La storia di un’articolata corrispondenza-dialogo tra Thomas Merton e Giambattista Montini (Paolo VI) e l’abate dei Camaldolesi Anselmo Giabbani riempie 50 pagine, curate da Marco Zaninelli, del fascicolo n 70 del Notiziario dell’Istituto Paolo VI di Brescia. Chi ha conosciuto e/o letto gli scritti di qualcuno dei protagonisti sarà certo interessato (e forse sorpreso) dalla quantità e qualità delle argomentazioni addotte e dibattute; e ne ricaverà la conclusione che molte cose uniscono le “grandi anime” e i semplici credenti. Il dialogo nasce nel segno del desiderio di Merton di entrare nella comunità Camaldolese (cosa che non avverrà) ma fornisce l’occasione per riflessioni molto interessanti, come questa descrizione da parte di Montini dell’antico monastero camaldolese (l’eremo di san Bernardo, a Gussago presso Brescia): “la natura che circonda questo antico luogo di preghiera e di silenzio è tranquilla e serena; povere montagne accolgono sui loro fianchi l’antico romitorio, e davanti si distende placida e immensa la bella pianura padana, come una visione del mondo, dove la vita umana si svolge con l’intensità moderna dei suoi traffici, delle sue fatiche, e di qui si contempla in silenzio, con sguardo superiore una sapienza capace di dare alle cose il loro vero valore, di sentirsi più vicina a Dio quanto più lontana dagli uomini e dalle loro cose …”.
È intitolato “Ricostruire per il bene comune” il fascicolo (n 6, dicembre 2015) di Appunti di politica e di cultura, la bella rivista nata come espressione Lega democratica e oggi curata da Città dell’uomo in collaborazione con l’editrice Morcelliana). In questo numero è da segnalare anzitutto l’articolo di apertura che è costituito dalla lectio magistralis che il segretario della Cei mons Nunzio Galantino ha svolto presso la Fondazione trentina A. De Gasperi su “La ricostruzione italiana. Il modello e l’esempio di Alcide De Gasperi”. E Luciano Pazzaglia, nell’articolo successivo (”Una lezione per il giorno d’oggi”) nonché Fulvio De Giorgi (“Le premesse di ogni Ricostruzione”) approfondiscono la riflessione circa l’attualità dell’ispirazione degasperiana per una buona politica di oggi. Di rilievo anche l’intervento di Marco Ivaldo sull’insegnamento e l’esempio di Giuseppe Lazzati a proposito della “responsabilità politica del cristiano”.
Riprendendo l’insegnamento di papa Francesco sulla “misericordia più forte della paura” (con l’editoriale di Giuseppe Grampa), il mensile della diocesi di Milano Il Segno annuncia che il Papa sarà nel capoluogo lombardo il 7 maggio. Il cardinale Angelo Scola esprime la gioia e la gratitudine della diocesi. Tra le notizie riportate dal periodico quelle relative ai dialoghi avviati “di vita buona” promossi dal cardinale con la partecipazione di Massimo Cacciari, Pierangelo Sequeri, Fulvio Scaparro, Paolo Magri.
La parole e l’esempio di papa Francesco stanno rincuorando tantissimi cristiani che negli anni del dopo concilio avevano sperato, sì, ma anche sofferto delusioni ed emarginazioni e qualche tentazione di scoraggiamento. Adesso, con papa Francesco, sentono rinascere la speranza e il desiderio di collaborare attivamente, con gioia, al comune impegno ecclesiale di rinnovamento. Così è anche per qualche pubblicazione, qualche giornale nato non per fare commercio, ma per esprimere quel che si pensa e si spera. Così Il foglio, semplice ma vivace voce di cristiani torinesi, legge la realtà ecclesiale di oggi, esprime (vedi il n. 427, numero che evoca la costanza … e la fede dei promotori!) la gratitudine al Papa e si chiede come cogliere la sfida e mettere a frutto nel modo migliore le possibilità che oggi si aprono.
E al giubileo della misericordia voluto da papa Francesco fa riferimento anche Servir (n 12/2015), il mensile del Centro Astalli per l’assistenza agli immigrati. E il padre Camillo Ripamonti, nell’editoriale, propone un coraggioso parallelo tra i pellegrini (che da sempre sono l’immagine e la realtà del Giubileo) e i rifugiati, immigrati, fuggiaschi … L’incontro, l’ospitalità, la solidarietà verso chi ha paura, povertà, bisogno … questo è un contenuto essenziale del Giubileo, della riconciliazione, della ri-costruzione di un mondo migliore e più degno dei figli di Dio. E con un gesto toccante il centro dei gesuiti per i rifugiati ha consentito ad alcuni giovani rifugiati di scrivere un loro personale appello per il papa e di metterlo letteralmente in una bottiglia che è stata poi consegnata al Papa. Nel breve, familiare discorso che ha rivolto loro, Francesco ha incoraggiato a regalare ai bambini rifugiati … un banco di scuola: “è il regalo più bello che possiate fare … offrire educazione è molto più che dispensare nozioni”.
(a. bert.)