Nell’ultima delle sue abituali note brevi su “il manifesto” (5 giugno 2012), Filippo Gentiloni dà conto di volume appena uscito, “Cattolici a sinistra: dal modernismo ai giorni nostri” (Editori Laterza) di Daniela Saresella, che racconta la vicenda dei cattolici nella vita politica italiana degli ultimi decenni. “Una vicenda complessa, difficile, quasi sempre ambigua – scrive Gentiloni -. La ricapitola molto bene una frase di dom Helder Camara: «Se dò da mangiare a un povero, mi considerano santo, ma se chiedo la causa della sua povertà, mi dicono che sono comunista»”. E’ una storia, quella del rapporto fra cristianesimo cattolico e socialismo, – dice Gentiloni – “a noi vicina, ma che sembra già molto lontana”.
Anche Daniela Saresella “si chiede che cosa sia rimasto del cattolicesimo progressista e del dialogo fra credenti e sinistra”, annota Gentiloni, il quale poi osserva “Il dialogo appare accantonato, ma i problemi sono rimasti, così come rimane l’esigenza di trovare soluzioni anche dopo la crisi del marxismo. Rimane irrisolta la questione di cosa significhi essere ‘cattolici di sinistra’. Mentre non pochi cattolici invocano un concilio Vaticano III, altri invocano una autorità ecclesiastica che sia più ridotta e silenziosa, riscoprendo l’importanza e la centralità della laicità. Il dibattito, dunque, è aperto e speriamo che continui”.