PAPA FRANCESCO AL CARD. MARX: “GRAZIE, FRATELLO. ABBIAMO PECCATO. MA RESTA”

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Maria Antonietta Calabrò, “Il papa sta con Marx” (Huffpost). La Lettera di papa Francesco al card. Reinhard Marx (Il Sismografo). Alessandro De Carolis, “Card. Marx: ‘Accetto la decisione del papa. E’ una grande sfida’” (Vatican news). Riccardo Cristiano, “Perché papa Francesco rifiuta le dimissioni del cardinale Marx” (Formiche.net). Nei giorni scorsi avevano scritto: Massimo Faggioli, “Il mistero del cardinale Marx” (il Mulino); Noi Siamo Chiesa, “Le dimissioni del cardinale Marx: un esempio per i nostri vescovi”. Matteo Matzuzzi, “Il pugno del card. Marx fa scattare la resa dei conti nella Chiesa” (Foglio).  Fabrizio D’Esposito, “La Chiesa tedesca sposta a sinistra le divisioni fra cattolici” (Il Fatto). INOLTRE: Enzo Bianchi, “Il primato del Vangelo” (Repubblica). Mimmo Muolo, “’Salvare la fraternità’. L’appello dei teologi” (Avvenire). Vittorio Sgarbi, “Possiamo essere tutto, ma non cristiani” (una singolare, piuttosto forzata, difesa del Salvini credente – Il Giornale).

 

 

 

 

 

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  1. A PARTIRE DALLA SINODALITA’ NELLA CHIESA Viandanti, 26.06.2020
    e dalle crisi profonde del nostro tempo

    Giancarla Codrignani

    Riprendo il discorso del Sinodo per capire le intenzioni di papa Francesco e interpretarle correttamente, tenendo nel debito conto il contesto culturale in cui si sta giocando un confronto forse ultimativo con la tradizione dogmatica e, soprattutto, una consuetudine dottrinale riconosciute salvifiche dalla conservazione vetero-cattolica e superate dalle riforme del Vaticano II più di 50 anni fa. Allora le vetrine della San Paolo avevano titoli poco conformisti ma illuminanti ed erano famosi Drewerman e Kung, mentre gli autori d’oggi alludono direttamente alla fine del Cristianesimo. Vito Mancuso, teologo popolarissimo anche presso i laici nonostante lui neghi di essere tale, scrive “Io sono convinto che il cristianesimo non sia stato fondato da Gesù Cristo” e suffraga la sua dichiarazione con ragionamenti inoppugnabili che portano il sacrificio di Gesù non a risarcire un peccato originale inesistente che avrebbe indotto la morte in una creazione da Dio immaginata in altro modo, ma a riportare al mondo la salvezza vitale nella storia. Se Gesù non è Figlio (di dio), può confortarmi un’apertura nei confronti dell’Islam, ma, a prescindere dalla libertà di pensiero e, quindi, di ricerca teologica, mi sembra che le indeterminatezza con cui si vuole far convivere la fede con esigenze di compatibilità concettuali producano teorie che troppo facilmente i conservatori definiscono eretiche e scismatiche e sostengano l’ideologia purtroppo popolare che rende tiepida la fede di noi “moderni”..

    Sarà schematico, ma se il 18 giugno il Papa “viene giù pari” quando risponde ai diaconi romani che gli hanno chiesto che cosa si aspetta da loro e risponde dicendo quello che “non” vuole: “né mezzi preti, né chierichetti di lusso”. Perfetto! Infatti io, che non amo il diaconato (quanto meno in Europa) né maschile né femminile, ho sempre scritto che noi donne, se proprio volessimo accedere ai ministeri ordinati, dovevamo mirare direttamente al sacerdozio, tanto le sacrestane le abbiamo sempre fatte gratis. Il papa insegna che, indipendentemente dalla “natura” del Signore e del suo creato, la Chiesa deve partire dalla vita quotidiana e dalla sua effettiva vivibilità per l’umanità, tutta. Teologicamente si inquadra nel rovesciamento di valori che il Concilio ha portato tra la vita degli uomini e delle donne (popolo di Dio) e l’istituzione ecclesiastica (la gerarchia): i responsabili primi siamo noi. La syn-odalità è il procedere insieme nella vita, tanto più se cristiana.
    E’ dunque alla vita quotidiana dei cristiani che Papa Francesco pensava annunciando il sinodo italiano a Firenze cinque anni fa e ha indetto: la Chiesa italiana…deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi…. è il momento. E incominciare a camminare”. Anche se non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze.

    Del Sinodo italiano si è già detto abbastanza, soprattutto perché prevale lo scetticismo sulla sua fattibilità. In me prevale la mens politica: c’è un’analogia con un altra esigenza pressante ma di difficile esecuzione per le resistenze esecutive: la Conferenza sul futuro dell’Europa deve realizzare un “processo dal basso verso l’alto”, incentrato sui cittadini di tutta l’Unione, a livello nazionale, transnazionale e regionale e supportato attraverso una piattaforma interattiva multilingue. Ursula von der Leyen non è il cardinal Bassetti, ma, come Francesco, certo non si illude. Ma si batte. Cosa che non fanno né i politici né i vesccovi, ma nemmeno i cittadini tanto più se credenti.
    Per i credenti c’è l’aggravante delle docce scozzesi, almeno tre brividi di gelate non solo impreviste, ma piene di misteri.
    All’inizio di giugno il cardinale Reinhard Marx ha presentato al Pontefice le proprie dimissioni dall’episcopato accusando “fallimenti a livello personale” ed “errori amministrativi”, ma soprattutto “un fallimento istituzionale e sistematico” per la crisi legata in Germania agli scandali di pedofilia, di cui l’alto prelato sentiva la corresponsabilità. Dimissioni sorprendenti rese ancor più strane dall’intervento di Francesco che tre giorni dopo ha respinto le dimissioni. Il Vescovo di Roma, di fronte allo scandalo degli abusi aveva già detto: “non ci salveranno le inchieste né il potere delle istituzioni. Non ci salverà il prestigio della nostra Chiesa che tende a dissimulare i suoi peccati; non ci salverà né il potere del denaro né l’opinione dei media (tante volte siamo troppo dipendenti da questi)” richiamando il popolo di Dio alla via cristiana: nella lettera a Marx ha scritto: “ci salverà la porta dell’Unico che può farlo e confessare la nostra nudità: ‘Ho peccato’, ‘abbiamo peccato’. Alberto Melloni ci ha sentito l’ombra di una richiesta di dimissioni respinta. Io penso alla Conferenza episcopale tedesca, che ha appena eletto una donna a propria Segretaria e che a ottobre doveva rendere noti i risultati della forte partecipazione a quel sinodo che dovrebbe aver già affrontato i problemi forti del nostre tempo: Reinhard Marx non trova di meglio che dimettersi? Se leggiamo alcune dichiarazioni del card. Kasper (intervista del 6 giugno al giornale diocesano riportata su Adista 26 giugno) la cui peraltro notissima posizione progressista è indubbia – “va oltre la mia immaginazione che richiesta come l’abolizione del celibato e l’ordinazione delle donne possano finire con una votazione di due terzi nella Conferenza episcopale e raggiungere un consenso nella Chiesa universale” – fanno capire che la reazione che ha vinto una volta nell’applicazione del Concilio, sta lavorando ai fianchi la resistenza dei vertici illuminati.
    Seconda gelata: il presidente della Conferenza episcopale americana – come è noto la Ueccb era favorevole al presidente Trump – mons. Josè Gomez, dopo aver chiesto il parere della Congregazione per la dottrina della fede – che, nella persona del cardinal Luis Francisco Ladaria, aveva suggerito la moderazione – sulla possibilità di negare la comunione ai parlamentari cattolici – tra cui il presidente Biden – favorevoli all’aborto e all’eutanasia, l’ha proposta all’assemblea della Usccb e 168 vescovi hanno votato a favore, 55 contro. A novembre il 75 % dei vescovi americani convaliderà la “coerenza eucaristica” dei rappresentanti nelle cariche pubbliche, nonostante la difesa dei partecipanti come il vescovo di San Diego Robert McEllroy che hanno votato contro perché “l’eucaristia non va ridotta a mezzo politico e il nunzio mons. Christopher Pierre avesse richiamato i vescovi all’unità ricordando che “l’Eucarestia non è semplicemente una ‘cosa’ da ricevere, ma Cristo stesso, una Persona da incontrare e questo incontro va messo in pratica secondo il dialogo rispettoso e ponderato”.
    Ultima gelata l’invio al governo italiano di una nota verbale per significare al governo italiano le preoccupazioni della Santa Sede su alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato (la legge Zan contro le persecuzioni omofobe) che “riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”. Pratica mai usata, riguardante una materia coerente con i principi della carità cristiana di sempre, che se riferita agli istituti educativi cattolici ricorda i precedenti ruiniani, che interviene contro norme che non sono state mai accusate in precedenza, dato che l’Italia arriva ultima a sistemare una materia già regolata dagli altri paesi democratici europei. D’accordo per bloccare una legge del Parlamento italiano solo la destra. Andrea Tornielli pubblica sull’Osservatore Romano un’intervista al Segretario di Stato Pietro Parolin, che “si trovava in Messico” quando è uscita la famosa Nota Vaticana e che dice testualmente Concordo pienamente con il Presidente Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano. Per questo si è scelto lo strumento della Nota Verbale, che è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali”.
    Il cardinal Parolini non scioglie le contraddizioni. Sono questioni rilevanti soprattutto per cattolici che hanno macinato teologia conciliare e pretendono riforme non a torto giudicate salvifiche nell’età che crede di non avere bisogno di Dio. Si cercherebbe invano una presenza di cattolici “adulti” che sembrano incapaci di difendere la svolta indubitabile di papa Bergoglio giudicata eretica dalla visione fondamentalista della fede. Se Walter Casper constata: “Ogni volta che una comunità ecclesiale ha cercato di uscire dai suoi problemi da sola, affidandosi soltanto alle proprie forze, metodi e intelligenza, ha finito per moltiplicare e alimentare i mali che voleva superare”, l’ottimismo della ragione fatica a vivere in Vaticano. Nemmeno se si sta a Santa Marta.

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