Estrapoliamo dalla Newsletter dell’Istituto De Gasperi di Bologna, membro della rete c3dem, una nota interessante sui rapporti tra chiesa e impegno politico, scritta a margine della visita di papa Francesco a Bologna
Aspettiamo con gioia Papa Francesco in visita alla nostra città e ci interroghiamo sul senso di questo incontro.
Può aiutare l’editoriale del prof. Andrea Zanotti pubblicato su Il Corriere di Bologna di sabato 23 settembre, dal titolo (e forse nonostante il titolo) Chiesa e politica, la battaglia dei due poteri.
Ne riassumiamo alcuni passaggi importanti: Bologna, “fucina e patria dei grandi pontefici giuristi” è stata un luogo tra i più importanti della lunga lotta per la supremazia tra spirituale e temporale, in un accidentato percorso dagli alterni sviluppi, sino alla distensione dei nostri giorni a partire da “confini”, da “crinali” accettati da entrambi i poteri. “Certo, il pronunciamento morale (della Chiesa) non può venir meno”, ieri sui temi dell’etica sessuale e famigliare, oggi su quelli del clima e delle migrazioni. Tuttavia “esso non può spingersi dentro a una discrezionalità tecnica e politica riservata alla sfera secolare”, parrebbe di capire fino a certe affermazioni esigenti della Laudato sì e al pronunciamento a favore della legge sullo ius soli.
Intendiamoci: una “distanza” (anche e in primo luogo interiore) tra esperienza e responsabilità religiosa e politica è sempre una cosa buona, ci ha aiutato nella storia a prendere misure più appropriate della vocazione di ciascuno e a resistere al “demone” di soffocare l’interlocutore e la sua libertà.
E tuttavia la Chiesa (e proprio quella della Laudato si’ o dell’aiuto fraterno allo straniero) può essere vissuta principalmente come un “potere”? E lo Stato (tra qualche giorno, Palazzo d’Accursio, così simbolicamente proteso su Piazza Maggiore) soltanto un potere? Non sono in primo luogo due popoli e due comunità, anzi un solo popolo e una sola comunità, pur animati da diverse forze propulsive, intuizioni e responsabilità? Come si può “sezionare” pronunciamento morale e proposta efficace, se questa è offerta con umiltà al dialogo comunitario, se si affida con fiducia alla mediazione/sintesi delle istituzioni politiche (luogo di tutti, di tutte le nostre diversità)?
Certo, le cristallizzazioni, gli accentramenti, le condizioni favorevoli alla pratica esclusiva e talora misteriosa delle responsabilità fanno paura sempre e ovunque. Anche nella Chiesa (e proprio nella Chiesa dei tempi di Francesco) vorremmo più libertà e partecipazione influente, libera e propositiva dei laici. Potrebbero libertà e partecipazione dar luogo ad esiti di cui aver timore? Dunque, a quando una Laudato sì (anche minore) prodotta da una Chiesa locale e dal suo popolo?