Mons. Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, ha presentato, a Pantelleria, il suo nuovo libro, La Chiesa che non tace. “Mi accusano di essermi schierato. Certo che mi sono schierato …”.
di Orazio La Rocca, in “la Repubblica.it Mondo Solidale” del 2 febbraio 2012
“Garantire la cittadinanza italiana a chiunque nasce nel nostro Paese sulla base dello ius soli è un diritto di civiltà. Un sacrosanto diritto che va riconosciuto a tutti, a partire dai figli degli immigrati che vengono al mondo in Italia, ma nello stesso momento è un diritto che riguarda soprattutto noi italiani”. Parla monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, giurista, presidente emerito del Consiglio per gli Affari giuridici della Cei (Conferenza episcopale italiana), presule tra i più impegnati sul fronte dell’antimafia e dell’accoglienza ai migranti che arrivano nel nostro Paese per sfuggire a fame, guerre e persecuzioni. Uno dei pochi vescovi che, comunque, ha sempre condannato senza esitazioni la politica dei respingimenti adottata dal precedente governo Berlusconi definendola “immorale e che non va assolutamente assecondata”. Condanna ribadita proprio oggi, a Pantelleria, alla presentazione del suo nuovo libro La Chiesa che non tace.
“Occorre fare subito e bene”. Con altrettanta determinazione, Mogavero si schiera a favore della campagna di sensibilizzazione che sta portando avanti Repubblica.it per la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, facendo notare che “su questo tema, come ha anche sollecitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, occorre fare subito e bene perché l’Italia è in grave ritardo rispetto ad altri paesi occidentali, come la Francia dove lo ius soli è in vigore da tanto tempo”.
“Senza questo diritto di civiltà – specifica il vescovo di Mazara del Vallo – il nostro Paese rinuncerebbe a svolgere quel ruolo di avanguardia mediterranea che lo contraddistinguerebbe nel favorire il dialogo e la conoscenza con i paesi delle altre sponde”.
“Aberrante negare il diritto di cittadinanza”. Chi viene in Italia, assicura ancora Mogavero, “lo fa perché vuole vivere, vuole lavorare con dignità e abnegazione. Nessuno ci vuole aggredire e tanto meno imporci religioni e culture diverse dalle nostre. Ma i figli degli immigrati che nascono sul suolo italiano hanno tutto il diritto di avere la cittadinanza italiana, se lo vogliono. E’ aberrante non andare in questa direzione se gli immigrati che lavorano in Italia pagano le tasse, mandano i loro figli a scuola, hanno diritto all’assistenza medica”. Purtroppo, ammette il vescovo, “tra i politici non tutti la pensano così, come pure nelle gerarchie ecclesiastiche, mentre tra la base cattolica, tra le migliaia di parroci che vivono accanto alla gente comune, l’attenzione a questi diritti è pressoché unanime”.
“E se questo significa essere comunisti….”. “Non è la prima volta che mi esprimo in questi termini e per questo – ricorda Mogavero – mi accusano di essermi schierato. Certo che mi sono schierato. Dove c’è l’uomo c’è Dio. Specialmente dove c’è l’uomo sofferente ed indifeso. Chi me lo fa fare? La mia dignità di vescovo. Ci chiamano i vescovi rossi – aggiunge – perché ci mettiamo dalla parte della giustizia, della verità, della condanna dell’oppressione, se questo è essere comunista io sono il primo, la spiritualità non deve far perdere di vista la dolorosa vita di chi è oppresso”.
Il Mediterraneo ”sopravviverà a tutti i potenti – continua il vescovo – la politica, invece, non dura, dobbiamo mettere da parte l’angoscia distruttiva e il pensiero di una ripresa della guerra santa. Chi arriva nel nostro Paese non mette a rischio la nostra identità; è sbagliato, ad esempio, pensare che l’Islam voglia togliere le nostre radici cristiane, ci ricordiamo del nostro cristianesimo solo quando sentiamo il pericolo di invasione. Dobbiamo guardare alla ricchezza culturale del Mediterraneo e farci terminale privilegiato di dialogo e di convivenza”.