PER UN’ALTERNATIVA CREDIBILE A POPULISMO E XENOFOBIA

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Lorenzo Dellai, presidente di Democrazia solidale, e Francesco Gagliardi, direttore di Eptaforum, scrivono al direttore di Avvenire un’ampia lettera in cui sostengono che chi si richiama al cattolicesimo democratico e alla cultura politica del popolarismo deve oggi sentire il dovere di una iniziativa politica che riporti alla partecipazione politica milioni di “elettori stanchi” per costruire un’alternativa credibile a populismo e xenofobia (“Ciò che il popolarismo può fare per il Paese”). Sullo stesso giornale Mauro Magatti scrive che, di fronte alla grande sfida delle migrazioni, non serve una risposta solo organizzativa e delegata alle istituzioni, ma serve una diffusa capacità di mobilitazione personale, una coscienza nuova della nostra umanità (“È ‘personale’ la sfida della convivenza”). Quanto allo ius soli, se è vero che “Nel Pd monta l’irritazione contro Gentiloni che non ha sfidato AP” (Carlo Bertini, La Stampa), che sul Manifesto Alessandro Portelli scrive “L’Italia peggio dell’Alabama”, e che nel mondo cattolico ci sono dure prese di posizione (Marco Tarquinio, “Questa legge s’ha da fare”, Avvenire), il presidente Mattarella mostra comprensione (Marzio Breda, “Sollievo del Colle sullo ius soli”) e Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, è convinto che dopo l’estate la legge passerà (“Centristi vicini alla Chiesa, come possono dire no?”, intervista al Corriere della sera). Maurizio Ambrosini, su lavoce.info, spiega “Perché ‘Aiutiamoli a casa loro’ è uno slogan semplicistico”. Gustavo De Santis e Salvatore Strozza, di Neodemos, fanno il punto sui benefici della presenza di stranieri in Italia (“Stranieri in patria. D’altri”). Paolo Mieli sul Corriere sostiene “Le ragioni della Chiesa sull’Africa”. Federica Mogherini dice a Le Monde che “Il faut cre’er un état stable en Libye”. Filippo Grandi, dell’UNCHR, dice che loro sono “Pronti a creare campi in Africa per i rifugiati”. Piero Bevilacqua, sul Manifesto, avanza una proposta di accoglienza e integrazione (“Vivere e lavorare per un patrimonio naturale immenso”).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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