Presbyteri è una semplice e bella rivista mensile curata dalla Congregazione di Gesù sacerdote, a Trento, e nacque, a suo tempo, in certo modo dalla fusione di due redazioni, quella di Sacerdos e quella di Pietà sacerdotale. Eppure spesso la sua lettura può interessare anche i laici non solo perché nella Chiesa infine siamo tutti fratelli, ma anche perché lo stile è molto aperto e la prospettiva che fa da sfondo è quella di un rinnovamento culturale e pastorale che riguarda tutti i credenti. Il fascicolo di febbraio, ad esempio, parla di “penitenti e confessori” e appare chiaro, dal titolo fino ai vari articoli, che anche su questo tema pastorale laici e preti sono coinvolti in una medesima azione, con ruoli diversi ma con il medesimo spirito. E riflettendo sulla parabola del buon Samaritano è evidente che il dono del perdono non proviene dal sacerdote e va al fedele penitente ma proviene da Dio e va a tutti, tanto che anche il sacerdote, come i laici, si trova spesso dalla parte del penitente. Del resto fra gli autori degli articoli che compongono questo bel fascicolo c’è un laico (il giornalista Aldo M. Valli) un vescovo (Renato Corti), un prete (don Nunzio Capizzi). Naturalmente anche la rivista Presbyteri è fortemente e positivamente segnata dalla presenza e dal nuovo stile che papa Francesco ha portato nella Chiesa. Se il fascicolo di febbraio sottolinea il tema della misericordia, quello di gennaio, dedicato ai rapporti tra i preti (e i cristiani) con il “tempo”, esorta ad avere un rapporto buono e positivo con il tempo che, anche oggi, può essere davvero “tempo favorevole”. Dunque, vale per preti e laici: misurare le parole quando si parla di “nequizia dei tempi”!
A proposito di tempo: certo qualche volta gioca brutti scherzi, e bisogna difendersene. Ad esempio il tempo fa dimenticare. E così Il Regno (Attualità 2-2015) ricorda che 50 anni dopo il Concilio parecchi temi sono un po’ dimenticati, gli entusiasmi affievoliti … Vale per l’ecumenismo, per il rinnovamento teologico e il dialogo con la cultura dell’”età moderna”. A questi temi (e alla speranza di rinnovamento e di nuovo entusiasmo portata da papa Francesco) è dedicata larga parte del fascicolo che offre anche uno studio del mese molto interessante dedicato alle “Relazioni d’amore: imperfezione in cammino”. Un approccio articolato e interessante al duplice sinodo (2014/2015) su matrimonio, coppia, famiglia.
Padre Giampaolo Salvini (che ne fu per vari anni apprezzato direttore) scrive su La Civiltà cattolica del 7 marzo un interessante articolo sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo attuale. Lo fa a partire dal Rapporto 2014 sulla libertà religiosa nel mondo, curato da “Aiuto alla Chiesa che soffre” e dal Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo a cura di J.M Di Falco, T. Radcliffe e A. Riccardi. Oggi ci sono tra i 100 e i 150 milioni di cristiani perseguitati e il numero cresce. Anche le vittime sono numerose, anche se non è affatto facile dare cifre esatte; ci sono realtà (come la Corea del Nord, di cui si sa molto poco, ma le poche notizie sono assai preoccupanti. Certo col Concilio la Chiesa cattolica si è fatta promotrice della libertà religiosa per tutti, è diventata forza d’incontro, di rispetto e dialogo tra gli uomini. Di religiosi e laici per la solidarietà e il dialogo nel mondo (basta leggere èAfrica, il bimestrale del volontariato dei medici missionari del Cuamm), segno della via per una vera risposta positiva all’intolleranza. E ciò, insieme allo “stile” e alla predicazione di papa Francesco, potrà migliorare le cose per tutti. Anche perciò lo studio di padre Salvini, pur documentato e preoccupante, conclude con parole di speranza e d’impegno positivo perché il dialogo, la comprensione, l’educazione al rispetto reciproco sono ancora, dal tempo di Gesù ad oggi, l’unica vera strada giusta, costruttiva, degna dell’uomo e del credente.
Sulla Lettera della fraternità degli Anawim, l’animatore del “movimento” Giovanni Cereti avanza pacatamente la proposta (che già aveva espressa dinnanzi al papa) che possa essere superato il divieto per i sacerdoti sposati ad esercitare il ministero. Del resto essi stessi, riuniti nell’associazione Vocatio hanno scritto al Papa che li ha ricevuti (cfr Adista n 11-del 21 marzo)
A.Bert.