di Francesco Rossi De Gasperis
Prima conclusione umoristica: non c’è altra ordinazione sacerdotale
(…) Questa è la prima conclusione umoristica sul sacerdozio della nuova alleanza: una vera «ordinazione sacerdotale» nel Nuovo Testamento non è più conferibile né a donne, né a uomini. Essa è esplicitamente e solennemente riservata al solo Gesù glorioso e coincide con la risurrezione e l’assunzione della sua umanità nel cielo di Dio.
Seconda conclusione umoristica:
le donne sono già sacerdoti
Gesù Cristo risorto partecipa, senza separarsene, il suo unico e personale sacerdozio regale all’intero e indivisibile corpo della Chiesa, di cui è il capo, e che consta sia di uomini sia di donne. (…).
Per cui tutti i battezzati in Cristo sono tutti insieme resi stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato e destinato alla celebrazione di una grande liturgia cosmica: «Proclamare le meraviglie di colui che ci ha chiamati dalle tenebre di un mondo senza misericordia alla luce meravigliosa del conseguimento della misericordia» (…).
La successione degli apostoli e i ministeri dell’anzianità (presbiterato)
(…) [I ministri] sono incaricati di presiedere le comunità di base, e di attivare, distribuire e amministrare l’unica grazia del sacerdozio di Gesù Cristo nei fedeli, aiutandoli a esercitare santamente il proprio sacerdozio battesimale. Vedi nota 13 (…).
«Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità» (Rm 12,6-13). (p 263)
Ministeri pubblici istituzionali
(…) Nel Nuovo Testamento l’unica qualifica sacerdotale di questi ministeri appare quella conseguente il loro battesimo, e si nota una cura molto attenta di non chiamare mai «sacerdoti» questi ministri. Non si parla di vocazioni presbiterali o episcopali provenienti da Dio su qualche persona. Non è questione, infatti, di «stati permanenti di vita», ma di funzioni, uffici, «munera», ruoli, incarichi, compiti contingenti da assolvere… che cesseranno con il cessare dell’incarico ricevuto. (…).
Nel Nuovo Testamento nessuno è sacerdote in proprio se non Gesù risorto, ma a tutti i fedeli, sia maschi sia femmine, è concesso con il battesimo il dono di partecipare del sacerdozio di Gesù: è questa la regale comunità sacerdotale dell’intera Chiesa (basileion hierateuma)(…).
Ogni particolare «sacralità» si compie e si esaurisce
(…) Joseph Ratzinger ci ha dato una splendida lezione sull’essenziale contingenza e temporaneità del ministero episcopale (persino di quello romano della diaconia di Pietro, «la Pietra» della Chiesa!). (p 265 – nota n.10)
Una cosa sono i ministeri, altra cosa è il sacerdozio
(…) Una cosa sono i ministeri o uffici ecclesiali (come il presbiterato o l’episcopato), che la Chiesa contingentemente affida ad alcuni fedeli, mediante il sacramento dell’ordine (imponendo loro le mani), e altra cosa è il sacerdozio, che il Nuovo Testamento riconosce proprio esclusivamente di Gesù risorto, al quale l’insieme dei cristiani (uomini e donne) partecipa per il sacramento del battesimo, senza alcun bisogno di facoltà particolari. (p. 266)
Per una strategia ecclesiale anticlericale
Mi permetto di riassumere, ora qui concisamente, una strategia ecclesiale anticlericale che potrebbe convenire a quanto si è sopra affermato.
- Secondo il Nuovo Testamento, è necessario rigettare completamente, nei fatti e nelle parole, ogni identificazione tra sacerdote e presbitero (e vescovo). Il primo spetta all’umanità personale, divina e permanente, del solo Gesù Cristo risorto (capo e corpo). Il secondo indica, nel grande concerto sacerdotale del culto della Chiesa della risurrezione e della Pentecoste alcuni ministeri spirituali propri del sacramento dell’ordine, contingenti e relativi a dei luoghi concreti e per dei tempi determinati.
- Il sacramento dell’ordine non conferisce alcun sacerdozio. L’unico sacerdozio, dei fedeli, che ci fa partecipare al sacerdozio di Gesù, ci viene conferito dal battesimo. Il sacramento dell’ordine designa coloro ai quali — siano uomini o donne — la Chiesa assegna alcuni servizi di amministrazione di sacramenti e di carismi pastorali del corpo ecclesiale.
- Al sacerdozio cristiano va riconosciuta e significata la santità sostanziale di Gesù Cristo risorto e sommo sacerdote, capo/corpo risorto. Ai ministeri del presbiterato (e dell’episcopato) e del diaconato non spetta per sé alcuna sacralità funzionale propria (cf. 1Tm 5,22), anche se sarà sommamente conveniente una santità personale e morale dei ministri (comprese le donne), secondo quanto leggiamo in 1Tm 3,1-13 e Tt 1,5-9. I presbiteri e i vescovi, sui quali si impongono le mani dei vescovi della Chiesa, sono dei fedeli i quali, mostrando di avere i rispettivi doni di Spirito, vengano ordinati per amministrare sacramentalmente lo Spirito Santo nell’ambito di alcune comunità ecclesiali. Per essi vale la parola di Dio: «(Il vescovo) sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi (senza attendersene alcun segno di culto clericale), perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (1Tm 3,4s).Chi è chiamato a svolgere questo ministero pastorale — sia l’episcopato sia il presbiterato — dovrebbe venire liberato da ogni obbligo ecclesiastico di celibato, riconducendo quei ministeri alla grande libertà che Paolo ci faceva respirare, pur con le sue preferenze celibatarie, fin dalle origini della Chiesa (cf. 1Cor 7,25-40).
- Si ovvierebbe, in questo modo, alla grande ipocrisia di reclamizzare, come spesso si faceva, un cattolicesimo che nutrirebbe legioni di maschi capaci di una continenza carnale assoluta, i quali liberamente e per tutta la vita rinuncino ai piaceri naturali dell’erotismo e del sesso, sia all’autoerotismo sia a ogni rapporto etero o omosessuale, così da far credere che «cattolico» equivalga a «libero da ogni disordine di sesso», persino nel modo di parlarne.Tutta questa impalcatura di purezza e di astinenza sessuale, propagandata dal silenzio di una certa opinione pubblica clericale, è crollata recentemente con la inattesa rivelazione della voragine della pedofilia e d’ogni tipo di abusi sessuali da parte di una larga parte di basso e alto clero cattolico, specialmente in alcuni paesi, non escluso il Vaticano. Sembra sommamente desiderabile che, senza ignorare o negare l’integrale e perfetta castità della vita di tanti discepoli di Gesù, torniamo tutti a confessarci veri e «normali» peccatori pentiti e perdonati, che diano gloria a Dio e alla sua misericordia.
- Andrebbe abolita ogni forma di «clero separato» e di «laicato canonico», come pure ogni «differenza gerarchica mondana», celebrando l’unità e la parità battesimale e sinodale di tutti i membri del popolo di Dio, ciascuno nei propri ministeri e con i suoi doni carismatici. (p 269)
*Francesco Rossi De Gasperis, nato nel 1926 e morto lo scorso 26 febbraio 2024.
Proponiamo qui un suo testo che risale al 2018, riproposto dalla rivista Il Regno (n.8 del 15 aprile 2024)
Oggetto del testo è il sacerdozio e la ministerialità, un tema che gli stava particolarmente a cuore, al quale aveva dedicato un intenso studio e molta meditazione, portandolo a scriverne più versioni.