di Sandro Antoniazzi
Nel numero del 30/31 dicembre de “Il Foglio” appare un lungo e documentato articolo sulla diminuzione dei preti nella diocesi ambrosiana, tema che naturalmente riguarda un po’ tutte le diocesi: a Milano di fronte ai 1.694 preti attuali si prevede per il 2040 un numero di 1.055 preti.
Il limite dell’articolo è di affrontare il tema in termici numerici-organizzativi, senza un’adeguata base teologica. Lo dimostra la domanda che si pone lo stesso autore. “Chi sono i laici?”, a cui non sa rispondere.
La risposta è semplice: i laici sono i cristiani. La chiesa è fatta di cristiani e di preti e religiosi (una minoranza): sono diversi nelle funzioni, ma eguali davanti a Dio.
Per affrontare il problema della mancanza di sacerdoti (e di quello non meno grave del continuo calo dei fedeli), ritengo che occorrerebbe mettersi in una prospettiva diversa.
Il modello di chiesa attuale risale al medioevo, un’epoca di massimo sviluppo della chiesa stessa; si tratta di una chiesa che si potrebbe definire “clericale” per il ruolo dominante rivestito dal clero: è il clero che decide tutto nella chiesa, mentre i laici hanno un ruolo del tutto secondario e spesso passivo.
Si tratta di un’eredità storica; è lecito pensare a modelli diversi di chiesa, che possiamo definire più “laicali”.
In molte associazioni cattoliche laiche, sono i laici a decidere programmi e attività, ma sono accompagnati da un assistente spirituale, responsabile appunto della spiritualità dell’associazione.
Non si può pensare a una chiesa futura che faccia riferimento a questo modello?
La funzione del prete nella comunità è quella di guida spirituale e dell’amministrazione dei sacramenti. Tutte le altre funzioni (in questo momento molte) non sono competenze specifiche.
Già oggi molte di queste funzioni potrebbero essere lasciate ai laici, liberando i preti di incarichi impropri.
In futuro le comunità cristiane in quanto tali (laici e preti insieme) potrebbero gestire la propria attività, mentre i preti rimarrebbero essenziale guida spirituale e sacramentale.
Una prospettiva più laicale potrebbe presentare molte conseguenze positive e arrecare indubbi vantaggi.
Innanzitutto, porterebbe nella chiesa un vasto e qualificato contributo dei laici, venendo a supplire a una carenza oramai strutturale del clero.
Ciò naturalmente richiede un’adeguata formazione di laici adulti, convinti, preparati, responsabili; purtroppo, al momento non mancano solo i preti, ma anche questi laici preparati perché la chieda rivolge ai laici adulti un’attività minima di formazione (che per molti si riduce alle prediche domenicali). Però i laici ci sono e molti sono disponibili.
Questa assunzione di responsabilità da parte dei laici porterebbe anche a un minor distacco tra clero e laici, con effetti positivi sulle vocazioni (che oggi rappresentano un vero salto verso un mondo del tutto diverso e separato).
La valorizzazione del laicato, composto naturalmente da uomini e donne, costituirebbe anche una grande valorizzazione delle donne, consentendo loro di esprimere responsabilità rilevanti nella chiesa.
Da ultimo non dimentichiamo che la società moderna è una società totalmente laica, dove la chiesa ha una grande difficoltà non solo a farsi ascoltare, ma anche a trovare una forma di presenza significativa.
Una chiesa più laicale costituirebbe un’importante risposta anche in questa direzione.
Mi sono permesso di esprimere delle opinioni personali, libere e esplorative, nella convinzione che sia impossibile affrontare i problemi della chiesa attuale, se non cambiando il modo di pensare, se non aprendosi a visoni diverse, rimanendo ancorati a vecchi modelli che non ci consentono di fare passi in avanti.
21 Gennaio 2024 at 23:11
Grazie Sandro. Si può discutere qualcosa di quanto scrivi, ma la prospettiva la ritengo giusta e feconda.