Si è svolto a Milano lo scorso 18 gennaio l’incontro di Comunità democratica,
La registrazione dell’incontro è disponibile ai seguenti link
Creare Legami, guarire la democrazia -parte A
Creare Legami, guarire la democrazia -parte B
un commento di Sandro Antoniazzi
Ho partecipato all’incontro di Milano di Comunità democratica e posso così esprimere la mia modesta opinione a riguardo.
Mi sembra che dall’incontro nessuno possa ricavare l‘idea della costituzione di un nuovo partito, di una nuova coalizione, di una nuova corrente e neppure di manovre volte a cambiare i vertici del Pd.
Più semplicemente l’incontro ha voluto aprire un dibattito sulla politica, dibattito che purtroppo è molto assente.
Il successo dell’iniziativa (500 presenti e altrettanti in streaming) è dovuto sostanzialmente a questo: finalmente si ritorna a discutere.
E’ questo un limite evidente del Pd: nessuno mette in discussione la leadership della Schlein, ma la politica nazionale non è solo compito del vertice, ma dell’intero partito e la base deve partecipare.
Il richiamo, dunque, ai cattolici di essere presenti, di non essere “muti” (Prodi), significa portare un contributo perché si apra il confronto e il dibattito.
Non manca solo il dibattito, manca anche una politica chiara sui maggiori problemi nazionali e il possibile successo alle prossime elezioni è dato da due cose: una politica convincente e un’alleanza con altre forze.
Sulla questione delle alleanze si è espresso Ernesto Maria Ruffini, con una formula un po’ strana (occorre una “maggioranza Von der Leyen”); penso che intendesse riferirsi alla necessità di aprirsi alle forze di centro (e non penso a Forza Italia, che sta bene dove sì trova attualmente).
Delrio, oltre a sostenere la necessità dell’ascolto e di ritornare a discutere, ha particolarmente richiamato la necessità che l’Europa, di fronte alle sfide attuali, assuma una maggiore forza politica, a cominciare dal superamento del voto unanime.
Prodi ha trattato soprattutto temi economici affermando che l’Italia manca di una politica industriale.
Non sono stati molti i temi politici trattati, perché l’attenzione era piuttosto rivolta a questo risveglio di energie da chiamare alla partecipazione.
Ma Comunità democratica se non è una corrente che cosa rappresenta?
Mi sembra che possa essere considerata come una meta-corrente, qualcosa che sta sopra le correnti, una formazione “ombrello” come la chiamano gli anglosassoni, sotto cui si possono ritrovare in molti, provenienti da mondi, correnti ed esperienze diverse: una casa comune dei cattolici per discutere e avanzare idee e proposte.
Sarebbe errato farne una corrente e anche gli organizzatori non devono farsi inebriare dal successo per farne la propria corrente: molti dei presenti non erano certamente di nessuna corrente e sarebbe sbagliato farne una nuova, con lo stesso esito delle precedenti.
Del resto, la forza dei cattolici sta nella loro presenza diffusa a livello locale – comunità, amministratori, militanti – che sono una ricchezza viva e importante, che non può e non deve essere troppo organizzata, perché perderebbe il suo slancio.
Dunque, Comunità democratica dovrebbe essere una nuova forma di partecipazione, la più aperta, la più sciolta (aggettivo caro al card. Martini), la più libera possibile: è la modalità che può attirare tanta gente diversa che parteciperà volentieri.
Su questo incontro si sono espressi in un articolo congiunto Bindi, Formigoni e Monaco criticando il collegamento con Libertà Eguale, perché le posizioni di questa sono ben distanti da quelle del cattolicesimo democratico.
Ma il collegamento era solo un gesto che voleva dimostrare la disponibilità al dialogo: nessuno dei problemi indicati dagli autori come caratterizzanti il cattolicesimo democratico è stato discusso.
Ci saranno certamente occasioni di confronto, ma possiamo anche serenamente convivere con chi ha opinioni differenti.
Diverso l’atteggiamento di Franceschini che ha messo le mani avanti sostenendo che non si può fare un nuovo Ulivo (ma chi l’ha proposto?). E’ il vecchio trucco di attribuire ad altri posizioni inventate per poi attaccarle.
Più interessante invece un altro tema proposto da Franceschini: di fronte alle difficoltà di unire il centrosinistra , propone di andare separati alle elezioni politiche e di fare un accordo solo sui candidati uninominali (che nelle ultime elezioni sono stati regalati alle destre, assicurandole la maggioranza assoluta).
La posizione è troppo radicale, ma ha un suo pregio realistico: è indubbiamente difficile mettere insieme tanti partiti diversi ognuno col proprio leader autoreferenziale.
La via giusta, invece di chiedere l’adesione al campo largo (che sembra voler assorbire nel proprio giro le forse minori) potrebbe essere quella di alleanza a livelli diversi: alleanze più politiche alcune, alleanza elettorali le altre.
Se ci si accontentasse solo delle alleanze elettorali si manifesterebbe allora un’evidente debolezza politica; occorre invece creare un’aggregazione che si ritrovi su una base politica che attragga altre forze, in parte per scelta necessaria, in parte per condivisione anche parziale.
Sono molti i problemi politici da affrontare da qui alle prossime elezioni politiche: Comunità democratica se vuole mantenersi fedele allo spirito dell’incontro di Milano ha molto lavoro da fare davanti a sé. Ma buttarsi nella mischia è sempre uno dei modi migliori per fare politica.
2 Febbraio 2025 at 18:33
l’obbiettivo di Franceschini mi pare sia chiaro, perché esce subito dopo l’assemblea di comunità democratica
Il messaggio è: nel PD ci sono già io che presidio l’area cattolica, non servono altri soggetti che si ispirano all’area cattolica.
7 Febbraio 2025 at 14:06
Ho seguito l’iniziativa di Milano, in particolare la fase iniziale fino all’intervento di Ruffini e la fase pomeridiana con gli interventi di Guerini e Delrio, e in differita ho sentito Prodi. Non ho sentito nessuna critica alla Segretaria del PD, e nemmeno alla maggioranza del PD, nessuna ipotesi di un nuovo partito o corrente intarna la PD. Ho sentito invece molti riferimenti e declinazioni della DSC, e questo mi pare abbia costituito un elemento di identità di chi si è ritrovato oggi a discutere. Personalmente considero ottimi gli interventi di Granata e Becchetti, e Ruffini molto moroteo e molto avvincente! Delrio invece molto conciliare verso le altre anime del mondo cattolico.