di Nuccio Fava
Le vicende che continuano a emergere intorno ai pozzi in Basilicata intrecciano anche la storia personale-sentimentale dell’ex ministra Guida, conclusa con una rottura dolorosa inevitabile.
Il bellimbusto siciliano trescava in molte direzioni per fare affari e accrescere trame di influenza.
Grazie alle indagini della procura di Potenza e della DNA questi metodi truffaldini stanno venendo alla luce, scoprendo un più generale sistema di operare opaco del governo nel suo insieme.
Discutibile chiamare in causa la magistratura, insinuare interventi ad orologeria in ragione del referendum ormai prossimo sulle così dette trivelle. Si rischia di ingenerare ulteriore confusione e gravi strumentalizzazioni di ogni tipo, provocando nei cittadini ancora più confusione e disgusto.
Lo stesso referendum di domenica prossima che discutibilmente si è deciso di non associare alle amministrative, quasi per assecondare l’astensione cara al premier segretario, ha così quasi mutato natura, divenendo man mano un giudizio sul brutto guazzabuglio di scorrettezze e ipotesi di reati che vengono alla luce in Basilicata. A questo punto non si comprende – a maggior ragione di fronte alla confusione e allo smarrimento dell’opinione pubblica – perché la Rai non decida una programmazione di informazione adeguata per illustrare il carattere del referendum, le diverse posizioni in campo, le differenti possibilità di espressione del voto, astensione compresa, anche il contesto intossicato nel quale si svolge. Sarebbe doverosamente una modalità per esprimere da parte della Rai la sua natura di servizio pubblico, specie dopo l’indecente spettacolo dell’intervista al figlio mafioso di un capo mafia.
Dopo tanta vergogna non ci sono riparazioni possibili. Si dovrebbe però giungere finalmente ad una riflessione organica sulla Rai, evitando in ogni caso il triste spettacolo di una dirigenza che versa lagrime di coccodrillo dopo che il misfatto è stato consumato.
Nuccio Fava