Con un articolo di Gianni Barbacetto (“La Milano di Scola: via la Fondazione di Martini, arriva Cl”), il Fatto Quotidiano dà notizia che si è arrivati all’epilogo di una vicenda già nota da tempo: lo sfratto che la Curia di Milano ha dato alla Fondazione Lazzati e all’Associazione Città dell’Uomo. Nella sede di largo Corsia de’ Servi opererà d’ora in poi un centro culturale di Comunione e Liberazione. I motivi addotti sono economici, ma c’è amarezza tra i membri dell’associazionismo lazzatiano, come emerge da un comunicato firmato dai cinque presidenti che si sono succeduti alla guida di Città dell’Uomo: Enzo Balboni, Luciano Caimi, Guido Formigoni, Franco Monaco, Luigi Pizzolato.
26 Ottobre 2015 at 09:19
Mi sembra un limpido e chiaro segno in due convergenti indirizzi: contro il pontificato attuale e a favore di un passato di corruzione. In piena coerenza. Paola Gaiotti
26 Ottobre 2015 at 16:17
Non farei troppe facili dietrologie (anche se “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”). Il sillogismo tra la storia personale del cardinale Scola e il passaggio di mano di uno stabile è indubbiamente suggestivo ma mi pare tutto da dimostrare.
Qualche osservazione.
1) L’autoreferenzialità del “Movimento” richiede da sempre, per conservarsi, di scavalcare il rapporto con la chiesa locale, facendo eventualmente solo riferimento alla guida gerarchica (lontana e quindi innocua, e più o meno tirata per la giacchetta) del papa. Come qualsiasi vescovo, Scola questo lo sa e l’ha visto, quali che siano le sue private simpatie. Il movimento si fa “gli affari propri” (lo dico -almeno qui- in senso buono), il suo contributo alla pastorale ordinaria diocesana è nullo. Quando l’arcivescovo deve chiedere un impegno pastorale, sa bene che deve rivolgersi altrove per trovare chi “tira il carretto” (l’Azione Cattolica e dintorni, per dirla). Io penso che dopo qualche anno da arcivescovo, e da uomo intelligente qual è, su questo lui abbia aperto gli occhi abbondantemente.
In definitiva, se le origini cielline dell’Arcivescovo sono note, onestamente non mi pare di poter rilevare che in questi suoi anni milanesi di episcopato egli abbia favorito o foraggiato in modo particolare il movimento.
2) Non credo che l’arcivescovo di Milano si occupi direttamente più di tanto di affitti, contratti, bollette del gas e affari. Nemmeno potrebbe. Penso che la decisione sia della curia. Ed in curia, i pochi anni di guida di Scola non hanno certo “ciellinizzato” l’ambiente. Sospetto quindi che sia una banale vicenda di denari, come le pubblicità discutibili sulle pareti del duomo. I locali sono stati messi “sul mercato” (sia pure, mi risulta, con vincolo di un utilizzo “culturale”), e sono finiti in mano a chi oggi ha i soldi per prenderseli. Amen.
3) Bisogna onestamente che nel “nostro giro” (Azione Cattolica, Città dell’Uomo, eccetera) si prenda atto che stiamo andando verso l’irrilevanza numerica, e assumersene le conseguenze anche se non gradevoli. Il numero dei soci di AC è in caduta libera. Pragmaticamente, non so se anche la storica sede diocesana dell’AC di via S.Antonio, con il valore di mercato potenziale che ha, potrà ancora a lungo essere lasciata in comodato ad una associazione che ormai è il fantasma di quello che era anche solo 20 anni fa. Già ora, diversi spazi del Centro Diocesano non sono più disponibili gratuitamente per l’AC. Città dell’Uomo e Fondazione Lazzati (che peraltro poco comprensibilmente sdoppiano e disperdono su due fronti una identità sostanziale di intenti e di riferimenti) promuovono iniziative lodevoli e di alto profilo ma non so quanto muovano e quanto incidano: spiace dirlo ma rischiano di essere preziose piccole nicchie culturali. Non so quindi se potessero sperare mantenere a lungo il comodato di una sede così prestigiosa e così lautamente “monetizzabile” in altri modi.
Forse bisognerà fare atto di umiltà e accettare “due locali più servizi” in periferia.
Può essere un po’ metafora di una presenza di chiesa non più “triumphans” e non più vicina (nemmeno più fisicamente) ai centri e ai palazzi del potere? Forse anche sì…
4 Novembre 2015 at 01:04
Vorrei porre sotto l’attenzione dell’ eloquente signor Luca, un dato di fatto molto semplice: venga a vedere,durante le iniziative che la diocesi propone durante tutto l’anno nelle e alla città di Milano, chi sono le persone che in gran numero partecipa. A meno che lei sia cieco (qui allora le consiglio di chiedere il miracolo), potrà vedere lei stesso (o forse qui c’è una ignoranza colpevole) che i ciellini, o come li chiamate voi, ci sono. Studio giurisprudenza all’università cattolica di Milano. Vuole che le dica chi è seduto su quelle belle sedioline durante le iniziative che, su proposta anche del nostro cardinale, vengono fatte in università e non solo? Vuole davvero sapere perché le aule delle università visitate dal cardinal Scola non rimangono vuote? Le mie,chiaramente sono domande retoriche. Quindi per favore, non dica che il contributo di CL è nullo, perché da buon cristiano bigotto, dire le bugie le aumenterà gli anni di purgatorio, suvvia.
9 Novembre 2015 at 19:50
Poco gentile Signora Anna,
“ignorante colpevole” sarà Lei, anzitutto.
Quanto alla numerosa presenza dei ciellini alle iniziative che essi stessi organizzano in Università, ci mancherebbe che non partecipassero.
Quando io parlo di contributo alla pastorale diocesana ordinaria, intendo altro che il partecipare seduti a un incontro parlandosi addosso. Intendo partecipare e fare i “badilanti” nelle parrocchie in cui il parroco non è organico al Movimento, ad esempio.
Si informi su cosa significa “attività pastorale”.
4 Novembre 2015 at 01:06
E se poi, mi rivolgo alla signora che con prontezza distintiva ha commentato: se pagare l’affitto è corruzione…
Ma ormai il qualunquismo va di moda
4 Novembre 2015 at 01:17
Ah, posto che solo chi ama la verità è libero, un ultima cosa: la invito personalmente, con caffè annesso, a vedere la barca di soldi che, a quanto dite, possiede il centro culturale di milano. Persino Socrate ammetteva di non sapere, quindi lei potrebbe prendere spunto…
10 Novembre 2015 at 12:52
Leggo in ritardo e rimango indignato.
Nella lettera del sign. Luca la parola mercato è citata 3 volte: ( valore di mercato…locali messi sul mercato…mercato potenziale); denari, affari, sede “lautamente” monetizzabile 1 volta.
Poi ha fatto capire che oggi conta solo la quantità: più si è …più si riesce a sopravvivere .
Per le minoranze non c’è più spazio… se non in periferia.
Prendiamone atto !
Un realismo, il suo, che supera di molto l’avvertimento di Adam Smith di seguire i propri interessi individuali : market is market.
Meno male che 2000 anni fa, 12 folli ingenui non l’hanno pensata così !
Dai gente Cl… è altra cosa!
Ma Anna non si è resa forse conto di che cosa ha difeso, benché Paola Gaiotti l’abbia fatto ben capire.
10 Novembre 2015 at 14:17
Anzittutto,Signorina,di grazia. In secondo luogo, visto che si vuole fermare sulle sottigliezze: l’aggettivazione “ignorante colpevole” se l’è data da solo, forse Freud avrebbe avuto qualcosa da dire. Come scritto, il termine ignoranza colpevole, è riferito ad una attività: la sua attività di informazione. Definizione di una attività, non del soggetto sig.Luca. Le chiedo poi di capire intelligentemente il significato etimologico del concetto “ignoranza” è le rispolvero anche quello di colpa: negligenza, imprudenza e imperizia. Quindi ancora una volta le mostro come si riferiscano ad attività. Inoltre, non so se ha letto con molta attenzione perché quando ho parlato di iniziative, ho parlato di iniziative del cardinale, non di Comunione e Liberazione; la ringrazio per la grande stima che mostra nei nostri confronti, ma l’evento in piazza Duomo di preparazione alla Pasqua, così come la via crucis che si svolge da corso Italia fino al duomo ( e potrei continuare) non sono ideati da CL, la ringrazio comunque per il pensiero. Così come in università cattolica le iniziative con l’arcivescovo Scola non le ha proposte CL, ma Scola stesso, e quindi in quanto tale, il consiglio pastorale diocesano di Milano. Ha commesso un grande autogol. Inoltre, per quanto riguarda il dualismo che la sua risposta trasuda,dicendomi di ripassare il significato di attività pastorale (per cui secondo lei, partecipando a questi eventi, sostenendo l’arcivescovo e la diocesi, noi NON diamo appoggio alcuno), la invito nuovamente e calorosamente a informarsi di più. Inoltre, generalizzare è come sempre sintomo di disinformazione e paura. Qui nessuno di voi ha parlato del Centro Culturale, di quello che fa, dei personaggi di tutto il mondo con cui intesse e ha intessuto relazioni, della stima riconosciutagli dalla città di Milano e anche dal nostro sindaco. O forse nelle vostre dietrologie potrebbe essere ciellino anche lui. Forse perchè, ancora, non lo sapete. Quindi anziché parlare di CL come un questa entità astratta e serpeggiante, implicatevi con la realtà dei fatti. Abbiate il coraggio di guardare all’oggetto di cui si sta parlando, e non commentare come gli accidiosi infernali il passato o il contorno. Altrimenti è come coprire la Luna con un dito…
10 Novembre 2015 at 14:27
Mi dica, quindi, senza prendersi del tempo andando a cercare informazioni su Internet, cosa conosce del Centro Culturale di Milano? Sarei molto felice di leggere il suo racconto.
11 Novembre 2015 at 23:51
Caro signor Nino, sarà l’ultimo commento che scrivo. Forse mio nonno di 90 avrebbe più originalità dialettica di tutti voi messi assieme. Facile parlare del grande tema (#pocopopulisti) di CL e la corruzione, senza guardare a quello di cui stiamo parlando. Se pagare l’affitto è corruzione, allora suppongo che voi non paghiate le tasse. Abbiate le palle di guardare capire e conoscere quello di cui stiamo parlando, cioè il Centro Culturale. Troppo comodo parlare di CL saltando quello di cui stiamo parlando veramente. Glielo dico gentilmente: non dica cazzate per favore, perché dire che Il centro culturale di Milano “c’ha i soldi” come lo direste voi volgarmente, non solo è una falsità, ma sposta anche il problema. Vada a vedere l attività svolta da questo benedetto centro culturale: poi fa più bella figura a tacere dopo essersi informato. Non mi scuso per i torni, perché parlare con gente di cultura aperta al dialogo va bene. Ma il dialogo si fonda sull oggetto reale, il centro culturale; non l oggetto che vi inventate.