NATALE 2012

| 0 comments

Laura Rozza

Bambino dato alla luce e poi scomparso. Si cerca ovunque nessuna ipotesi esclusa. Anna guarda fisso avanti a sé sono stanca di soffrire, dice, non posso neppure prendere in considerazione la possibilità che mio padre muoia. Sento l’ondata del dolore che sale e ti strozza la gola. Come Silvia: mia madre ha un tumore. Esco fa un freddo tremendo non si sente l’odore buono e festoso della legna ma il sapore acre che entra nero nei polmoni dei gas di scarico. Luci blu gelide , per il risparmio energetico? Le spacciano per piu raffinate ma hanno un che di alieno. La palestra sarà aperta il 25 dicembre una lezione di … alle 11 e 30. Il 25 ? Si proprio il 25! Non si chiude! del resto qui il bambino non c’é. Non si chiude la grande distribuzione… si lamentano i piccoli negozi di quartiere. Volendo si può andare anche il 25 forse dietro i banconi sotto le casse tra le casse  o nella gente in fila che guarda accarezza la merce e poi l’abbandona, e i cartellini con i loro prezzi irraggiungibili rivoltati verso l’alto dichiarano che qui non s’è visto il bambino. Ci sono Giorgiana e Cristiana con i loro bei nomi ortodossi oggi non vengono a scuola non hanno i cinque euro per partecipare alla recita, di Natale, organizzata dalla scuola. La mamma ha perso il lavoro venerdi 21, il giorno in cui il mondo doveva finire, la signora ha detto basta non posso più pagarti da oggi finisci. C’è un altro modo per dirlo? Non so ho fretta devo cercare il bambino non riesco a pensare ad altro, mi sembra impossibile, come può essere sparito così senza che nessuno se ne accorgesse? No il Presepe no. Non ho tempo troppe statuine dovrei mettere tutta questa gente. Dieci bambine saltate per aria in Afghanistan, 20 bambini uccisi negli Usa e la mamma con la bolletta di 3000 euro del gas da pagare e il marito che se ne è andato. Suor Maria che grida da un angolino di Repubblica (la rubrica delle lettere al Direttore) 6 milioni di morti in Congo e le donne devono ora temere di tutto. Troppa gente troppa fatica non ce la faccio il mio cuore non ce la fa materialmente a contenere tutto questo dolore meglio non sapere, metto un bel CD. Davide Stefano e Marianna non ce l’hanno fatta al concorsone per un punto. Hanno quasi quarant’anni. Partono tornano nelle loro case al sud. La scuola risuona di canti natalizi un po’ sguaiati (pare sia questa la cifra della festa) e loro se ne vanno con i loro valigioni, la mamma li aspetta per il pranzo di Natale: quattro figli laureati con immensi sacrifici. Non hanno merito dice con occhi senza luce qualcuno che ha avuto quell’immenso Culo che è il merito. Ho bisogno del bambino qualcuno che mi dica che non è stato gettato nel Tevere gelido in una giornata di neve. C’è chi sa come devono andare le cose e che insegna a tutti come cucinare il tacchino. Bisogna ridurre le spese chiudere gli ospedali razionalizzare cioè far sparire le risorse (magari anche i farmaci antitumorali come in Grecia). Dovrei mettere nel Presepe anche il Dieci per cento che ha la metà delle ricchezza del nostro Paese? E quello che ora mi ha superato a 160 quando il limite  è a novanta? Perche lui le multe non le paga? Sì dovrei metterli. Magari intorno a un tavolo imbandito nell’eterna ripetitività di gesti vuoti. I piani alti mangiano festeggiano perche ci sono i basement, i piani bassi su cui accomodarsi. Ancora l’eterna Ingiustizia. Non trovo il bambino, c’è un po’ di sdolcinatezza un po’ di noia un po’ di tentativi reiterati di replicare qualcosa che si è sgonfiato e affievolito con il passare deglia anni, come le decorazioni, un biglietto d’auguri ingiallito. Ma il bambino non c’è e l’angoscia latente si fa sentire. Al colloquio dei genitori stringo mani ruvide, un brivido quelle mani così rovinate, sembrano pezzi diversi montati su mamme rimesse a nuovo e curate per l’occasione. Ma le mani no, restano ruvide massacrate dal lavoro dalla fatica di tenere tutto insieme compresa la crisi che per loro non è restrizione dei consumi, ma disperazione per il mutuo per il futuro dei figli per il lavoro perso dal marito. Per Simona maestra d’asilo significa trovarsi un nuovo lavoro la sera tra le nove e le undici a pulire uffici. E la madre di Emmanuel (saprà cosa significa il suo nome?) arriva con la neonata in braccio è sempre malata… Emmanuel ha undici anni e a casa si deve occupare di tutto anche del fratellino di due anni perche lei è sempre in ospedale… Sarà premiato dal Merito Emmanuel? Con il suo sguardo perennemente serio anche quando sorride e cerca di giocare come i bambini della sua età? Mi fermo. Una luce si è accesa. Io so cosa vuol dire Emmanuel! Ho trovato il Bambino!

Lascia un commento

Required fields are marked *.