A tre giorni dalla conclusione dell’Assemblea della Conferenza episcopale italiana, riunitasi sul tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale”, raccogliamo alcuni primi commenti: Erio Castellucci, vescovo di Modena e neo-vicepresidente della Cei, “Essenzialità e cammino sinodale” (intervista ad Andrea Monda per l’Osservatore romano) e ancora mons. Castellucci intervistato da Settimana News: “Cei: un Sinodo per l’Italia”; Alberto Bruno Simoni, “Sinodo della chiesa italiana. Quale piega prenderà?” (editoriale dei Viandanti); Riccardo Cristiano, “Il Sinodo e lo scisma dei cattolici normali” (Formiche.net); Luigi Sandri, “Vescovi italiani, un Sinodo censurato” (L’Adige). INOLTRE: Armando Matteo, “Le chiese vuote, l’umanesimo integrale e l’opzione Francesco” (Osservatore romano 29 maggio). Michele Marzano, “Davvero in Italia non c’è più religione? I numeri raccontano una storia diversa” (Domani). Ada Serra, “Costruire un mondo nuovo: dall’Azione Cattolica un volume per vivere l’esperienza dell’essere davvero ‘Fratelli tutti’” (Agensir).
3 Giugno 2021 at 16:01
COME SARA’ IL SINODO ITALIANO se la CEI avrà voglia di farlo IN DIALOGO giugno 2021
Giancarla Codrignani
Papa Francesco l’aveva annunciato al convegno ecclesiale di Firenze cinque anni fa: ora, incontrando l’ l’Ufficio catechistico della CEI, ha reso esecutivo quell’annuncio: la Chiesa italiana…deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi…. è il momento. E incominciare a camminare”. Anche se non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze.
E’ Iniziato, dunque, un lavoro capillare in ogni comunità, ogni parrocchia, e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione), anche se la bozza “per cominciare già a offrire un incipit a questo movimento sinodale” consegnata il 27 febbraio dal card. Gualtiero Bassetti, rappresentava subito le difficoltà dovute alla pandemia e alla relativa desertificazione delle parrocchie. Un po’ scoraggiante; forse la CEI aspetta i risultati del Sinodo tedesco che sta affrontando i problemi scomodi che preoccupano Roma, divisa sulla necessità di aggiornarsi in tempi che corrono veloci e mettono in crisi le religioni. Non a caso la rivista Concilium ha pubblicato l’ultimo numero sulle Sinodalità plurali: il fatto che il Sinodo per l’Amazzonia non abbia ottenuto i risultati sperati non inficia il fatto che siano state dette parole che, pur non accolte, hanno avuto risonanza internazionale.
Intanto la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato il suo Responsum a un dubium circa la benedizione da concedere alle unioni di persone dello stesso sesso: “non è lecito impartire una benedizione a relazioni o a partenariati anche stabili che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire fuori dell’unione indissolubile di un uomo e di una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita) come è il caso delle persone dello stesso sesso…..(anche se sono presenti elementi positivi …da apprezzare e valorizzare”. Dove non si sa se è peggio il divieto della benedizione ai gay o l’implicita definizione del matrimonio finalizzato alla procreazione e non all’amore, offensivo della santità del sacramento. Non è possibile nascondere la divaricazione con il pensiero di Francesco che ha ripetuto in un’intervista-documentario, non solo l’ormai famoso “chi sono io per giudicare”, ma ha sostenuto che “le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente”. Parole inequivocabili che fanno, però, a pugni con l’art.2357 del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica secondo il quale gli atti di omosessualità “sono intrinsecamente disordinati”
Lo stile del Sant’Uffizio è quello conservatore di sempre, che, quando parla di papa Francesco, ha sempre in mente l’epiteto “eretico”. Bassetti sta con Francesco, ma non salirebbe sulle barricate se proponesse la riforma del Catechismo. Sembra che nemmeno il papa possa misurarsi con il clericalismo gerarchico. Anche se il 25 aprile, ordinando nove sacerdoti, ha ricordato ai preti che non sono lì per una “carriera”, è un servizio come quello che ha fatto Dio al suo popolo… che ha uno stile, che voi dovete seguire. Stile di vicinanza, stile di compassione e stile di tenerezza. Questo è lo stile di Dio. Allo stesso modo il papa si è rivolto direttamente a noi, “popolo di dio”, per affidargli un Sinodo che dovrà rovesciare come il solito calzino la società cattolica italiana che non trova più risposte da un’istituzione che rifiuta di essere un ospedale da campo perché sta nella tenda dello Stato Maggiore.
Il 30 aprile il Papa ha rivolto una sollecitazione all’Azione Cattolica Italiana a rileggere se stessa in quanto “azione”(il Signore agiva e loro partivano), “cattolica” (farsi prossimo, perché universale), “italiana” (laici, antidoto dell’astrattezza). Tocca dunque a noi, non solo all’Aci, “partire dal basso”: la storia è guidata dall’amore del Signore e noi ne siamo coprotagonisti. Non bisogna aver paura dei problemi che ci stanno preoccupando: vediamo che il mondo è ovunque in crisi, cercare di ripristinare un ordine regolare può farci cadere nell’illusione del funzionalismo. Si cerca di andare avanti tra fratelli nella quotidianità con gratuità, umiltà, generosità, farsi prossimo (si può dire con spirito “sinodale”), senza paura: il Vangelo è disordine perché lo Spirito, quando arriva, fa chiasso al punto che l’azione degli Apostoli sembra azione di ubriachi; così dicevano: “Sono ubriachi!” (cfr. At 2, 13). La docilità allo Spirito è rivoluzionaria, perché è rivoluzionario Gesù Cristo, perché è rivoluzionaria l’Incarnazione, perché è rivoluzionaria la Risurrezione. Anche il vostro invio dev’essere con questa caratteristica rivoluzionaria. L’Azione Cattolica può fare molto perché è un’associazione laica: il pericolo è la clericalizzazione…. una tentazione di tutti i giorni. È ancora diffusa la tentazione di pensare che la promozione del laicato — davanti a tante necessità ecclesiali — passi per un maggiore coinvolgimento dei laici nelle “cose dei preti”, nella clericalizzazione. Con il rischio che si finisca per clericalizzare i laici (che sono) sale della terra e luce del mondo. Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo.
Un percorso sinodale dovrà condurre a fare delle scelte. Che per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio. La voce dei laici non dev’essere ascoltata “per concessione”, no. A volte la voce dei preti, o dei vescovi, dev’essere ascoltata, e in alcuni momenti, “per concessione”; sempre dev’essere “per diritto”. Ma anche quella dei laici “per diritto”, non “per concessione”. Ambedue. Dev’essere ascoltata per convinzione, per diritto, perché tutto il popolo di Dio è “infallibile in chi crede in dio”. … E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché questo lavoro non è per niente facile! Grazie.
Nell’enciclica “Fratelli tutti” il papa parla di amore politico (8180/2): è il vangelo che comporta l’impegno perché la persona si collochi nella propria cittadinanza e, agendo responsabilmente, contribuisca a renderla libera e giusta. attiva, inclusiva, giusta, rispettosa; e libera: “l’amicizia sociale è la via per sognare e pensare a un’altra umanità”. Marcelo Barros commenta: “Francesco vuole innescare nel mondo un percorso audace e controcorrente verso il sogno della fratellanza universale”. Un percorso da difendere.