Nel suo blog su l’Unità.com Vittorio Emiliani lancia un appello: “Non diamo ai privati i beni culturali”. “Dopo un ministro latitante, Lorenzo Ornaghi, il peggiore di una storia quarantennale, – scrive Emiliani – un’Agenda che assomiglia a un brodino di dado (vecchio) a fronte di un ministero per i Beni e le attività culturali vicino al collasso…”. “Per i grandi musei statali – scrive ancora Emiliani – la ricetta-Monti è la «partnership pubblico-privato», con lo Stato esangue che non ha euro da investire e chiede ai privati di sostituirlo cedendo loro, a quanto si può capire, la gestione e la regia tecnico-scientifica. Saremmo l’unico Paese sviluppato in cui i privati entrano nei musei statali non per dare soldi ma soprattutto per prenderne”. E conclude: “Anche per il Pd c’è però un insegnamento in questo mediocre capitoletto dell’Agenda Monti: ribalti il discorso e sulla cultura imposti un’orgogliosa strategia alternativa, ridia slancio e fiducia ai tanti operatori culturali (pubblici e privati) capaci, meritevoli, coraggiosi e però frustrati, preveda incentivi per i privati che vogliono essere sponsor e mecenati, restituisca entusiasmo ai milioni di italiani (e di stranieri) che amano il Belpaese, la sua arte, la sua musica, il suo teatro, le sue città, i suoi inarrivabili e minacciati paesaggi. Dica forte e chiaro che la Bellezza è un bene sociale che riguarda tutti”.
E a Venezia… Se tocca alla Francia salvare Venezia dai barbari (Salvatores Settis racconta su la Repubblica il progetto del Palais Lumiere di Pierre Cardin nella Laguna).