L’Italia bipolare

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di Domenico Rogante

una riflessione post-voto

Premessa:

L’Europa uscita da queste Elezioni europee, è un’Europa che ha sentito soffiare forte il vento dei nazionalismi e dei sovranismi, ma non a tal punto da minarne le proprie fondamenta.

 

Alcuni Paesi sono stati investiti in pieno da questa “corrente” di Destra e mi riferisco in particolare alla Francia che, dopo la debacle del Partito di governo si appresta ad andare ad elezioni anticipate, alla Germania, all’Austria e alla Spagna, Stati nei quali la Destra ha avuto una netta crescita che inciderà sicuramente sul panorama politico delle rispettive nazioni. Questa affermazione, tuttavia, non avrà nessun effetto sul futuro governo europeo, poiché nel complesso i gruppi Nazionalisti guadagnano pochi seggi rispetto alle elezioni precedenti che non impediranno alla cosiddetta “maggioranza Ursula” di continuare a guidare l’Europa, nonostante il crollo del gruppo Renew Europa che fa riferimento a Macron.

Leggendo le analisi dei maggiori istituti di analisi del voto, proviamo a dare una lettura ai risultati in Italia.

 

I vincitori

Il “Partito” trionfatore di queste elezioni è quello dell’Astensione. Record negativo di affluenza in questa tornata elettorale che vede partecipare al voto meno della metà degli aventi diritti. Un dato che di fatto dimezza i risultati di tutti i Partiti in competizione, votati appunto soltanto dalla minoranza degli italiani. È il segnale di una Politica (e di un’Europa) ancora percepita lontana dai bisogni delle persone. È il segnale che non c’è più la speranza che votando si possa cambiare in meglio la vita dei singoli cittadini. Oggi questo è il problema più grave che investe tutte le forze politiche, a tutti i livelli. Senza dimenticare che, se pure rispetto alle scorse elezioni ci sia stata la possibilità per gli studenti fuori sede di votare, non è stata data la stessa possibilità ai lavoratori fuori sede che pertanto sono stati esclusi a priori dalla partecipazione al voto.

Vince Giorgia Meloni, conquistando più voti di tutti. Rispetto alle elezioni politiche del 2022 aumenta i suoi voti in termini percentuali ma non in termini assoluti. Fratelli di Italia è il partito più votato in tutte le fasce di età, tranne che nella categoria under 30. Un consenso omogeneo quasi in tutta Italia, con picchi di consenso al Centro e al Nord.

L’unico campanello d’allarme è rappresentato dal SUD in cui arriva dietro al PD. Forse la Presidente del Consiglio aveva sottovalutato i cittadini del Mezzogiorno che invece hanno colto l’occasione per manifestare la propria contrarietà all’Autonomia Differenziata.

Vince il Partito Democratico che torna ad essere il primo Partito del Sud. Rispetto al 2022, il PD è quello che guadagna più voti non solo in termini percentuali ma soprattutto in termini assoluti.

La lista risulta essere la più votata tra gli under 30 e la più attrattiva per l’elettorato femminile.

Un grande riconoscimento per la Segretaria Schlein che ha saputo condurre la campagna elettorale rimettendo i diritti sociali al centro della propria agenda e proponendo all’elettorato una buona qualità delle liste, puntando sul “Partito dei Sindaci e dei Governatori” che paradossalmente, in gran parte non aveva votato per lei al congresso.

Vince Forza Italia alla prima prova del voto senza Berlusconi. Supera la Lega, diventando il secondo partito della Coalizione di Governo, pur non guadagnando voti rispetto alle politiche.

Vince l’Alleanza Verdi e Sinistra, la vera sorpresa di questa elezione. AVS guadagna voti anche rispetto alle Elezioni politiche, intercettando i voti in uscita del M5S e di +Europa. Con grande caparbietà e grazie a candidati molto radicati e mediatici, si pensi ad Ilaria Salis, Mimmo Lucano ed Ignazio Marino, sfiora il 7% e si attesta come primo partito tra gli studenti fuori sede.

 

Gli sconfitti

Il M5S continua il suo inesorabile declino che già si era percepito nelle elezioni regionali.

Perde 1/3 degli elettori rispetto alle Elezioni politiche del 2022. Il crollo è soprattutto al SUD in cui gli elettori si sono divisi tra chi ha deciso di non votare e chi ha preferito il PD o una lista di Destra, segno di un elettorato molto confuso e per certi tratti troppo ambiguo.

Esce sconfitta dalle elezioni la Lega. In poche ore perde il ruolo di seconda forza del Governo e perde il voto del Segretario storico Umberto Bossi. L’emorragia di voti viene frenata soltanto dal boom di preferenze del Generale Vannacci che presto siederà tra i banchi del Parlamento europeo. (Povera Europa!)

Va malissimo per i due “centri” di Renzi e Calenda che perdono quasi la metà dei voti rispetto al 2022, voti che vanno verso il PD e verso Forza Italia. Soltanto il 50% degli elettori dell’ex Terzo Polo ha confermato il proprio voto per una lista o per l’altra.

 

Conclusioni

Quella della Meloni è la vittoria più solida poiché inserita in un contesto di coalizione di governo stabile e collaudata. Lo stesso non può dire la Schlein che si ritrova con l’arduo compito di costruire una coalizione che non c’è, con una proposta comune di governo dell’Italia che oggi è difficile da immaginare. Purtroppo, se questa alleanza potrà nascere non dipenderà solo dal Partito Democratico ma anche dai suoi interlocutori usciti sconfitti. Il M5S dopo aver condizionato pesantemente le alleanze nelle Elezioni regionali, ponendo veti e condizioni che hanno portato alla sola vittoria della regione Sardegna, si trovano a scegliere se accettare il ruolo di “gregario” all’interno del CSX o continuare a cavalcare il Populismo e l’ambiguità che ha portato molte alleanze a rompersi in diversi territori. Di fatto la scelta è fra aderire convintamente al Centro Sinistra ed aiutare a costruirlo con umiltà, oppure isolarsi, magari guadagnando qualche voto in più, consegnando sempre la vittoria in mano alla Destra.

Discorso simile vale per il “Centro”. I numeri ci dicono che lo spazio per una proposta centrista in Italia esiste ma può assumere coerenza e attrattività solo se inserita in un contesto di coalizione che punti al governo del Paese. Cambiare gli alleati da un territorio all’altro non ha premiato. Renzi e Calenda, per occupare uno spazio che abbia un senso nel panorama politico italiano, devono decidere da che parte stare e svolgere il loro ruolo senza veti e senza arroganza.

Dalla capacità dei leaders di dare una giusta lettura a queste elezioni, dipenderà il destino dei due schieramenti. Il Bipolarismo è tornato.

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