Riportiamo l’interessante analisi che Marco Olivetti, professore ordinario di Diritto costituzionale alla Lumsa di Roma ha tenuto lo scorso 23 giugno al Consiglio Nazionale del MEIC (“La politica italiana dopo il terremoto elettorale“). Si intende, qui, il voto del 4 marzo. Premesso che “il voto è sempre più spesso la confessione di un malessere personale che l’espressione di una scelta per una visione del bene comune”, Olivetti ha detto che questo voto può essere forse non spiegato ma almeno in parte compreso attorno a tre parole-chiave: cambiamento, protezione, comunicazione. Cambiamento, tenendo conto che quasi tutti i governi e le maggioranze che vanno al voto in questo specifico momento nelle più varie parti del mondo occidentale vengono sconfessati dagli elettori, ora in maniera molto netta. Protezione, sottolineando che lo Stato esiste per proteggere i suoi cittadini e che su due fronti questa protezione è stata debole: sui flussi migratori (“per tre-quattro anni i cittadini italiani si sono visti esposti a flussi di dimensioni non sostenibili e hanno avuto la percezione che il loro crescente malumore di fronte a questo fenomeno fosse ignorato dalle autorità politiche”) e sui servizi sociali e pubblici sul territorio, specie al Sud. Comunicazione, perché Lega e Cinquestelle state capaci di usare la comunicazione in maniera (nel suo genere) magistrale. Va aggiunto, per Olivetti, “lo stato di afasia e di dislessia in cui versa il cattolicesimo organizzato, che è semplicemente scomparso dai radar”. In conclusione, Olivetti ritiene che il nostro sistema delle garanzie sia per ora solido, “il che tuttavia non esclude che la fase attuale possa avere dei costi anche molto alti per la nostra convivenza organizzata e che dopo qualche eccesso di ‘buonismo’ si corra il rischio di una società e di una politica più ‘cattive’ e rancorose”.
27 Giugno 2018 at 14:35
Al punto 9 Olivetti dice che le migrazioni degli ultimi anni sono state oggettivamente insostenibili, e che ha fatto bene Minniti a dare una stretta. Credo che questo delle migrazioni sia un punto dirimente per ragionare di politica a lungo raggio e non soffermarsi su sterili analisi tattiche in situazioni di cambiamenti epocali. Visto che innumerevoli sono i dati che dimostrano che al contrario i numeri dell’immigrazione non sono da crisi emergenziale, e anzi sono auspicabili per la nostra economia, ancor di più se fossero gestiti (permesso di ricerca lavoro) e favoriti anziché respinti… perché tirare acqua al mulino dei sovranisti, cercando di interpretare una supposta e articolata capacità misteriosa di costoro di interpretare la volontà e i problemi del Popolo… e non invece dire forte e chiaro la verità? cioè che questi vendono le solite menzogne, che governare la globalizzazione è difficile ma ce la si può fare cooperando tra chi veramente vuole ridurre le disuguaglianze, e che in futuro o siamo europei multicolore e multiculturali o siamo italiani irrilevanti, e che ciò su cui hanno sbagliato i governi di centro-sinistra è stato non lavorare abbastanza per l’integrazione armonica dei nuovi venuti!
non di certo ľaver fatto i “buonisti”..
Una qualunque sinistra che sposa l’impostazione di questa analisi, almeno su questa vicenda delle migrazioni che è quella che conosco meglio, secondo me non ha nessun futuro se non quello di inseguire, perdendo continuamente. Non dico che sia facile impostare l’opzione opposta di cominciare a raccontare alla gente di un futuro armonico come ce lo si immaginava forse ancora fino a 10-15 anni fa… Però almeno avrebbe senso.