La crisi dei gruppi dirigenti. La loro sostituzione con leader solitari e narcisistici, che tendono a circondarsi di persone scarsamente autonome. Dibattito politico che si impoverisce. Crisi dei partiti socialisti e socialdemocratici, più attenti ai diritti civili che ai diritti sociali. Le ragioni della vittoria di Trump. Le posizioni politiche antisistema propagandate anche da chi è dentro nel sistema. La crisi dei partiti che non educano più le masse ma si fanno guidare da esse. “Occorre riprendere il filo della costruzione delle classi dirigenti”, fronteggiando la forza del neoliberismo e delle varie forme di individualismo che ne discendono. Passare da leader soli e carismatici a gruppi politici capaci di dirigere – dice Luciano Violante nella lectio magistralis tenuta e Roma il 2 febbraio (“Società civile e istituzioni: il ruolo della classe dirigente”). Ma i gruppi politici dovrebbero essere espressione della società civile e non più solo del sistema pubblico. I cittadini si devono attivare attraverso dibattiti, associazioni, movimenti, “perché la democrazia si regge su una continua interazione tra società e politica”. “L’obiettivo – scrive Violante – è la ricostruzione di comunità, attraverso legami che hanno come fondamento lo studio dei problemi, la capacità di ascolto, il rispetto, l’etica della persuasione, obiettivi di eguaglianza e civilizzazione”. Futuro dei partiti e futuro del paese, nei regimi democratici, sono strettamente intrecciati. Come si forma una nuova classe politica? Violante suggerisce quattro temi: studiare, ascoltare, rispettare, costruire legami. E dice che questo è quanto vorrebbero tanti giovani del nostro paese.