiuto a divenire anziani. Padre Finotto scrive della “saggezza inaspettata” di tanti religiosi anziani (e chi ha conosciuto, per fare un esempio, padre Benedetto Calati ne sa qualcosa!). Bello l’editoriale di don Armando Matteo che conclude citando il cardinale Martini che ricordava Paolo ai Filippesi: “so essere povero, so essere ricco. Ho imparato a vivere in qualsiasi condizione, a trovarmi nell’abbondanza e sopportare la miseria. Posso far fronte a tutte le difficoltà perché Cristo me ne da la forza”. In Cristo, conclude Armando Matteo, “anche nella vecchiaia possiamo dare i nostri buoni frutti”.
(a.bert.)