Il 27 novembre il governo italiano ha chiesto il riesame della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che boccia la legge 40 sulla procreazione assistita. La decisione di `opporsi´ – chiesta da ampi settori del mondo cattolico (vedi “La Stampa” del 28 novembre, Legge 40, due questioni capitali) – è e criticata, fra gli altri, da Livia Turco e Ignazio Marino (vedi). Il presidente emerito della Corte costituzionale, Francesco Paolo Casavola, su “Il Messaggero” del 1° dicembre, sostiene che vi sono ragioni laiche (il rifiuto di pratiche eugenetiche, il timore delle conseguenze del riconoscimento del “diritto a nascere sani”) e valori della cultura cattolica (una concezione radicale dell’uguaglianza umana) che obbligano il legislatore italiano a farsene rappresentante e il governo a difenderli dinanzi al giudice europeo: “Quando questa cultura muterà e muteranno le leggi, giudice di scelte così gravi sarà, soprattutto peri cattolici, la coscienza personale” (Quelle radici culturali che nessuno può tagliare).
Legge 40. Il ricorso contro la sentenza della Corte europea. Per Francesco Paolo Casavola il Governo non poteva fare diversamente
3 Dicembre 2012 | 0 comments