OREUNDICI: come invecchiare bene – SEGNO NEL MONDO: vivere ogni giorno la Costituzione – MOSAICO DI PACE: quando le fedi sono cantieri di pace – IL GALLO: “evangelizzare significa imparare dal mondo e istruirlo” – KOINONIA: riscoprire la cripta

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Come fare della vecchiaia il periodo più ricco e fruttuoso della propria esistenza? Alla domanda, diffusa e intrigante, risponde con grande lucidità un intero fascicolo di Oreundici (marzo 2005). E don Mario De Maio, citando il fisico Bruno Brunelli, per molti anni direttore dell’Enea di Frascati, afferma “Si invecchia bene tra i giovani”. E, nelle pagine seguenti, Arturo Paoli; Rachele Filippetto, e altri (anziani e giovani) offrono stimolanti riflessioni sul tema. Vivacità, generosità, impegno aiutano ciascuno a vivere con pienezza e amore tutte le età della vita. E ciò non è poco importante (non solo per le singole persone, ma per tutta la società) in un Paese, il nostro, che è secondo a livello mondiale per longevità e primo tra le nazioni europee. Gli ultra-sessantacinquenni rappresentano oltre il 20 per cento della popolazione, l’aspettativa di vita è di 81 anni e mezzo e si accompagna a buone condizioni di salute generale. E tutto ciò può essere una risorsa, non un peso, sia per le persone che per tutta la società.

“Vivere ogni giorno la Costituzione”, è l’esortazione che viene dall’editoriale di marzo della rivista Segno nel mondo, destinata a tutti i soci adulti dell’Azione cattolica. Gianni Borsa ricorda le parole di Sergio Mattarella: “La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione. Nel viverla ogni giorno. Garantire la Costituzione significa riconoscere e rendere effettivo il diritto allo studio dei nostri ragazzi, significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro, significa promuovere la cultura diffusa… Vuol dire ripudiare la guerra e promuovere la pace…garantire i diritti dei malati…ottenere giustizia in tempi rapidi…amare i nostri tesori ambientali e artistici…fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze o discriminazioni… rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità, sostenere la famiglia, risorsa della società… garantire l’autonomia e il pluralismo dell’informazione …”.

E’ scritto “Quando le fedi sono cantieri di pace” sulla copertina di Mosaico di pace di marzo 2015, che ospita un ampio dossier curato da Tonio Dell’Olio intitolato “La pace convoca le fedi”. E spiega: ma non una pace qualsiasi, non la pace precaria e falsa che si costruisce con l’odio e con la guerra. Piuttosto la nonviolenza partorita dall’utero di un Dio capace di perdono e di misericordia, di cui i suoi fedeli sono testimoni”. E ne propone alcune voci: Brunetto Salvarani sullo “spirito di Assisi”, Giovanni Cereti sulla “rete internazionale delle religioni per la pace”, Adnane Mokrani sull’Islam, spesso vittima delle caricature disegnate o pubblicate da una parte della stampa che deformano la stessa visione proposta dal Corano, Lidia Maggi, teologa e pastora battista, che approfondisce il concetto biblico di shalom, il rabbino Milgrom fondatore del movimento dei Rabbini per i diritti umani e Religiosi per la pace.

In un ampio articolo-riflessione sulla nuova evangelizzazione firmato collegialmente dal gruppo redazionale de Il Gallo e pubblicato sul numero di marzo 2015 , i galli ricordano le parole del cardinale Martini “evangelizzare significa imparare dal mondo e istruirlo”. Anche l’idea di “nuova evangelizzazione” infatti, corre qualche volta il rischio di essere intesa come una strategia di ri-conquista, una sorta di ritorno all’indietro, una lotta contro la modernità. La riflessione dei galli impegna anche a prendere atto della cultura pluralista e secolarizzata per “cogliere i valori che agli occhi di questa cultura sono sacri e santi, e proporre l’evangelo come una forza capace di promuovere questi valori in modo credibile”.

“Quando la Chiesa è una cripta” titola il fascicolo di febbraio di Koinonia. E un’ampia didascalia (pag. 2) spiega che spesso le cripte della chiesa romaniche sono state in un secondo tempo colmate e murate, rendendo così le fondamenta non più visibili, in un certo senso nascoste. Ecco perché “per lo storico della chiesa si tratta riscoprire la cripta, cioè di scoperchiare le fondamenta della Chiesa nella sua tradizione, renderle in un certo senso nuovamente accessibili per la discussione attuale sulle chiese e sulle loro riforme”. L’operazione di ridar vita alle strutture e ai fondamenti della tradizione è evidentemente interessante, ma il problema fondamentale, come poi scrive la stessa rivista, consiste nel riscoprire il ruolo fondamentale (cioè di essere vera fondamenta) delle persone, delle coscienze, della grazia irripetibile dell’incontro tra le creature (come persone, come gruppi e come “ecclesia”) con il Creatore e lo Spirito. E tutto il fascicolo di Koinonia, infatti, orienta verso una “riforma senza riformismi” alla quale soprattutto papa Francesco (e noi con lui) sembra guardare oggi con grande speranza e impegno.

(a.bert)

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