Riceviamo e volentieri pubblichiamo
In questi ultimi tempi, leggo su molti giornali analisi che parlano della crisi che attraversa il PD e che, per dirla tutta, sono critiche poco attente a collocarlo dentro il contesto storico-politico che stiamo faticosamente attraversando. Un contesto che a causa del forte impatto della crisi è ormai tripolare e con il quale bisognerà misurarsi per molto tempo. Questo tripolarismo è legato anche a un dato di fatto che molti sottovalutano e cioè che i partiti tradizionali hanno sempre meno armi e munizioni per affrontare la crisi economica ed organizzare i loro eserciti, per dare risposte significative ai nodi scottanti che marcano l’attuale congiuntura politica (la messa, purtroppo, è finita). Non bisogna essere particolarmente perspicaci o avere una intelligenza prodigiosa per capire che abitiamo una fase storica di dittatura della finanza e dei mercati globalizzati, che hanno una grande potenza di fuoco, congiuntura nella quale sarebbe bene che non ci fosse una ritirata della sinistra o un suo sbriciolamento, e che piuttosto la sinistra mettesse in campo una forte vitalità e si spendesse in modo meno regressivo nelle profonde trasformazioni che abbiamo davanti. In passato abbiamo fatto opposizione al fascismo, al nazismo, al comunismo, ai vari fondamentalismi, ma non vedo una opposizione dura alla dittatura dei mercati finanziari mondiali e alla loro brutalità, sia da parte degli intellettuali (la maggior parte di loro sono dipendenti statali e quindi sistemati bene…), sia da buona parte della stampa o della sinistra mondiale che, purtroppo, ha marciato e si muove divisa.
Il limite della sinistra italiana e quello dei suoi uomini di punta è stato quello di non aver capito che l’Ulivo non andava affossato in Italia e andava invece rilanciato a livello europeo. Bisognava riunire a livello europeo tutte le forze progressiste e, cioè, organizzare il proprio esercito per affrontare in un duro confronto strategico a lungo termine i mercati finanziari globali e la brutalità del capitalismo (per onestà intellettuale l’Ulivo ha incontrato forti resistenze anche nell’area progressista e questo dà molto da pensare). La sinistra attuale non ha capito lucidamente che dietro la retorica dell’anti casta o dell’anti elite c’è un forte disagio verso una classe dirigente che non ha affrontato le grosse sfide della globalizzazione. L’antipolitica o l’anti casta è un effetto e non la causa delle forti tensioni che percorrono l’attuale fase politica. La causa profonda dell’anti casta, del tripolarismo, è il forte impatto della globalizzazione sul tessuto sociale. La globalizzazione che, oltre a dividere il campo politico in inclusi ed esclusi dai processi in corso, ha messo in luce una nuova frattura che è altrettanto divisiva quanto quella tra destra e sinistra o centro e periferia. Infatti, se decostruiamo con attenta intelligenza il campo politico italiano, la destra è divisa in Forza Italia, non in difficoltà con i processi di globalizzazione, la Lega e Fratelli d’Italia, a disagio con l’internazionalizzazione dei mercati e quindi sovranisti; la sinistra è divisa tra renziani a loro agio nella mondializzazione e una parte legata a Bersani cioè i vinti dalla globalizzazione, che sentono accantonate le istanze sociali rilevanti che li marcano. Infine, a dare la sveglia alla sinistra italiana ci ha pensato papa Francesco con un consiglio, quello a non restare sul divano ed ad alzarsi per misurarsi con il grande motore storico della globalizzazione che sta provocando un infragilimento degli stati: ascoltare quindi il grido di chi non riesce a stare al passo con le sfide cruciali del tempo. Non possiamo frenare il treno in corsa della globalizzazione, ma possiamo, stando nel cuore di questi nuovi processi, governarli in modo razionale e umano.
Infine, sono attraversato da dubbi nei confronti dell’attuale classe dirigente del PD: a me pare sia poco attenta e pensosa nei confronti dei grandi cambiamenti in corso, che segneranno sul lungo periodo la politica italiana, e non si renda conto che una sinistra seria e responsabile potrebbe essere un alto servizio agli uomini del proprio tempo.
Mario Giuseppe Molli