Analisi lucida di Marco Minniti, “Adesso per la prima volta il Pd rischia di scomparire” (intervista a La Stampa). Sguardo in profondità di Guido Crainz: “La rifondazione della politica” (Repubblica). Analisi realistica di Alberto Asor Rosa, “Un centrosinistra per ricostruire l’opposizione” (Manifesto). Riflessione amara di Marco Revelli: “La sinistra se n’è andata da sé” (Manifesto). Riflessione non banale di Alessandro Barbano: “Per salvare l’Italia nuovi germogli e non vecchi innesti” (Mattino). Paolo Pombeni, “Il Pd al bivio tra riti e credibilità” (Sole 24 ore). Luciana Castellina, “Perché LeU ha fallito” (Manifesto). Ne scrivono anche Sabino Pezzotta, “Un terremoto ma nessun allarme” (Il Dubbio) e Arturo Parisi, “C’è stato uno sconquasso” (intervista al Mattino).
11 Marzo 2018 at 15:12
Ho letto l’articolo del mio amico Savino Pezzotta pubblicato su Il Dubbio e intendo chiarire un tema (PD e Governo) e discutere due questioni (le ragioni del voto al M5S e l’invito a non drammatizzare)
La validità delle elezioni, quale strumento della democrazia, è che chi ha vinto ha il diritto e il dovere di governare e chi invece le ha perse ha il diritto e il dovere di svolgere il ruolo dell’opposizione, ruolo che in un regime democratico è altrettanto importante.
Ciò non vuol dire, dinnanzi alle proposte della maggioranza di governo, arroccarsi sul “NO” sempre e comunque, ma anche saper dire “SI” se tali proposte risultano condivisibili e rispondono alla logica del bene comune, pur senza essere, per questo, parte della maggioranza parlamentare o del Governo.
Dunque nulla osta, da parte mia, in merito all’ipotesi di Savino non molto diversa da quella di Massimo Cacciari pubblicata su Huffington Post di ieri:
“D. Oggi Salvini ha fatto un appello ai dem, sperando che siano “a disposizione per dare una via di uscita al Paese”. Il Pd ha rigettato l’offerta. Mossa giusta?
R. Ci mancherebbe che il Pd si metta a fare inciuci in questo momento. Anzi, l’appoggio a un Governo pentastellato serve anche a evitare altri tremendi inciuci tra Salvini e qualcun altro. Il Pd sparirebbe se facesse un accordo con il centrodestra. Ma questo è evidente.
D. Con i Cinque Stelle invece non perderebbe consensi?
R. No. Basta vedere i flussi elettorali: gran parte dei voti persi dal Pd è andata proprio al Movimento 5 Stelle.”
Ciò premesso non condivido l’affermazione “Dire che al sud si è votato per Cinque stelle perché ha promesso il reddito minimo garantito è una valutazione poco convincente e particolarmente ipocrita”. E non credo che la gente del Sud abbia votato contro “una classe politica locale che non è riuscita o ha voluto affrontare le questioni della povertà, del malaffare, del clientelismo corruttivo, quando non è convivente con la criminalità organizzata”.
Non si può certo negare che molta parte della gente del Sud, quella maggioritaria, sia stata attratta dalla promessa del reddito di cittadinanza di 780 euro al mese (9.380 euro all’anno) garantito a chi non ha lavoro e proporzionale per chi, pur lavorando, non arriva a tale somma. La si metta come si vuole ma il reddito di cittadinanza è apparso a molti come la risposta allo stato di precarietà economica e, dunque, tale da far meritare il voto al M5S.
E quali sono le ragioni della vittoria della Lega nelle Regioni del Nord se non che ha vinto cavalcando il tema della paura e della sicurezza e con proposte economiche alla “Trump” tipo quella della Flat Tax al 15% per tutti e dell’abolizione della Legge Fornero, passando dallo slogan “Prima il Nord” a “Prima l’Italia”?. E come interpretare tutto questo se non come la risposta alle paure identitarie di gran parte del paese?
E’ certamente positivo l’invito ad “evitare qualsiasi drammatizzazione o enfatizzazioni del tipo che siamo di fronte al mutamento dei fondamenti del nostro sistema politico”, ma le preoccupazioni restano perché nella memoria restano le proposte e promesse fatte, e finora non smentite, in campagna elettorale dalle forze politiche che hanno vinto.
Orbene, se l’invito ha lo scopo di non alimentare un clima post elettorale molto difficile, stante le molte difficoltà per mettere assieme un qualsiasi Governo, allora va bene, ma se l’invito sottintende che le preoccupazioni circa la tenuta del sistema democratico non hanno ragione di essere, credo sia un errore perché ancora non ci è dato sapere e capire qual’è il futuro che attende noi e il Paese.