Lo Statuto della persona al lavoro: una vera rivoluzione culturale

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Una accordo sindacale, quello dell’Enel nei giorni scorsi, che apre una strada nuova. Al centro la persona. Il lavoro come contributo di ciascuno per il bene di tutti. Dando senso a ogni cosa. Rispettando le diversità. Ascoltandosi reciprocamente

 

Leggendo l’accordo sottoscritto dalla direzione e dalle organizzazioni sindacali dell’ENEL non si può nascondere un senso di meraviglia e di positivo stupore. Non si legge infatti il solito linguaggio stereotipato dei documenti contrattuali: siamo di fronte a una pagina di puro umanesimo e dell’umanesimo migliore. Si trovano parole come senso, anima, cura, sensibilità, valori, esperienza, sensibilità, motivazioni.

Il documento si apre con l’affermazione che siamo di fronte a un periodo di grandi trasformazioni che deve essere affrontato mettendo al centro la persona. Si apre pertanto una nuova fase di partecipazione e di coinvolgimento che si esprime “ascoltandoci” e rispettando diversità, esperienze, sensibilità. E’ in atto una profonda evoluzione culturale che evidenzia nuovi bisogni esistenziali, relazionali e ambientali.

In questo contesto, il lavoro può consentire all’individuo di manifestarsi e di offrire il proprio contributo al bene di tutti. Il lavoro è opportunità di progresso culturale, dell’anima, di valori e dei comportamenti che riportano al senso dell’operare e alla ricerca della “motivazione autentica”. Così lavorare è un’esperienza che coinvolge l’individuo in un senso che lo supera: l’esperienza di crescita delle persone è un’esperienza d’insieme.

La decarbonizzazione, cioè la transizione tecnologica ed ecologica che attraversa l’azienda e il settore non è vista solo come una riconversione produttiva, ma richiama la necessità di nuovi pensieri, nuovi comportamenti, nuove relazioni. Queste relazioni si ispirano a valori fondamentali: pensarci reciproci, prendersi cura di un bene più ampio, generare opere che ci sopravviveranno. L’obiettivo è realizzare un sistema io-noi-comunità-ambiente.

Il documento poi si estende ai problemi più concreti propri della vita aziendale, ma sempre all’interno della medesima visione culturale. Molto importante è l’impegno dell’azienda verso le imprese appaltatrici e i fornitori, che costituiscono spesso il punto dolente della catena produttiva, sia per il rispetto dei contratti che per la qualità e la sicurezza del lavoro. L’azienda vorrebbe sviluppare la propria attività per un impegno e una formazione comune in questo ambito.

Un notevole spazio è dato alla formazione: formazione per i giovani, apprendimento continuo, investimenti e collaborazione con le scuole tecniche, valorizzazione degli studi STEM anche per le donne, tirocini di alta qualità. E’ affrontato anche il problema della conciliazione vita-lavoro per realizzare una gestione sostenibile dei tempi e per superare il divario di genere; per il lavoro da remoto si afferma il diritto alla disconnessione per tener conto delle esigenze delle persone.

Abbiamo sinteticamente tracciato il contenuto dell’accordo ricalcando in larga misura il testo del documento, sia per un problema di fedeltà del discorso, ma ancor più perché si tratta di un testo del tutto nuovo in ambito sindacale, che merita di essere riprodotto tale e quale.

Non so se è stato chiamato un filosofo a scriverlo, in questo caso si realizzerebbe per la prima volta l’utopia di Platone secondo cui dovevano essere i filosofi a governare il mondo. In ogni caso si tratta di una realizzazione esemplare dell’idea di partecipazione e c’è solo da sperare che l’esempio possa essere seguito da molte altre imprese.

Ancora una volta a tracciare il cammino è un’azienda già pubblica e oggi con una larga partecipazione statale e ciò porta a due considerazioni politico-sociali:

  1. Non è stata troppo affrettata la campagna di privatizzazioni o non sarebbe stato meglio partire dalle imprese pubbliche (pensiamo alla telefonia) per realizzare aziende più forti e più innovative, sia pure in forme nuove?
  2. Perché le aziende private e la Confindustria si limitano a svolgere il loro lavoro in termini tradizionali, ma dal loro mondo non esce mai nulla di culturalmente avanzato, di proposte nuove in tema di partecipazione, di dimostrazione di saper affrontare la realtà attuale con un pensiero sociale e ambientale aperto?

 

Sandro Antoniazzi

Vedi il testo dell’accordo

 

 

One Comment

  1. Mi pare che questa sia la strada giusta, le esternalizzazioni selvagge come la necessità di interrompere la connessione per chi lavora da casa…..siano temi da affrontare.

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