“Pedalare” per dare speranza alla democrazia

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di Alessandro Rondoni

Tornare al cuore della democrazia prima che sia troppo tardi e per far sì che non si disperda quel patrimonio prezioso, quel sistema di condivisione e di pluralismo che permette di conciliare i diritti e i doveri di tutti, superando disuguaglianze e non dimenticando i più deboli. Anche di questo si parlerà, nei prossimi giorni, nella settimana sociale dei cattolici a Trieste, per riprendere il fil rouge di un impegno e di una testimonianza fatti di preparazione, formazione, attenzione alle periferie, alla trasformazione digitale e ai nuovi modelli di sviluppo di economia civile. Perché nel mondo non sono tante le zone dove vigono sistemi democratici e la pace è garantita. Le recenti crisi, oltre alle guerre e ai conflitti in atto, minacciano il tessuto sociale e la tenuta della democrazia in Italia, in Europa e in Occidente. Il cambiamento d’epoca richiede non nostalgie o recriminazioni ma un nuovo impegno generativo, capace di creare condizioni di partecipazione tra ciò che si è vissuto nella storia passata e quello che dovrà essere costruito per garantire futuro. In un nuovo rapporto di cittadinanza che valorizzi le istituzioni e l’ordinamento democratico. Occorre riprendere in mano anche lo strumento, il servizio, la missione della politica, ampiamente depauperata in questi ultimi decenni, vista come distante e poco rappresentativa. Certe anomalie andranno superate ma la politica rappresenta la strada maestra per la democrazia e per costruire il bene comune. Pure l’Europa è da vivere in nuove relazioni e progetti. Come, ad esempio, l’accoglienza dei migranti, affrontando diversamente e unitariamente questo fenomeno mondiale ed epocale a cui non si può rispondere con istinti e chiusure ma guardando in faccia i volti, i drammi e le speranze delle persone. Come ha ricordato l’Arcivescovo( Matteo Zuppi ndr.) nella recente veglia di preghiera “Morire di speranza”, svoltasi nella chiesa dei santi Bartolomeo e Gaetano (a Bologna ndr.), ci vuole una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale che permetta di salvare, accogliere, integrare e fare del Mediterraneo un luogo di incontro e non un cimitero.

Da Bologna 7, supplemento di Avvenire di domenica 30 giugno 2024

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