Le primarie del Pd hanno offerto certamente una bella prova di democrazia e di partecipazione. In molti luoghi è stata come una festa per il numero dei partecipanti, il clima di amicizia e l’attenzione raccolta nella pubblica opinione e nei media. Non una resa dei conti, ma una ricerca di interlocutori; un ascoltarsi reciproco, un gareggiare affinchè “vinca il migliore”, cioè colui nel quale in questo momento l’opinione pubblica dei simpatizzanti e dei militanti ripone maggiore fiducia e “speranza di farcela” per aiutare il paese ad uscire dalle difficoltà.
Lo scenario in cui si sono svolte le primarie, infatti, non è quello di una lotta interna al palazzo per impadronirsi delle chiavi della cassaforte. Si tratta piuttosto di un sondaggio larghissimo e aperto (più di tre milioni di persone!) per capire e quindi decidere come affrontare al meglio la crisi del paese: con quali guide, quali idee e immagine.
La risposta è stata eccellente in termini quantitativi; e il clima – complessivamente molto positivo – costituisce un segno che fa sperare non solo per il futuro del “partito” ma anche e soprattutto della vita politica e sociale del paese. Merito dei cittadini, dei concorrenti, di quanti seminano fiducia e coltivano impegno. Il Pd ha mostrato di saper rispondere alle difficoltà; e di meritare larga attenzione e consenso; ed offre un’immagine ad un tempo articolata e convergente. Ora dovrà evitare i rischi del personalismo, delle derive plebiscitarie, dell’attaccamento al potere esteriore.
È stato un segno tanto più importante in una stagione aggravata da tante difficoltà oggettive che toccano duramente la vita delle persone e delle comunità (pensiamo a Taranto…). Un segno che contrasta con la presunta alluvione dell’antipolitica, del disinteresse, dei particolarismi e degli egoismo. Un segno necessario in un tempo di cambiamento; e d’incertezza vera perché, se siamo sinceri, non abbiamo alcuna certezza su quale e come sarà il futuro. E dovremo affrontarlo con una sapiente sintesi tra ciò che è collaudato e ciò che va inventato.
Dunque le primarie sono un segno di speranza in controtendenza. Ma non devono e non possono farci dimenticare la tendenza forte che c’è: la crisi di credibilità di molte istituzioni, i timori per il futuro specialmente dei più giovani, le contraddizioni obbiettive che si manifestano e che potrebbero portare ad uno scontro molto duro fra gli interessi in campo (e persino tra le culture politiche…).
A me sembra che il successo delle primarie del Pd (lo dico prima di conoscere l’esito del ballottaggio) non possa essere fine a se stesso. Esso indica piuttosto una strada. Ci dice che la partecipazione è possibile. Che i cittadini sono disposti e lieti di partecipare alla vita politica, di dare il loro contributo (tempo, danaro, attenzione) alla vita dei partiti e, tanto più, delle comunità locali, dei gruppi e delle iniziative di dialogo e di condivisione. E allora la strada per il futuro appare chiara: riallacciare il dialogo tra i cittadini e le varie forme della politica e della vita socio-culturale si può; e dunque si deve. È necessario che le porte del Pd siano aperte alla partecipazione non solo il giorno delle primarie ma tutti i giorni dell’anno. È necessario che il partito allacci un dialogo con gruppi, associazioni, movimenti, persone…
La riabilitazione della politica (e dunque la pulizia, l’efficienza e la giustizia delle strutture della convivenza civile, dai quartieri al parlamento nazionale) è possibile soltanto se i partiti si aprono davvero al dialogo con i cittadini. Votare una volta tanto va bene, ma non basta certamente. Bisogna affrontare davvero la “democratizzazione” dei partiti, il loro risanamento morale e legale, la loro efficienza, la capacità di elaborare e proporre idee con la partecipazione di tutti. Perciò bisogna realizzare al più presto il precetto costituzionale sulla natura e vita democratica dei partiti che devono esprimere la società sia quando essa chiede e propone sia quando protesta. Che devono esprimere la società attraverso una selezione trasparente e accurata delle persone che comporranno la “classe politica”. E bisogna far sì che nei partiti si ritrovi (rinasca) quella capacità di elaborare e raccogliere idee di largo respiro, condivise dai militanti e dai cittadini, che offrano un progetto e una speranza seria e realistica a tutta la società.
Perciò credo che oggi, prendendo lo spunto dal successo delle primarie del Pd, ci si possa augurare (anzi: si debba chiedere) che la riforma della politica vada avanti per garantire nel giro di pochi anni una democrazia rigorosa, dignitosa ed efficace, caratterizzata da: a) una corretta informazione e un dialogo aperto su tutto quanto accade e che si deve decidere, b) attiva partecipazione dei cittadini in tutte le sedi e istanze civili, c) organizzazione democratica e trasparenza economica dei partiti, d) competenza professionale degli eletti, e) rigore morale nel comportamento di tutti.
È evidente che questi obbiettivi possono apparire astratti e velleitari. Eppure si può pensare che se non saranno oggetto di riflessione e se non diverranno obbiettivo di autentica volontà politica possiamo temere, anche dopo le speranze di oggi, un serio degrado della politica e un’involuzione della convivenza democratica. Ce ne sono le condizioni; e del resto nei recenti decenni abbiamo visto e subito una prima, penosa fase di questo degrado; della quale ricorderemo a lungo le tragedie e i drammi di carattere economico, sociale, civile, culturale ed etico. Se non vogliamo tornare indietro, ora è necessario che andiamo avanti; e sappiamo trasformare la democrazia delle primarie e del ballottaggio in vera e compiuta democrazia della partecipazione.
Angelo Bertani
3 Dicembre 2012 at 11:52
vorrei sapere se avete pensato a la partecipazione nelle prossime elezioni agli stranieri con cittadinanza….che nonostante siamo italiani….moltissimi di noi non si interessano a la politica, non conoscono i programmi dei partiti e le persone giuste da votare ecc…..io vorrei che ci fossero partiti che si presentano con parole comprensibili alla gente comune , che diano reale speranza di politica pulita e partecipazione agli italiani-stranieri che sono tanti e sono giovani e in definitiva il futuro di questo paese, vorrei che si invitassero nei vostri dibbattiti dei giovani stranieri-italiani….si può fare ? silvia rebolledo