Luigi Paganelli: un ostinato costruttore di democrazia compiuta.

| 0 comments

di Francesco Lauria*

Dalla Resistenza, alla politica, al sindacato.
Una biografia monumentale, quanto preziosa, ad opera di Antonio Guerzoni.

Chi è stato Luigi Paganelli?

Ci sono volute 884 pagine ad Antonio Guerzoni per raccontare questa figura assolutamente significativa, che potrebbe essere anche definita, per la sua discrezione e non volontà di essere sempre a tutti i costi in prima fila, un “mediano”, ma allo stesso tempo un maestro e un protagonista del cattolicesimo democratico e sociale.

Un partigiano, un sindacalista, un politico spesso accomunato alla figura fraternamente amica, e più nota di Ermanno Gorrieri, esponente, come lui della ”sinistra (cattolica)” modenese.

Paganelli, meritava uno studio a se stante, uno studio che attraversa quasi tutto il Novecento e alcuni brandelli del ventunesimo secolo e che ci aiuta a comprendere le radici vive di una cultura politica mai solo proclamata, ma sempre vissuta intensamente, non solo nell’identità, ma anche nel dialogo.

Per cominciare può essere utile concentrarci sugli elementi principali della sua biografia.

Nato a Modena nel 1921, da famiglia di operai e contadini, attivo, dal 1935 al 1940 è attivo nell’Azione Cattolica e nella Fuci, diviene poi insegnante elementare.

Poi la guerra vissuta prevalentemente in Jugoslavia, fino al momento del grande sbandamento generale dell’8 settembre 1943.

Da subito entra nella Resistenza, è in clandestinità nel novembre dello stesso anno e rappresenta la Democrazia Cristiana nel Cln di Modena.

Dopo aver conosciuto l’esperienza del carcere fascista, passa alla guida delle formazioni partigiane nella montagna modenese, dove è ancora oggi forte il ricordo della Repubblica resistenziale di Montefiorino.

Se Paganelli ha incarichi in importanti nella Dc modenese (compreso quello di segretario provinciale) nel luglio 1969 non ha dubbi e sceglie la Cisl di Modena di cui è segretario generale per un periodo molto lungo: dal 1959 al 1973.

Fu quella dell’incompatibilità tra cariche sindacali e cariche politiche il frutto di un lungo processo che portò, non senza grandi dibattiti e spaccature, prima la Cisl, proprio nel congresso del 1969, e successivamente Cgil e Uil a rafforzare la propria autonomia sancendo l’incompatibilità tra cariche sindacali e politiche ad ogni livello.

Paganelli fu anche, pur se con posizioni che non potevano dimenticare gli scontri con i comunisti e i fatti terribili del c.d. “triangolo rosso” del secondo dopoguerra, un fautore convinto dell’unità sindacale tanto da svolgere il ruolo di consegretario della Federazione regionale unitaria Cgil Cisl Uil Emilia Romagna dal 1965 al 1978.

Su questo tema ha certamente ragione Guerzoni quando scrive: “La sua guida della Cisl ha voluto dire impegnarsi per un sindacato che fosse capace di combattere per una unità sindacale non rinunciataria o subalterna.”

“Paganelli – continua l’autore della biografia – è stato in minoranza nel sindacato, combattendo a lungo, anche contro la Cgil, per l’affermazione di un sindacato aconfessionale, autonomo, riformatore”.

Nel 1980 e 1981 la Cisl guidata da Carniti gli chiede di mettere in campo le sue competenze pedagogiche nominandolo direttore del Centro Studi Nazionale Cisl di Firenze e impegnandolo anche nel coordinamento degli importantissimi volumi che celebrarono il trentesimo anniversario della confederazione.

Un altro capitolo, questa volta extra sindacale è la direzione di un istituto importantissimo che è ancora oggi protagonista della vita culturale modenese e non solo il Centro Studi Francesco Luigi Ferrari, ma anche l’attività come insegnante di Dottrina Sociale della Chiesa e di Storia del movimento Cattolico all’Istituto Superiore di Scienze religiose della sua città.

Nominato Commendatore al merito della Repubblica Italiana, nel 2016 riceve la Medaglia della Liberazione conferitagli dal Presidente Mattarella.

Scompare il 4 gennaio 2019.

Se il lavoro di Guerzoni, certosino e ricchissimo di documentazione (favorito anche dall’attenzione con cui lo stesso Paganelli conservava le sue carte) è una lettura di grandissima utilità per ricostruire almeno sei decenni di storia del nostro Paese, molto significative sono le testimonianze dei “discepoli” del maestro Paganelli: Livio Filippi, Teobaldo Flori e (postuma) Giancarlo Bernini.

Ad esse se ne aggiunge una particolarmente significativa di un giuslavorista della Cisl, allora assistente al Centro Studi di Firenze, Carmine Russo.

Eccone uno stralcio:

“(…) Voglio ricordare due dimensioni della personalità di Luigi Paganelli che conobbi in quel periodo e che mi fanno ancora pensare a lui come ad una delle persone che maggiormente ricordo con stima e affetto.

La prima dimensione è più privata e personale.

Da quando ero giunto a Firenze, avevo deciso di alloggiare all’interno del Centro Studi, dove occupavo una camera del padiglione Buozzi; anche tutti i direttori non fiorentini, compreso Paganelli, che si erano succeduti, nei giorni di permanenza a Firenze alloggiavano all’interno del Centro e, quindi, soprattutto la sera o quando non c’erano corsi, mi trovavo spesso in mensa, a pranzo o a cena, da solo con Luigi, allo stesso tavolo a parlare dell’attività del centro, ma più spesso, a soddisfare le mie curiosità storiche che esponevo a Luigi attraverso domande sulla sua esperienza politica, sindacale e di comandante partigiano della Repubblica di Montefiorino. Fu durante queste chiacchierate che non solo imparai a conoscere Luigi, i suoi valori che avevano guidato il suo impegno politico e sindacale nelle varie fasi anche di fondazione della Democrazia Cristiana e della Cisl; i suoi rapporti con Dossetti, Gorrieri, Pastore; la sua insistenza nell’affermazione dei valori della libertà e del pluralismo dentro e fuori l’organizzazione di appartenenza.

Mi rendevo conto, parlando con lui di quanto fossero simili i suoi valori cattolici con i miei laici e di come potesse essere su questi che andava formata e consolidata una alleanza sociale di protagonismo del lavoro. (…) Paganelli mi insegnava, nella mensa deserta del Centro studi, che i valori che si richiamano alla dignità umana sono universali perché (e solo se) non hanno matrice di parte e che su di essi si fonda davvero la libertà delle persone e la loro possibilità di convivenza democratica. (…)

Mentre parlavamo della scelta di una resistenza armata durante l’occupazione nazista e i rastrellamenti da essi compiuti insieme ai fascisti, gli chiesi se durante quei tempi, lui avesse ucciso qualcuno. Alla sua risposta positiva, con sincera curiosità gli chiesi: “Come hai fatto a conciliare la tua fede cristiana basata sul valore della vita con il fatto di aver ucciso”. Ricordo ancora con grande emozione che Luigi appoggiò le posate sul tavolo, si raddrizzò sulla sedia assumendo nel portamento e nel volto una espressione di austera dignità e mi rispose: “Carmine, tu dimentichi che noi stavamo difendendo la libertà di un popolo”.

Un aspetto, quello della libertà, che Luigi declinava in tulle le articolazioni della vita privata, associativa, religiosa, politica; individuale e collettiva.

Continua Carmine Russo nella sua bella testimonianza…

(…) La seconda dimensione della mia frequentazione con Luigi Paganelli ha invece a che fare con il suo ruolo di direttore del Centro Studi. La direzione di Paganelli mostrava una attenzione alle caratteristiche dei dirigenti coinvolti nei programmi formativi e si notava una sensibilità legata alla formazione degli adulti e degli operatori sociali quali sono per loro natura e ruolo i dirigenti sindacali. Non bisogna dimenticare, a questo proposito, che quegli anni, pur vedendo già in modo significativo gli effetti della scolarizzazione di massa e di un crescente numero di laureati anche provenienti da classi sociali più marginali, aveva ancora in maggioranza soprattutto nelle professioni dell’industria manifatturiera e dei servizi, un livello di istruzione basso, appena riequilibrato dall’esperienza contrattuale delle 150 ore. Questo significa che anche nei confronti dei quadri sindacali e dei lavoratori non era del tutto venuta meno quell’esigenza, sul piano metodologico e dei contenuti, di “tradurre”, senza banalizzazioni o semplificazioni, i contenuti di conoscenza e competenza che si intendevano fare acquisire.

Questa maggiore sensibilità alla dimensione formativa come tramite per la qualificazione dei nuovi quadri sindacali si collegava direttamente alla formazione e all’esperienza di Paganelli che aveva sempre valorizzato nei suoi ruoli di responsabilità anche di base la formazione e la ricerca.

Quando fui poi chiamato a Roma, come operatore confederale nel Dipartimento del pubblico impiego coordinato dal segretario confederale Roberto Romei, il giorno prima della mia partenza da Firenze, Luigi Paganelli mi regalò una guida di Roma, con una dedica con la quale mi augurava che mi fosse da guida anche nel mio nuovo percorso di vita.”

Fare memoria della Resistenza, ma anche della costruzione della democrazia, non solo politica, ma sostanziale, con l’apporto dei corpi sociali oggi è estremamente importante.

Il libro di Guerzoni che, pur affrontando diverse epoche storiche, non prescinde mai dal sottolineare il valore della riconquista della libertà, sia a livello nazionale che europeo (non è un caso che il Palazzo “Bianco”, promosso da Gorrieri e Paganelli che raggruppava le organizzazioni di matrice o di ispirazione cattolica a Modena sia stato chiamato “Palazzo Europa”.

Il risultato delle recenti elezioni tedesche in particolare in Turingia, dove il primo partito è risultato il neonazista Afd, rischia di portarci indietro di cento anni, proprio al tempo in cui in quel Land si verificò il primo sostegno attivo dei nazisti ad un governo locale.

Dobbiamo vigilare e non perdere le nostre radici.

Invito quindi i potenziali lettori a non farsi scoraggiare dalla mole di questo preziosissimo volume e vorrei concludere questa recensione con una frase dello stesso Paganelli, sempre interprete rigorosamente laico della sua fede, ma da essa profondamente e coerentemente permeato:

“È in atto un’offesa all’uomo, quando questo è disoccupato, cassaintegrato, prepensionato, costretto all’inattività ed all’inerzia, malamente e insufficientemente assistito, emarginato o “ghettizzato”, vittima di infortuni sul lavoro, senza casa o con casa inadeguata, in cerca di lavoro senza speranza di trovarlo, in preda a drammatiche solitudini, senza speranza nella vita, senza volontà di trasmetterla, privo di sostegni valoriali e di prospettive ideali. Quest’uomo offeso, che soffre, è Cristo!”

 

Guerzoni, Luigi Paganelli. La Resistenza, il cattolicesimo sociale, la CISL, il viaggio nella minoranza che ha vinto, Artestampa Edizioni, pagg. 884, Euro 35,00

 

Centro Studi Cisl

Lascia un commento

Required fields are marked *.