Accanto a vari articoli, interviste, riflessioni, lettere, recensioni (tutti testi ricchi di intelligenza e concretezza) Oreundici di maggio ripropone le parole di Papa Francesco, chiare e impegnative: “Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi ad inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa, senza stancarsi, la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le organizzazioni umanitarie. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul”.
A “i profughi in Europa e la via crucis dell’accoglienza” è dedicato un saggio del gesuita Giovanni Sale, su La Civiltà Cattolica 3981, che conclude: “Il fenomeno dell’immigrazione di persone che, per sfuggire alla guerra o alla povertà, si riverseranno in Europa caratterizzerà certo il secolo che stiamo vivendo …”. Il dramma dell’immigrazione, dunque, non finirà certo con la fine dell’emergenza della guerra nel territorio siro-irakeno; dunque va affrontato sulla prospettiva di lungo periodo e di flussi notevoli, che sarà ben difficile governare. Servirà dunque un atteggiamento positivo, senza inutili allarmismi, con progetti di lungo periodo d’integrazione e rispetto dei diritti umani, ripensando e costruendo una vera politica dell’accoglienza, integrazione e valorizzazione delle diversità: “noi stessi apparteniamo ad un popolo, quello italiano, ben poco omogeneo e che è in qualche modo frutto di assemblaggi diversi della storia …”.
Sui temi dell’accoglienza e del rifiuto, molto bella (su Mosaico di pace maggio 2016) l’intervista di Francesca Celotto alla filosofa ungherese Agnes Heller (allieva di G. Lukàcs ed erede della cattedra di Hannah Arendt) che esorta ad una coraggiosa ripresa di speranza contro la paura (altrimenti sarà in gioco il futuro dell’Europa!).
Religioni e società, rivista di scienze sociali della religione, dedica il n 84 (aprile 2016) al Caucaso, definito “un mosaico etnoreligioso”. Nell’editoriale Arnaldo Nesti ricorda tra l’altro “la rilevanza delle forniture energetiche del Caucaso per la vita economica dell’Europa”, ma anche che “non va dimenticata la ricchezza culturale del Caucaso che è un incrocio di oltre 50 gruppi etnici e di innumerevoli fedi religiose”.
Sui temi della famiglia “è fuorviante aver ridotto la complessità dei temi ad un confronto fra le istanze di un mondo progressista, laico, aperto ai nuovi diritti e quelle di un cattolicesimo conservatore, legato a modelli culturali e sociali tradizionali. La realtà è più variegata”. Così Beppe Elia, presidente del Meic introduce il fascicolo 6/2015 di Coscienza, la rivista di quello che un tempo si chiamava movimento dei Laureati cattolici, oggi Meic). All’indomani del Sinodo sulla famiglia, la rivista ne offre una valutazione positiva e approfondisce vari aspetti a cavallo tra teologia, pastorale, cultura e sociologia. Tra gli autori dell’interessante dossier Andrea Grillo, Giannino Piana, Pina de Simone e Franco Miano, Filippo Pizzolato, Vito d’Ambrosio e il cardinale Edoardo Menichelli.
Il Regno dedica l’intero numero 5/2016 al testo integrale dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia sottolineando la felice continuità con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium del 2013, ma anche l’altrettanto felice rinnovamento di tono, linguaggio e prospettiva. Di fronte ai grandi problemi della famiglia oggi, l’accento viene spostato infatti dal piano canonico a quello pastorale (e non è piccola cosa).
(a. bert.)