Interessante analisi di un politologo statunitense, Nathan Gardels, sulla strategia politica di Mario Monti (riferita da Lo Prete su il Foglio del 4 gennaio: “La semidemocrazia di Monti”,). Mauro Magatti, in un’intervista a Bruno Gravagnuolo su l’Unità (“La ricostruzione sarà faticosa. Pd e Monti costretti ad allearsi”), sostiene che l’ingresso in politica del premier “è un tentativo di spiantare del tutto la destra berlusconiana. Per assumerne la guida in una direzione moderata e compatibile con l’Europa, sia pur non nell’immediato. È un lavoro di ricostruzione politica di lunga lena”, che dovrebbe sfociare in una “Costituente”, da fare con il Pd, per riformare le istituzioni e rilanciare l’economia, e, ancor più, per realizzare “una vera e propria rivoluzione antropologica, opposta all’individualismo consumista e acquisitivo” (gli stessi temi Magatti li affronta in un articolo più argomentato sul Corriere della Sera: “Il centro della politica si conquista seguendo ‘il metodo De Gasperi’”). Gian Enrico Rusconi (“Il cambio di marcia del Professore”, su La Stampa) osserva tra l’altro che Monti “si è mostrato elusivo sul tema dei diritti e delle libertà civili”, in questo d’accordo con le analisi fatte il 3 gennaio da Vladimiro Zagrebelsky sempre su La Stampa (“Diritti e libertà: le questioni ‘fuori Agenda’”) e da Stefano Rodotà su Repubblica (“Il grande deserto dei diritti”). “Non capisco – scrive Rusconi – come si possono invitare i cittadini ad un salto di qualità civile, ad nuovo senso del bene comune, se con questo concetto si intendono soltanto grandezze economiche, sia pure legate alle questioni vitali del lavoro, dimenticando altre dimensioni del vivere civile che toccano milioni di cittadini”. “Monti dovrebbe sapere quanto è progredita l’Europa – pur nelle sue differenze – proprio sulla tematica dei diritti civili…”.