E’ difficile immaginare la figura di Giuliano Bettocchi morto: la sua presenza è stata costante e sempre vivace, mai passiva, sempre attenta, critica e propositiva, almeno fino a quando, otto anni fa, la moglie Angelica fu colta improvvisamente da un grave infortunio che le tolse l’autonomia. Da allora Giuliano dedicò ad Angelica tutto il suo tempo, la sua attenzione e la sua cura, con i figli Isabella e Gilberto. Giuliano era nato nel 1941 e io lo conobbi tredici anni dopo, da aspirante di azione cattolica e in questa associazione è rimasto sempre presente ed impegnato nell’ambito della sua comunità parrocchiale, quella di Santa Maria della Carità.
Singolarmente sensibile e attento alla realtà sociale e politica, ha svolto un servizio a livelli di alta responsabilità nel sindacato CISL fino all’ambito nazionale, nella confederazione dei chimici, quando Cofferati aveva analoghe responsabilità nella CGIL, e l’unità sindacale è stata una costante aspirazione di Giuliano. Nel sindacato si è occupato con passione della formazione fino alla fine della sua attività.
Politicamente si è costantemente ispirato al cattolicesimo democratico ricoprendo diversi incarichi di responsabilità: segretario di una sezione della Democrazia Cristiana e segretario cittadino del Partito Popolare, presente nella fase di nascita dell’Ulivo e del nuovo centrosinistra. Il mio rapporto con Giuliano si è realizzato principalmente nell’associazionismo politico: in Agire Politicamente, nell’Istituto De Gasperi di cui è stato socio fondatore, in Porta Stiera, la piccola ma vivacissima associazione – un Centro culturale -, sorta nell’ambito della sua parrocchia e che ho avuto la possibilità di frequentare. Tutte e tre queste associazioni hanno contribuito a dare vita alla rete c3dem.
Oltre alla creazione di occasioni di incontro pubblico, il gruppo di Porta Stiera si incontrava con periodicità frequente in un locale della parrocchia e gli incontri, sempre animati da Giuliano, erano ricchi e vivaci, sempre puntuali sulle questioni che interessavano il momento della politica, spesso arricchiti da qualche presenza di amici esterni. Alcuni degli amici del gruppo avevano vissuto anche esperienze di impegno istituzionale. Vivacissimo era anche “Sull’incrocio”, il foglio periodico del “Centro Culturale”. Di questa esperienza ricordo, in particolare, la presenza ed il contributo di Giuliano nella periodo che precede l’elezione di Cofferati a sindaco della città, quando, nella crisi dei partiti politici, le associazioni assunsero l’iniziativa e svolsero un ruolo singolare, assai significativo, nella città.
Ma la politica non è stata l’unica sua passione. Giuliano amava la montagna e amava stare insieme agli altri. Gli amici ricordano le escursioni, anche impegnative, dell’estate e le interminabili sciate dell’inverno, e il coro “la tradotta” a cui teneva tanto (la sera delle prove era rigorosamente impegnata). Tutti ricordiamo anche la piacevolezza degli incontri in qualcuna delle osterie che caratterizzano la via S. Felice, la sua via, e le riunioni del gruppo erano sempre concluse da un assaggio di salumi ed un bicchiere di vino. Giuliano è morto nella notte fra il venerdì ed il sabato santo, il giorno a cui segue la Resurrezione della Pasqua: è bello pensare che alla morte di ognuno di noi segue una resurrezione visibile e vitale nei semi che abbiamo piantato, e credo che Giuliano ne abbia seminato molti!
Pier Giorgio Maiardi