Eugenio Scalfari, “Da soli non si vince. Finalmente Renzi l’ha capito” (Repubblica). Giuliano Pisapia, “Loro hanno cambiato idea. Io farò una sinistra di governo” (intervista a Repubblica). Ettore Rosato, “Non brindo alla rottura, ma rivedo Rifondazione, e D’Alema dà le carte” (intervista al Corriere della sera). Franco Monaco, “Bene la nuova linea, però nel Pd nessuno discute” (lettera al Corriere). Roberto Speranza, “Avanti anche senza Pisapia” (intervista al Corriere). Lorenzo Giarelli, “Ma a sinistra del Pd si vince solo con l’usato sicuro” (Il Fatto). Arturo Parisi, “Ulivo non più attuale. Matteo parla di aperture, la linea di Prodi resta diversa”. Ilvo Diamanti, “Il Pd ha 10 anni ma ne dimostra molti di più” (Repubblica). Walter Veltroni, “Ius soli: M5s e cattolici non possono tirarsi indietro” (Intervista a Repubblica). Marco Minniti, “Ius culturae da approvare subito” (intervista a Avvenire). Gianfranco Viesti, “La Padania come la Catalogna” (Mattino). Leonardo Becchetti, “Partecipazione, chiave di futuro” (Avvenire). Roberto D’Alimonte, “Sicilia e Italia, due sistemi elettorali, una certezza: l’ingovernabilità” (Sole 24 ore).
10 Ottobre 2017 at 07:31
A proposito della rottura che si è verificata tra Speranza Coordinatore di Mpd, che ha trovato subito il sostegno degli altri cespugli della sinistra-sinistra, e Pisapia, qualcuno l’ha motivata sostenendo che il proporsi come alternativa al PD di Renzi, escludendo, dunque, ogni possibilità di alleanza elettorale, è la condizione essenziale per ricuperare i milioni di voti che hanno lasciato il PD per rifugiarsi nell’astensione.
Tra le persone ci sono pure io, non iscritto al PD ma semplice elettore per mancanza di alternative credibili, che dovrà continuare a votarlo non essendoci, in ciò che si muove alla sinistra del PD, un’alternativa attrattiva dal punto di vista della proposta politica, e dunque significativa, in grado di divenire numericamente consistente e determinante nel gioco della politica.
Nel merito di questa alternativa sia la proposta politica che i numeri oggi latitano, non ci sono. Pur considerando che sia possibile mettere d’accordo su un programma “sei” diverse “sensibilità” accomunate dall’avversione non tanto al PD quanto a Renzi, altrettanto facile non sarà raggiungere livelli numerici se non rilevanti almeno significativi, essendo parzialmente influente il programma, che è pur sempre una lista dei desideri, e determinate il gruppo dirigente e il leader e quello di cui dispone questa possibile alternativa al PD è un gruppo vecchio e consunto senza leader.
Come superare e in che tempi questo handicap non è problema affatto marginale, sia perché le elezioni politiche sono nella prossima primavera, sia perché un partito politico ha senso se si pone l’obiettivo di conquistare la maggioranza per governare.
In ragione di tutto ciò, davvero si può pensare ad un governo senza il PD, oppure far vivere a 3.350.000 elettori, tanti sono secondo il sondaggio di TV7 di lunedì 9 ottobre, l’avvento del “sol dell’avvenire”? Fino a quando e in attesa di che? Forse fino a quando l‘idea di sinistra non sarà altro che un capitolo dei libri di storia? Non è piuttosto tutto questo, e non mi importa per responsabilità di chi, il percorso che porta al suicidio assistito dell’idea della sinistra in politica?
12 Ottobre 2017 at 10:37
La vera mucca nel corridoio è l’avversione quasi viscerale a Renzi. Solo questo gli accomuna e solo questo gli dà ancora un certo seguito (molto ridotto appunto, e probabilmente molto ideologico). L’altra mucca è che hanno un’idea di sinistra ferma a 15 20 anni fa, non hanno capito i cambiamenti del mondo del lavoro. sono inaffidabili (governo gentiloni un giorno è si l’altro è no) e si fanno portavoce di proposte che niente hanno a che vedere con la loro storia (vedi es preferenze per la l. elettorale).