Il Cipax con Pax Christi Roma e la Comunità di base di San Paolo, per aderire con più fedeltà alle esigenze del Vangelo di Cristo, nostra pace, in occasione dell’anniversario della firma della revisione del Concordato, intende organizzare il 18 febbraio una protesta contro l’esistenza dei cappellani militari e l’istituzione dell’ordinariato militare con a capo un arcivescovo ‘vicario castrense’, che ha il grado di generale di corpo d’armata. Le tre associazioni hanno scritto l’appello accluso, che intendono consegnare nella mattina del 18 p.v. a mons. Vincenzo Pelvi nella sua sede di Salita del Grillo a Roma. Alcune altre associazioni hanno già dichiarato di aderire all’iniziativa. Il Cipax chiede pertanto a tutte le associazioni di voler condividere tale progetto e perciò di firmare l’appello per diventare loro stesse co-protagoniste o semplicemente per aderire, entro la settimana.
Nello stesso tempo viene chiesto a tutte/i le/gli amiche/i di partecipare alla manifestazione dinanzi alla chiesa di Largo Magnanapoli, angolo Salita del Grillo, dalle h.10 alle 12 di sabato 18 febbraio.
Nel momento in cui l’Italia attraversa un’aspra crisi economica e sociale e chiama tutti a fare sacrifici e a rinunciare a diritti pur legittimamente acquisiti anchela Chiesacattolica romana deve fare la sua parte. Riteniamo perciò doveroso che le autorità cattoliche dimostrino la disponibilità a ridiscutere alcuni dei privilegi ottenuti con il nuovo Concordato, stipulato il 18 febbraio 1984, e con successivi accordi economici e normativi direttamente o indirettamente derivanti da quel patto. Sarebbe infatti scandaloso se la gerarchia cattolica non rinunciasse ora ai privilegi concordatari, così come auspicava il Concilio Vaticano II. In tale contesto, cercando di seguire Cristo nostra pace, noi riteniamo che l’istituto dei cappellani militari, che gli accordi Stato-Chiesa di fatto inquadrano nelle Forze armate, con relative stellette e retribuzioni, strida con la laicità dello Stato e con lo spirito dell’Evangelo di pace che dovrebbe animare sempre ogni attività ecclesiale. Al di là della buona volontà personale, l’istituzione stessa dei cappellani militari – come ci hanno profeticamente ricordato, tra gli altri, don Lorenzo Milani e padre Ernesto Balducci, e il vescovo don Tonino Bello – significa un appoggio simbolico alle armi. E se possiamo comprendere la volontà di assistere pastoralmente i militari, riteniamo che questa funzione non vada assolta da sacerdoti con le stellette e pagati dallo Stato, ma in altro modo, per esempio attraverso le parrocchie nel cui territorio sono stanziate caserme e centri militari o con distacchi volontari di preti o diaconi per le missioni all’estero, pronti a benedire le persone, ma mai le armi.
Da più parti, in questi giorni, si è chiesto che il governo, che vuole caratterizzarsi per una politica di rigore, ridimensioni gli investimenti perla Difesa, in specie per l’acquisto degli aerei F-35, una spesa onerosissima – per noi incompatibile con le esigenze meramente difensive cui la nostra Patria è obbligata dalla Costituzione – che potrebbe lodevolmente essere risparmiata, dirottando invece quell’immenso fiume di denaro per iniziative sociali e per aiutare gli strati più deboli della popolazione. Speriamo che le comunità cristiane con i loro pastori siano con noi contro l’acquisto degli F-35 e contro le immense spese militari, e per promuovere invecela Difesapopolare nonviolenta.
Imploriamo da Dio il dono della pace, ripetendo a noi stessi e a tutti: “Se vuoi la pace, cerca e prepara la pace”.
Roma, 18 febbraio 2012, 28° dalla firma del nuovo Concordato