in “Riforma” – Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi, del 10 febbraio 2012
Si ripete spesso, non a torto, che il cammino verso l’unità dei cristiani sia oggi ostacolato anche dal fatto che le diverse chiese abbiano opinioni divergenti in campo morale. Con ciò si allude, soprattutto, ai dibattiti che riguardano il riconoscimento delle relazioni omosessuali e delle forme di convivenza diverse dal matrimonio; più in generale, alla riflessione sulla sessualità; ma anche sulla regolamentazione legislativa delle fasi terminali della vita, dal testamento biologico, al suicidio assistito; o, ancora, alle questioni del divorzio e dell’aborto, che diverse chiese ritengono equivalente all’omicidio.
E si potrebbe continuare. Esistono, tuttavia, anche altri settori dell’etica, che toccano assai da vicino la vita delle persone. In questi tempi di crisi economica, gli osservatori hanno a esempio rilevato che, negli ultimi due decenni, si è verificato uno spostamento di reddito, quantificabile intorno all’8% del prodotto interno lordo, dai salari ai profitti. Il che significa che, su cento euro di ricchezza prodotta, i lavoratori ne intascano otto meno di prima, che passano nelle tasche di chi è più ricco. Il risultato è un aumento secco del numero dei poveri, e una diminuzione del tenore di vita del ceto medio. La cosiddetta difesa della famiglia, che sembra molto cara ad alcune chiese, non passa dunque soltanto (a mio giudizio, anzi, non passa affatto) dalla negazione dei diritti delle coppie non sposate, ma anche, e anzi soprattutto, da concretissime questioni economiche.
La progettazione dell’economia non è un compito delle chiese: ma la denuncia dell’ingiustizia e la promozione di una maggiore attenzione ai più svantaggiati, sì. Mi chiedo se il cammino verso l’unità della chiesa non richieda anche una riflessione comune su tali questioni. Non è facile, questo è vero, pronunciare parole non demagogiche, e che siano effettivamente di aiuto, su questioni complesse. La morale, tuttavia, non si limita alla camera da letto o all’ospedale. Una consapevolezza di tal genere da parte delle chiese costituirebbe, io credo, un segnale non irrilevante per la società.