Non abbiamo ancora certezze. Ma sembra ormai chiara la decisione di Monti di impegnarsi nella battaglia politica in vista delle elezioni, sponsorizzando in qualche forma un rassemblement centrista. Un senatore a vita non si può candidare, ma può certamente ricoprire qualche altro ruolo politico in una campagna elettorale. La notizia non è banale e merita qualche osservazione ancor prima di conoscere il quadro preciso.
La scelta del presidente del Consiglio non è affatto illegittima, ma appare certo un po’ sorprendente e anche impegnativa per il futuro. Uscire dal ruolo di tecnico d’emergenza e di uomo delle istituzioni lo porterà a prendere parte, anche in termini di stile, di linguaggio e di progetto. Non potrà più mascherare le proprie priorità dietro a presunti «obblighi» imposti dai mercati o dall’Europa: la tanto evocata «agenda Monti» del governo di emergenza non potrà semplicemente essere riportata come programma di un governo politico. Dovrà essere politicizzata, spogliata del suo carattere in qualche modo obbligato, e questo non sarà un male. Se il presidente non lo farà, darà l’idea di un ruolo piuttosto marginale della politica: e allora perché «correre» e non attendere semplicemente un nuovo incarico «sopra le parti»? Capiremo quindi meglio Monti, alla prova della polemica e della dialettica con gli avversari. E Monti dovrà convincere e trovare consenso. Vedremo come e quanto ci riuscirà: non è detto che l’aura di stima diffusa per chi ha ridato serietà alle istituzioni e al paese si trasformi in comprensione e appoggio verso la sua presa di parte. Mi pare comunque una conseguenza positiva che si tolga l’«agenda Monti» dall’orizzonte del dovuto e la si politicizzi.
Il sistema appare cambiare natura. Si va verso un turno elettorale più complesso che nel recente passato. Uno scontro almeno “tripolare” (la destra berlusconiana, i centristi, il centro-sinistra di Pd e Sel), con gli ulteriori protagonisti del Movimento 5 stelle, della Lega e del movimento arancione, i quali ultimi sembrano ancora alle prese con qualche incertezza rispetto al gioco delle alleanze. La legge elettorale che non è stata modificata impone alcune consapevolezze previe al dibattito: se per la Camera basta essere la prima alleanza per prendere la maggioranza, al Senato i giochi dei premi regionali preludono al rischio di non produrre maggioranze chiare. E quindi imporranno di prendere in considerazione alleanze ulteriori, tra fronti che si sono combattuti per il voto. Il che implicherebbe una certa «ecologia dello scontro», mantenendo la naturale polemica entro certi limiti. Ma soprattutto chiarendo cosa realmente unisce e cosa divide le proposte politiche che si contendono il voto. Onere che sta a tutti: la linea Bersani del Pd è apparsa chiara nel dire che si fa la propria battaglia e poi si è disponibili a dialogare con il centro. E gli altri?
L’emergente simpatia di molti ecclesiastici per la posizione centrista sembra frutto della sollecitazione di corde antiche e irriflesse nel cattolicesimo italiano. Ciascuno può avere le sue opinioni, ma le si esprima in una necessaria chiarezza ecclesiologica. Non si può tornare indietro rispetto alla coscienza del legittimo pluralismo esistente tra cattolici impegnati. Da cattolici democratici, estranei all’opzione centrista, chiediamo legittimazione almeno paritaria. Ad esempio, speriamo che il giornale dei vescovi non si trasformi in un organo di campagna elettorale, e sappia mettere a confronto le opzioni diverse. Le comunità cristiane potrebbero diventare finalmente luogo di confronto aperto, non temendo le divisioni. Si è a lungo polemizzato con il bipolarismo troppo «muscolare», che non permetteva dialogo ma solo scontro: ora che il confronto si articola, sfruttiamo l’occasione! Che fraternità è quella che non sopporta nemmeno lo sforzo reciproco del chiarimento delle proprie coerenze con la fede?
27 Dicembre 2012 at 16:07
Analisi bella, approfondita… soprattuto condivisibile in due punti: in primo luogo, per quanto attiene il passaggio dell'”agenda Monti” dall’orbita del dovuto ad una più politica; in secondo luogo, per gli auspici interni al contesto ecclesiale. Sui secondi non è mai troppo tardi per sperare nei cambiamenti tratteggiati…!