Pd: vogliamo ancora credere in ciò che unisce. Nonostante tutto…

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Penso di non essere lontano dal sentimento delle persone e delle associazioni che partecipano alla nostra rete esprimendo un senso di preoccupazione di fronte a quanto sta accadendo nel Partito Democratico, indipendentemente dalle appartenenze e preferenze politiche di ciascuno.

Non è qui il caso di analizzare tutte le dinamiche che si sono messe in moto e ammetto che se dovessi proporre una disamina non potrei (come chiunque altro) che esprimere un giudizio condizionato dalle mie opinioni personali. Eventualmente, ci sarà tempo anche per questo e, comunque vada a finire, sarà utile, come sempre, confrontarci e dialogare.

Credo che la maggior parte di noi veda negativamente l’ennesima separazione, in un’Italia già contrassegnata da frammentazioni e divisioni.

Vogliamo ancora credere che si possa trovare, anche adesso – anzi, oserei dire – proprio adesso, la capacità – da parte di tutti – di guardare più a ciò che unisce che non a ciò che, in questo momento, divide.

Comunque vadano le cose, rimane attuale il nostro impegno come rete C3dem e come singole associazioni a offrire alle persone che ci stanno intorno una testimonianza di passione per l’impegno civile che continua e che anzi diventa ancora più preziosa nei momenti di incertezza e di fatica.

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  1. Evidentemente é verissimo che la maggior parte di noi vede « negativamente l’ennesima separazione, in un’Italia già contrassegnata da frammentazioni e divisioni ». Ma le « separazioni 1, 2, 3,…enne » si verificano quando al comando arrivano i « cesari » : quando prima Bossi e poi Berlusconi si impadronirono di grossi pezzi della DC gli altri non poterono che separarsi ; quando nei partiti socialista e poi anche comunista ci furono dirigenti incapaci di abbandonare le rigidità marxiste e di mediare con serietà esigenze sociali e libertà politica, non poterono avvenire che separazioni ripetute.
    Oggi nel PD c’é una parte minoritaria che non viene ascoltata per niente, ma si fa portatrice di reali esigenze condivisa da molti nel PD. Non é la parte cui sono più vicino, ma é per me inammissibile che sia trattata senza rispetto dal Segretario PD. Costui comincia i suoi discorsi dal « rispetto », mentre da diversi anni si esprime con sufficienza e sprezzo più o meno verso tutti dentro il PD : da Prodi a Civati, da Bersani alla Bindi, da Pastorino a Franceschini… Per non parlare dei suoi attacchi al sindacato, ai dirigenti politici del passato, conditi di bugie, luoghi comuni, inesattezze, superficialità : tante « fake news ». I suoi richiami al rispetto sono indecenti.
    Pertanto la sua parte, se c’é questa ennesima separazione, é proprio la mia parte, quella di sensibilità vicina alla mia. MA se diventa sempre più A CONDUZIONE CESARISTA, allora non é certamente la mia, non lo é più.
    Ecco il punto politico maggiore : io vedo Renzi ancora e sempre appiccicato allo spirito della sua sedicente riforma costituzionale, quella bocciata dal 60% dei votanti. Per essa ha votato sì ben poco convinto solo il 15% degli aventi diritto al voto. Eppure chiaramente il progetto respinto di « democrazia decidente, moderna » Renzi non lo abbandona, rimane deciso a perseguirlo. Non ha capito ancora che dopo vent’anni di berlusconismo noi su quella via non ci vogliamo andare. Non é con un governo forte che si risolvono i problemi dell’Italia, come vede benissimo chi vive fuori, per esempio in Francia dove abito io.
    Allora, per favore, smettiamo di dire e scrivere appelli e auspici invocando « la capacità – da parte di tutti – di guardare più a ciò che unisce che non a ciò che, in questo momento, divide » perché qui occorre la capacità da parte unicamente di Renzi e dei suoi renziani (« suoi in senso stretto) di cambiare strada, adesso che siamo andati a sbattere contro il muro del « no » al referendum/plebiscito che Renzi stesso ha fortissimamente voluto. Se Renzi questa capacità di semplice buon senso ed accettazione della realtà com’é non ce l’ha, ogni esortazione verso tutti é proprio inutile.
    Posso solo dire che non é certo a sinistra del PD che vedo il meglio, ma che rifiuto con energia questa strana specie di « DC a conduzione cesarista » di cui si parla a vanvera. La sensibilità cattolico-democratica resterà sempre del tutto estranea a una cosa del genere, ci staranno dentro forse altre sensibilità, ma non la nostra. Ci staranno dentro forse i « renziani » in quanto sensibilità politica indefinita ma eterna di coloro che non sanno vivere senza un padrone, più o meno autoritario che dica loro cosa pensare e cosa fare… perché (come sappiamo) loro non sono né di destra, né di sinistra, ma « moderni »… ed eterni come é eterno l’opportunismo e la sottommissione.
    Paolo Sartini – iscritto PD ( circolo di Parigi)

  2. Una domanda mi assilla: che cos’è che porta le persone, dirigenti di vario grado del PD e anche semplici iscritti, ad invocare e provocare la scissione dal PD, esultando nel contempo dalla felicità? Pensano forse che in questo modo il centro sinistra e la sinistra riescano a superare il 40% dei voti e si vinca il confronto elettorale con la destra e il M5S, oppure perché hanno l’innata vocazione minoritaria alla testimonianza e, dunque, al ruolo di opposizione alla maggioranza della destra razzista o grillina che governa? E’ vero, la libertà è libera e, dunque, ognuno è libero di scegliersi lo strumento con il quale suicidarsi. Ciò non toglie che questo resta un deprecabile gesto di autentico masochismo.

  3. Condivido l’angoscia di molti in questi giorni, condivido tantissime analisi come l’ultima riportata sulla conduzione cesarista. Ma c’e’ un punto che vedo emergere di rado e che a mio giudizio e’ quello che ha generato questo, scusate il termine, “casino”: le primarie per la segreteria. Io non ho difficolta’ a dire che vi ho sempre partecipato, ma sempre con gradissimi dubbi. Un conto sono le primarie di coalizione o le primarie per individuare un candidato; altro sono le primarie per la segreteria di un partito. La segreteria dovrebbe essere figlia di un processo di costruzione, mediazione, dialogo politico che e’ l’unico modo di rendere una “comunita'” veramente inclusiva. Se invece si butta tutto nelle urne, aprendo per giunta a chiunque, si crea a priori una spaccatura. Possiamo poi dirci che il Segretario “vincitore” dovrebbe essere il garante dell’unita’ e gli sconfitti dovrebbero mantenere fedelta’ al risultato. Ma, ripeto, ho grossi dubbi che INTRINSECAMENTE questo possa accadere. Io, personalmente, vedevo gia’ da pochi mesi dopo la vittoria di Renzi tutta la storia della frattura, perche’ lui ha interpretato la segreteria come il luogo della su vittoria e ha modellato il partito rispetto a questo … In sintesi, andando alla radice, la grande question che oggi dovremmo affrontare e’ che cosa e’ o dovrebbe essere un partito politico; le sue funzioni, la sua segreteria e la relazione con la leadership di fgoverno …. E non vedo molto ragionamento su questo.
    Salutoni

  4. Ho sempre votato Pd, perchè in questo partito sono molti amici, con me nella Dc e poi nel Ppi; ma non mi sono iscritto al Pd, e prima alla Margherita, perchè non potevo condividere la tendenza “populista/presidenzialista implicita nel modello che fondava la democrazia semi-diretta “leader-elettori” presente sin dall’inizio nella critica alla “repubblica dei partiti” . Quella amalgama che era sufficiente per la nomenclatura, ha favorito l’abbandono di molti elettori Pci e Dc…ed ora siamo allo sgretolamento..anch’io spero che questo processo si arresti, e che ritorni la politica. E penso abbia ragione Veltroni quando dice che questo non è il futuro. Aggiungo: neppure il passato. Non è la Dc a conduzione cesarista, non è la Dc. E’ un salto nel buio.

  5. Lo ripeto ancora, sulla “fusione fredda” che nell’ottobre del 2007 aveva portato alla nascita del PD, avevo espresso riserve di merito e di metodo su quel percorso, ciò nonostante da non iscritto non ho potuto non votarlo in quanto, escluso naturalmente i centro destra e il M5S ma anche i cespugli della testimonianza del 2% a sinistra del PD, rappresentava, pur con tutti i suoli limiti e le molte perplessità sulle scelte politiche, il meno peggio, o se si vuole, la scelta vincolata dalla coerenza di chi, come me, ha alle spalle la militanza di una vita nella CISL.
    Oggi, a scissione consumata, non posso non provare amarezza e sconforto per il vergognoso spettacolo offerto dalla classe dirigente del PD in questi giorni. Pur scontando tutti i limiti di un progetto di fusione tra due storie politiche e culturali da sempre distinte e diverse, dopo quasi 10 anni dalla sua nascita, tutto doveva essere fatto per evitare una scissione, che risulta pertanto incomprensibile sia nelle sue ragioni che per il momento in cui avviene, ed è percepita come favore alle opposizioni politiche, in particolare al M5S, che nulla devono fare se non attendere il dono della vittoria alle prossime elezioni politiche.
    In tutta questa vicenda colpisce il modo e la forma con le quali si affrontano problemi complessi senza alcun rapporto con gli interessi quotidiani del cittadino elettore. E colpisce ancor più il silenzio dei “cattolici” presenti nel PD, come se la scissione fosse un problema di altri (la componente ex PCI – PDS – DS) e non anche loro.
    Orbene, recriminazioni a parte, mi auguro che non abbia a divenire realtà una maggioranza di Governo a guida delle destra fascista e razzista oppure del M5S. Perché ciò non avvenga è necessario che quanti restano nel PD, e in particolare i cattolici, abbiano la forza, la volontà e la capacità, per quanto faticoso e difficile potrà essere, di avviare una seria e profonda riflessione sulle ragioni del PD oggi, sulle sue politiche e le sue strategie. Se questo non avverrà, e in tempi molto brevi, al PD, al centro sinistra e alla sinistra sarà riservato lo spazio dell’opposizione per molti dei prossimi anni.

  6. Penso anch’io che ciò che sta accadendo in questi giorni nel PD sia molto doloroso e dannoso per il Paese intero. Se infatti ci sta a cuore la democrazia, qualunque sia la nostra precisa collocazione politica, non possiamo che preoccuparci se un grande partito democratico si divide rischiando di spezzare quel sogno di partito nuovo della sinistra che nacque dall’Ulivo e di cui l’Italia ha un grandissimo bisogno.
    Penso anche che quando avvengono delle separazioni sia molto difficile che le responsabilità stiano da una sola parte e probabilmente non è nemmeno utile sforzarsi di assegnare le rispettive responsabilità.
    Certo, per discutere di ciò che sta succedendo mi pare non servano gli slogan sui “cesarismi” di qualcuno (visto che questo qualcuno ha vinto un Congresso ed è sostenuto da una solidissima maggioranza) e nemmeno gli insulti ai sostenitori di Renzi definiti come “coloro che non sanno vivere senza un padrone, più o meno autoritario che dica loro cosa pensare e cosa fare…”.
    Meglio stare al merito delle questioni. E il merito lo ha spiegato abbastanza bene Guglielmo Epifani nel suo intervento in Assemblea Nazionale. Nel PD ci sono state profonde differenze di opinioni su alcune questioni di primissimo piano: i provvedimenti sul lavoro, sulla scuola, sulla legge elettorale. Poi ci sono differenze (ma queste direi che sono più “mobili”) sul sostegno al governo Gentiloni, sulla questione del Congresso e sull’impostazione del partito.
    Io penso che la nostra Rete possa dare un contributo utile se riesce a proporsi come luogo di discussione approfondita su alcune delle questioni sopra elencate. Vogliamo provare ad analizzare come sta funzionando la Buona Scuola? Oppure quali sono i punti deboli o di forza del Job’s Act? Proviamo a chiederci quale tipo di legge elettorale sarebbe auspicabile e quali Riforme sarebbero oggi più urgenti dopo il fallimento del Referendum Costituzionale?
    Potremmo anche interrogarci sull’ importanza delle relazioni personali nei partiti e, in generale, in campo politico. Come ci si forma alla nonviolenza nelle relazioni? Quali metodi imparare per condurre una mediazione? Come creare un clima di fiducia superando le reciproche diffidenze? Pare che Del Rio abbia lamentato che Matteo Renzi non abbia fatto “nemmeno una telefonata” a qualcuno della minoranza per cercare una soluzione alla crisi. Matteo Renzi aborrisce i “caminetti” perché vuole che le decisioni si prendano negli organismi preposti. Quale il confine tra buone relazioni personali e “caminetti” che vanificano il potere effettivo degli organismi di partito?
    Resto in ogni caso convinta che le ragioni ideali che stanno alla base dell’esistenza del Pd mantengano intatta la loro validità e che nessuno le abbia irrimediabilmente tradite. Mi auguro quindi che la consapevolezza e l’orgoglio di essere un partito plurale, che ha saputo unire storie differenti, prevalgano sulle spinte centrifughe che nulla di buono possono portare al nostro amato Paese.

  7. Io credo che la “scissione” del PD abbia radici lontane e che sia l’effetto di carenze e di “mali” profondi, non di cause contingenti. Abbiamo creduto e continuiamo a credere nel PD perchè ha i presupposti di un partito vero in una democrazia matura, non più imperfetta in cui le scelte erano condizionate e obbligate. Ma una democrazia matura deve essere capace di governare i problemi veri del momento che oggi sono rappresentati dalla carenza di lavoro, dal governo della globalizzazione, dal governo della immigrazione,dalla necessità di garantire un livello adeguato di “stato sociale”, un governo dell’economia che tenda ad una equa distribuzione delle risorse, alla equità ed alla eguaglianza…..e il metodo democratico richiede che ciò avvenga con il massimo della partecipazione dei cittadini: il partito è, per questo, uno strumento di partecipazione alla definizione della politica nazionale (art. 49 della Cost.). Il PD, ora unico in Italia, dovrebbe essere l’espressione di questa democrazia matura, capace anche di esprimere e supportare validamente un governo reso autorevole da questo supporto! E la base costitutiva del PD avrebbe dovuto esprimere la capacità di incontro fra le culture diverse da cui è nata la nostra Repubblica e che hanno un ampio denominatore comune. Ma questo non è avvenuto perchè il partito non si è dato luoghi di valutazione comune dei problemi del Paese, di elaborazione e di confronto fino alla individuazione di linee politiche da cui sarebbero dovute derivare scelte di politica e di governo……Non credo che la debolezza del PD venga dalla “fusione fredda” fra due parti politiche perchè quelle parti politiche non ci sono di fatto più, la fusione è già avvenuta…ma non ha prodotto ciò che avrebbe dovuto produrre! Quando poi la conduzione del Partito è avvenuta con modalità palesemente contrarie ai presupposti da cui era stato originato il PD, con una marcata prevalenza di ragioni personali e di desiderio di affermazione con esclusione dell’altro, non perchè la pensa diversamente da me ma perchè è altro da me e può minacciare il mio primato….allora scompaiono le ragioni di essere del partito, divenuto solo lo strumento per una auspicata vittoria elettorale personale! Credo che dovremo impegnarci a ritrovare ed a ricreare il PD secondo il pensiero originario, credo non ci siano alternative….e la funzione della rete dovrebbe essere quella di un contributo alla evidenza dei problemi veri ed alla ricerca, attraverso il dialogo ed il confronto, di possibili soluzioni, uno stimolo alla politica…..E’ utopia? Forse, ma qual’è l’alternativa?

  8. Leggo solo ora i post precedenti. Renzi certamente ha difetti caratteriali (li ammette lui stesso), a molti non va giù e può anche darsi che sia “cesarista” come dice Paolo Sartini. Quello che è certo è che Sartini manca di rispetto a quelli che sono d’accordo con le idee di Renzi, definendoli “coloro che non sanno vivere senza un padrone, più o meno autoritario che dica loro cosa pensare e cosa fare”. Respingo indignato simili insulti, e mi meraviglio che vengano accettati senza battere ciglio in questo sito. Peraltro lo spirito di obiettività del suddetto signore si rileva quando osserva che il referendum sulla riforma (“sedicente” secondo lui, anche se votata 6 volte dal parlamento) è stato bocciato dal 60% dei votanti, mentre l’hanno approvata solo il 15% “degli aventi diritto al voto”. Come dire: quasi nessuno…Allora avrebbe dovuto dire che hanno votato no il 39,3% degli aventi diritto al voto. E comunque i sì sono stati oltre il 26% degli aventi diritto. Ma evidentemente per lui anche la matematica è un’opinione.
    Fermo restando che il diritto di critica anche aspra (magari non troppo faziosa) è sacrosanto, dato che anche lui ragiona nei termini: “se viene eletto segretario Renzi questo non è il mio partito” fa bene a rifiutare gli appelli all’unità: anzi dimostrerebbe coerenza andandosene, perché in un partito democratico si accettano anzitutto le regole democratiche: soprattutto se ci si considera cattolici democratici.
    Fortunatamente tutti gli altri commenti – pur esprimendo valutazioni diverse – sono pacati e costruttivi. E soprattutto non cercano di risolvere il problema della scissione facendo di Renzi il capro espiatorio. E’ interessante peraltro la recente intervista di Veltroni, in cui afferma di essersi dimesso dalla carica di segretario per evitare una spaccatura nel partito: si vede che già da allora qualcuno – non proprio amico di Veltroni – poneva la questione nei termini: se non te ne vai ci scindiamo…

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