di Piero Stefani
(da “Il pensiero della settimana” n. 388, 26 maggio 2012)
Politica. Nelle ultime elezioni amministrative il PD ha ottenuto una vittoria residuale a fronte delle macerie della destra post-berlusconiana. Crollato uno dei poli, l’altro per un po’ gli sopravvive. Avvenne già negli anni Novanta quando sparirono DC e PSI. Oggi lo fa a fronte di un’astensione massiccia. Sono elettori potenziali del centrodestra non conquistati dal centrosinistra, ma pronti a rimettersi in gioco se a loro giungerà un’offerta credibile. Molti lo hanno capito e ci sono grandi sommovimenti in tale direzione. Non è comunque certo che dal caos emerga il nuovo. Neppure Silvio è in grado di partorire un neo-Silvio. La debolezza delle personalità carismatiche sta nel fatto che esse, per definizione, non possono avere eredi.
La constatazione che la vittoria del PD sia residuale è dimostrato dal fatto che essa non è stata conseguita là dove sono emerse altre aggregazioni capaci dare l’impressione di una svolta, si tratti di liste civiche (Cuneo), di movimento a cinque stelle (Parma), di Idv (Palermo e, un anno fa, Napoli); per non parlare del caso in cui gli attuali vincitori sono coloro che hanno sconfitto il candidato ufficiale del PD nelle primarie (Genova e, un anno fa, Milano). Il PD non è crollato, ma al suo interno ha molte crepe originatesi per via di mancanza di manutenzione ordinaria. Se non ci se ne accorge e ci si considera veri vincitori, alla prossima scossa il crollo lo riguarderà in prima persona.