Tra le realtà che quest’anno riceveranno a Pistoia il premio internazionale Giorgio La Pira, promosso dal Centro Studi Donati (associazione componente di C3dem), c’è l’Associazione Progetto Accoglienza di Borgo San Lorenzo. E’ un nome forse non particolarmente noto, ma che ha molto da raccontare e, probabilmente, da insegnare.
L’associazione nasce con questo nome 27 anni fa nel Mugello per dare una risposta organizzata al fine di favorire l’integrazione, sociale e lavorativa, dei migranti, molti dei quali in quegli anni provenienti dall’Albania. Spiega il Presidente, Luigi Andreini: “Progetto Accoglienza è un nome che caratterizza una precisa scelta associativa: “Progetto” perché proviamo a realizzare una ricerca continua di idee, uno sperimentare continuo sul campo per costruire una convivenza di pace, per vivere da uomini tra uomini. “Accoglienza” poiché il nostro scopo è accogliere l’umanità non solo nella sua fragilità, ma anche nella sua unicità”.
Appaiono parole forse oggi controcorrente, ma, coerentemente con l’insegnamento di Don Lorenzo Milani, tra gli ispiratori indiretti di questa associazione: alla base, non ci sono slogan, ma azioni concrete e una strategia di fondo. Ci sono la curiosità e il rispetto delle diversità, dei tanti colori, suoni, espressioni, linguaggi che spingono ad incontrare l’altro. “Un altro – spiega Andreini – spesso chiamato profugo, rifugiato, extracomunitario, clandestino, migrante economico, povero, ma che l’Associazione incontra, in primis, come persona.”
Fin dai primissimi anni novanta, Progetto Accoglienza gestisce molteplici attività e strutture, ed opera da sempre in rete con la cittadinanza, le scuole, il terzo settore. L’Associazione ha aperto, fin dalla sua costituzione, un Centro d’ascolto, di incontro e di distribuzione. Negli anni della crisi questo servizio ha richiesto spazi sempre più grandi.
Nel Centro si tengono, oltre all’ascolto, momenti di formazione e di incontro, distribuzione di pacchi alimentari, vestiti, articoli per l’infanzia, scarpe e quant’altro venga donato e individuato come necessario per le persone indigenti. Lo scorso anno sono state 50 le famiglie aiutate per un totale di 260 persone, alle quali vanno aggiunti più di cento single che si presentano saltuariamente per chiedere sostegni vari.
Se l’Associazione nasce per dare risposte alle questioni delle integrazione dei migranti essa ha allargato il campo ad iniziative nuove, nel cui raggio di azione sono compresi tutti i tipi di fragilità. Da quest’anno è partito il progetto Zona Franca: uno sportello sociale e legale che andrà a declinare al plurale una serie di servizi aperti a tutti coloro che sono a rischio emarginazione sociale. Si è costituita una fitta rete di partner e collaboratori che comprende gli Enti Pubblici e numerose realtà del Terzo Settore. Di rilievo è da segnalare il progetto di supporto alla gestione dell’emergenza abitativa: “Agenzia Casa, iniziato nel 2002. Da allora sono stati supportati con più di 200 contratti nuclei familiari e/o single per superare le difficoltà iniziali della ricerca di alloggio.
Negli anni, spiega Andreini, è cresciuto anche il numero delle strutture dedicate all’accoglienza. Alla prima denominata “Madre dei Semplici”, una casa considerata pilota per i tempi nei quali è nata, nel 1992 (attualmente sono quattro le famiglie accolte) si sono aggiunte altre strutture sparse nel Mugello.
Il cuore dell’Associazione è, però, indiscutibilmente costituito da Villaggio La Brocchi. Lo si può incontrare facendo qualche curva scendendo proprio da Barbiana, il luogo in cui si è sviluppata la scuola di Don Lorenzo Milani e con cui ha un legame speciale. Il “Villaggio”, di proprietà dell’Istituto degli Innocenti, era un luogo, chiesa settecentesca compresa, che versava in pessime condizioni all’inizio degli anni novanta. L’idea di ricostruzione, nata da Andreini e da un gruppo di volontari, ha incontrato il supporto della Provincia di Firenze, allora guidata da Michele Gesualdi, allievo prediletto di Don Lorenzo Milani.
Villaggio La Brocchi è diventato un luogo unico, difficilmente raccontabile solo a parole. L’idea davvero significativa è stata di far rivivere quest’area, posta alla periferia di Borgo San Lorenzo, per dare risposte nuove al fenomeno dell’immigrazione, nella direzione di un percorso di cittadinanza e di integrazione. All’interno del Villaggio, nella casa Verso Sud, sono transitate tante famiglie dal 2004 ad oggi. Moltissimi dal 1995 anche i bambini nati, cresciuti nel Villaggio e sostenuti in un percorso di autonomia e di piena cittadinanza. Spiega ancora Andreini: “all’interno del Villaggio, ora gestito in rete anche con altre realtà, l’Associazione gestisce una biblioteca, un centro di documentazione interculturale e di educazione alla pace, che periodicamente svolge iniziative di insegnamento della lingua italiana, di formazione e sensibilizzazione, soprattutto rivolte ai giovani e alle scuole, in particolare con l’effettuazione di laboratori di educazione alla cittadinanza.”
L’associazione, fra l’altro, ha contribuito alla nascita di un coro multietnico, chiamato “Con-Fusion” che ha visto un suo potenziamento ed ha acquistato una sua visibilità varcando non solo i confini del territorio, ma divenendo esempio di interazione attiva.
Il Villaggio è il contrario di un luogo a sé, chiuso, come tanti centri per “soli” migranti sorti in questi anni. A Villaggio La Brocchi sono all’ordine del giorno incontri con le scuole, concerti, summer school organizzate da vari Enti, presentazione di libri, proiezione di film, testimonianze significative. Andreini ci mostra, orgoglioso un album di fotografie. Sono passati dal Villaggio testimoni esemplari della nostra epoca, ad esempio, ma l’elenco sarebbe lunghissimo, Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Don Andrea Gallo, lo scrittore regista Gabriele Del Grande, Massimo Livi Bacci, Antonio Cassese, Francoise Sironi, Michele Gesualdi, Domenico Quirico, Pietro Bartolo, Alessandra Ziniti e poi ministri, parlamentari europei, scrittori e giornalisti, ricercatori di università italiane e straniere, scuole di ogni ordine e grado, gruppi di formazione giovanile.
Da segnalare anche gli eventi patrocinati dall’UNHCR in occasione della giornata mondiale sul rifugiato e un progetto consolidato come “Alla Ricerca del senso”, attività che consiste in incontri di approfondimento mensili tenuti da un consigliere e mediatore religioso su temi di spiritualità.
C’è poi un luogo speciale, una scommessa, riuscita, controcorrente. Quando lo visitiamo ci accoglie Sara, rifugiata etiope, cuoca di grandi e riconosciute doti. Porta ancora, oltre ad un sorriso bellissimo i segni dolorosi ed indelebili del suo passaggio attraverso la Libia. E’ lei la responsabile del ristorante Etnos, riaperto a marzo di quest’anno, dopo un periodo di interruzione. Il ristorante propone un ampio menù che varia dal cibo toscano a quello etnico, alla pizza. “La cucina – spiega Andreini – ha un grande valore di integrazione multiculturale ed è usata anche per corsi di formazione per i beneficiari dei progetti di integrazione e alla cittadinanza. Lo scambio culturale attraverso il cibo, come attraverso la musica, è estremamente produttivo ed unisce le persone provenienti da territori e paesi diversi”.
Certo questi ultimi anni non sono stati semplici. Anche una struttura che ha dentro di sé, una credibilità consolidata e l’idea di fondo che senza amicizia e integrazione, non ci sono le basi sociali, prima che economiche, dell’accoglienza, ha risentito sia delle pessime leggi, i decreti sicurezza, approvati negli ultimi anni che di un clima generale che ha alimentato paure e pregiudizi. “Non abbiamo partecipato agli ultimi bandi per richiedenti asilo promossi dalla Prefettura, ha spiegato Andreini. I livelli qualitativi si sono così abbassati che risulta sostanzialmente impossibile fornire un accompagnamento reale alle persone e alle famiglie”. Il rischio, ci viene spiegato è, da un lato, l’abbandono delle persone, dall’altro di favorire le cosiddette “holding dell’accoglienza”. Vere e proprie multinazionali che, come in un grande ipermercato, planando sui territori, senza conoscerne storia e geografia, costruiscono reti di centri medio-grandi facendo leva solo sulla quantità, la riduzione dei costi e la mercificazione dell’intervento. Il risultato è uno spazio sempre più largo tra richiedenti asilo e popolazione, con tutte le conseguenze che si possono immaginare.
E’ impossibile raccontare efficacemente in un articolo volti, nascite e rinascite, percorsi di riscatto attraverso il lavoro, costruzione di una cultura alternativa ai paradigmi dominanti, professionalità preziose in un’ottica di sussidiarietà positiva. Mentre raccogliamo gli appunti gli occhi cadono su un telaio argentino attraverso il quale si sono recuperati anche a Borgo San Lorenzo, antichi mestieri e antiche competenze. Tra un capo e l’altro del mondo. Complessivamente in 27 anni, l’Associazione ha accolto 492 persone, 126 nuclei familiari provenienti da 40 Paesi diversi, fra loro, come detto, tanti bambini. Nomi e volti che dalle periferie del pianeta, sono passati per il Mugello a due passi da Cittadini sovrani a partire da un luogo, proprio come Barbiana, circondato dalle montagne e che non perde la propria coscienza di sé insieme allo sguardo verso l’altro. Un luogo, un villaggio, la cui patria non può che essere il mondo intero.
Francesco Lauria
Per informazioni: www.progetto-accoglienza.org