“Oggi l’immigrazione è centrale per le sorti del Paese” ha detto Andrea Riccardi: molti lo pensano, anzi lo sperimentano sulla loro stessa pelle.
Infatti tra i temi “politici” che interpellano la coscienza cristiana (e che talora dividono i cristiani) vi è certo quello dell’immigrazione, delle leggi che regolano la presenza degli immigrati clandestini e dei profughi, delle strutture di accoglienza, della integrazione e/o dello scontro fra le culture di immigrati e residenti: basta vedere il XXII rapporto immigrazione curato da Caritas e Fondazione Migranti, col titolo “Non sono numeri”.
Il Rapporto è la voce, la passione degli organismi in cui si unisce l’ispirazione religiosa, lo spirito di carità e la competenza e l’azione concreta, secondo l’indimenticabile lezione di monsignor Giovanni Nervo, profeta ed artefice di quella che è forse la più bella avventura della nostra Chiesa: la Caritas italiana, con la sua incisiva rivista mensile IC – Italiacaritas: nella foto una “copertina d’epoca” che ritrae l’incontro affettuoso di mons Nervo con Paolo VI . Del XXII Rapporto promosso da Caritas e Fondazione migranti parla Civiltà Cattolica, (n 3899, del 1 dic 2012) offrendo dati e informazioni sulla immigrazione, anche di quella clandestina, soprattutto via mare. Clandestina, sì; ma che non può in alcun modo essere affrontata semplicemente come un fatto di criminalità perchè interpella la solidarietà e anzitutto la giustizia. Certo l’aumento degli stranieri in Italia è un fenomeno che va conosciuto e affrontato con serietà, ma è può essere visto come la valorizzazione di una possibile risorsa piuttosto che come la ripulsa di un’ingiusta aggressione. Certo l’accoglienza dei profughi è stata finora affrontata in modo frammentario e disomogeneo ed è necessario predisporre un’organizzazione e una normativa adeguate. Compresa la legge, scrive padre Michele Simone, “che permetta l’acquisizione della cittadinanza italiana ai figli dei migranti che nascono in Italia”. Sul tema va segnalato l’impegno del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, che si realizza in maniera concretissima con un’opera di accoglienza anche a Roma col “Centro Astalli”, con l’agile periodico Servir e l’ottimo materiale di documentazione. Su Aggiornamenti sociali di novembre molto interessante una relazione di Chiara Peri sull’azione del Centro Astalli nell’ambito del progetto “Mediazioni metropolitane” per la creazione di un rapporto di fiducia e di dialogo con e tra le comunità di rifugiati presenti a Roma.
Nei giorni scorsi inoltre è apparso inoltre un libro piccolo quanto interessante, del giornalista Luca Attanasio:”Se questa è una donna” (Ibiskos ed), che racconta in modo toccante la storia di alcune donne profughe o rifugiate in Italia dopo storie lunghe e terribili, durante le quali hanno tuttavia dimostrato una forza e una capacità di sperare e di cercare una vita nuova che costituisce oggi una risorsa preziosa, quanto finora dimenticata, per la nostra comunità nazionale. E anche questa è politica!
Ed è politica, e quale politica!, anche un tema che s’intreccia con quello dell’immigrazione: ed è quello della identità (cercata, rubata, scoperta, trovata, costruita…) cui è dedicato un fascicolo 204, dic 2012) di Servitium. È la rivista che si richiama all’eredità di p. David Turoldo ed ha sede presso il priorato di Sant’Egidio, a Fontanella di Sotto il Monte. Il fascicolo parla delle identità con vari interventi molto belli (Armido Rizzo, Italo de Sandre, Edoardo Edallo, Giannino Piana). Tra le molte intuizioni interessanti che vi sono esplorate vi è il riconoscimento all’identità e alle identità (che molti temono come una gabbia o un legame o un motivo di scontro) un ruolo essenziale e positivo nell’incontro con l’altro, nell’accettazione del cambiamento, nella capacità di costruire qualcosa di nuovo e di valido. Ma ci vuole coraggio e intelligenza. Anche così si cresce, pur nelle difficoltà.
(a.bert.)