“Nei palazzi della politica non parlano d’altro. Quando si vota? Come si vota? Chi si candida? Sono temi che sento molto lontani. Sarà l’aria di Firenze, sarà la distanza dal ruolo istituzionale. Ma non riesco a capire come si possa dedicare tanto tempo a questo dibattito”. Così Matteo Renzi nella sua prima enews dopo un paio di mesi, datata 30 gennaio. Eppure tutti i giornali dicono che la questione della data del voto lo interessi non poco. Massimo Franco sul Corriere: “Pd verso il voto con l’idea di dimissioni ‘modello Letta’”. Stefano Folli su Repubblica: “La fretta di Renzi nella tenaglia della manovra”. Annota, più precisamente, Goffredo De Marchis ancora su Repubblica: “Il piano per il voto: così Renzi prepara lo stop a Gentiloni”. Della politica di Renzi è sempre più sconcertato Franco Monaco: “I tormenti del Pd che naviga a vista” (Il Fatto). Prova a frenare Enrico Rossi intervistato dall’Unità: “Congresso e legge elettorale. Correre verso le urne ci porterà a sbattere”. E non è che a Renzi sia riconosciuto un grande interesse, invece, per il programma politico da perseguire, come nota Paolo Pombeni sul Sole 24 ore: “Quelle dispute tra i partiti che ignorano l’economia”. C’è comunque chi sostiene Renzi: ad esempio Claudio Cerasa che esorta lui e Berlusconi ad “Andare al voto subito e soli” (Foglio). C’è però Mattarella, e Marzio Breda sul Corriere riferisce: “Il punto fermo del Colle: due sentenze non fanno una legge”.