Legge elettorale. La riforma è possibile, ma non aggiungiamo ulteriori frammentazioni

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Continua il dibattito aperto dal senatore Franco Monaco su come tenere insieme governabilità e rappresentatività, soprattutto con la riforma della Legge elettorale. Interviene ora il senatore Stefano Ceccanti, da sempre acceso sostenitore del sistema maggioritario

I sistemi parlamentari funzionano bene solo se, anche con opportuni incentivi, vi sono due partiti di norma alternativi tra di loro in grado di ottenere più di un terzo dei voti. Mi sembra ormai difficile, dopo la crisi radicale del Pdl e il ridimensionamento del Pd, conseguire di nuovo tale obiettivo. Di conseguenza dovremo spostarci sull’unico altro sistema europeo che consente la stabilità dell’indirizzo di Governo anche in assenza di tal requisito, quello francese, in cui l’elezione diretta del presidente è l’elemento che struttura nazionalmente la contesa. Tema per la prossima legislatura.

In questa è necessaria comunque una riforma elettorale ponte che limiti le storture più gravi del Porcellum, senza accettare potenziali peggioramenti, come lo sarebbe l’inserimento delle preferenze nel Porcellum.

Il Paese non ha bisogno di ulteriore frammentazione sotto qualsiasi forma, di partiti e di persone. Per questo deve essere introdotto uno sbarramento significativo del 5% uguale per tutte le liste e non si può in alcun modo accettare una legge che contenga un ripristino delle preferenze che veicolano micro-frammentazione individualistica e che furono cancellate dai due referendum del 1991 e del 1993. Sbarrare ai partiti e aprire alla frammentazione dei singoli sarebbe del tutto contraddittorio.

Atteniamoci quindi nel rapporto eletti/elettori alla regolarità europea: collegi uninominali (che si possono ritagliare in un massimo di due mesi, quindi, c’è ancora tutto il tempo per una legge che li preveda dando una delega al Governo) e/o liste corte di 3-4 nomi in piccole circoscrizioni.

Per ciò che concerne i necessari incentivi alla stabilità di Governo bisogna prendere atto che con la rottura irreversibile delle coalizioni disomogenee spostate sugli estremi il premio attuale del Porcellum rischia di distorcere il sistema in modo eccessivo. Ciò non significa affatto che si debba accettare la proporzionale pura, imponendo di fatto coalizioni eterogenee al centro. Si possono combinare due correzioni maggioritarie collegate effettivamente ai voti. La prima è quella naturale dell’assegnazione dei seggi su base circoscrizionale e non nazionale analogamente alla Spagna. La seconda è quella di aggiungere un ragionevole premio nazionale a ulteriore supporto della forza più votata. La somma delle due correzioni dovrebbe garantire a chi ottenga circa il 40% dei voti di disporre della maggioranza assoluta dei seggi, come accade in Inghilterra e in Spagna e a chi arrivi primo al di sotto di tale soglia la ragionevole aspettativa di essere il perno del Governo.

Si tratta dei lineamenti fondamentali dei progetti cosiddetti ispano-tedeschi presentati negli scorsi mesi da esponenti di entrambi i gruppi maggiori e che potrebbero pertanto diventare il testo base a cui fare riferimento.

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