Riflettere, non fare retorica, sull’incontro della Cgil con il papa

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“Sono felice – scrive l’autore, già segretario nazionale della Cisl – per l’incontro del papa con la Cgil. Quello del papa è stato un grande intervento che ha mostrato come egli una reale conoscenza del mondo del lavoro e delle contraddizioni e sofferenze che lo attraversano”. “Ma penso – aggiunge – che incontri come questo acquistino valore se sono assunti come stimoli per aprire vie nuove. Mi sono convinto che il sindacalismo italiano sia chiamato a una grande opera di rinnovamento e che questa passi attraverso un nuovo progetto di unità sindacale”

 

 

Ci sono eventi che rallegrano il cuore e il fatto che Papa Francesco abbia incontrato la Cgil è uno di quelli. Il Papa aveva già incontrato la Cisl , ma questa è la prima volta che la Cgil incontra un Papa e questo è un fatto molto importante per il mondo delle lavoratrici e dei lavoratori , ma anche per me sindacalista cristiano e credo per l’intero sindacalismo italiano. Lo vedo anche come una spinta verso tutto il sindacato a superare le sue divisioni storiche e a mettersi in cammino nel nome della FRATERNITA’.
Ma chi guarda al sindacato con attenzione e che direttamente o indirettamente vi si sente, come il sottoscritto, parte è chiamato dall’intervento del Santo Padre a riflettere con molta attenzione e ad agire perché le parole siano declinate in azioni e in chiari orientamenti. Iniziando dalla denuncia di quelle che ha definito le storture del lavoro: la differenza di trattamento tra uomini e donne (“Perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? Perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati?”); le morti sul lavoro (“ogni morte sul lavoro, dice il Papa, è una sconfitta per l’intera società”).
Nel suo intervento il papa solleva la questione del caporalato, lo sfruttamento, i turni massacranti, la disoccupazione, i conflitti interni, la tragedia delle morti bianche e le “storture del lavoro” come la disparità di genere negli stipendi, il precariato giovanile e la “cultura dell’esubero”.
E avanza proposte e l’incoraggiamento a trasformare gli ambienti di lavoro in luoghi di fraternità, dove formare le persone ed educarle a quella pace di cui oggi il mondo “ha sete”.
Un grande intervento che mi ha toccato il cuore e che ha mostrato come il papa abbia una reale conoscenza del mondo del lavoro e delle contraddizioni e sofferenze che lo attraversano e lo segnano.
Il papa denuncia lo sfruttamento delle persone, “come se fossero macchine da prestazione”. Ci sono “forme violente”, denuncia, come “il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia”.
Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti “lavoratori poveri”: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro.
Il sindacato, allora, “è chiamato ad essere voce di chi non ha voce”, rimarca il Papa. “Voi dovete fare rumore per dare voce a chi non ha voce”, aggiunge a braccio, raccomandando in particolare “l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti”.
Il papa lancia l’invito ai sindacati ad essere “sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili”.
Sono felice per questo incontro, ma penso che incontri come questo acquistino valore se sono assunti come stimoli per aprire vie nuove.
Mi sono convinto, anche attraverso la riflessione sul mio passato, che il sindacalismo italiano sia chiamato a una grande opera di rinnovamento e che questa passi attraverso un nuovo progetto di unità sindacale. Un progetto che mi appare come l’unico in grado di rompere la tendenza alla burocratizzazione, alla dimensione oligarchica e , soprattutto, di riprendere un rapporto diretto con gli iscritti . Credo che questa non sia  un’esigenza che riguarda solo le organizzazioni , ma che ne abbia enormemente bisogno la democrazia italiana. Una democrazia con i corpi intermedi deboli o ripiegati su istanze corporative non è ben alimentata. Il pluralismo delle idee e del proposte è un bene quando non costruisce muri e confini ma consente, invece, di abbandonare gli egoismi di organizzazione per entrare nella reciprocità, vera dimora del noi, incontro tra libertà.
Solo dentro un democratico e partecipato percorso unitario si potrà regolare il proprio desiderio, sperimentando la possibilità esistente e poco usuale di desiderare nel desiderio di chi commina con noi.

One Comment

  1. Considero molto positivo il fatto che Papa Francesco abbia incontrato in udienza la CGIL Nazionale e con l’occasione abbia parlato dei problemi del lavoro e della Dottrina sociale della Chiesa. Ricordo che in altre occasioni Papa Francesco ha incontrato la CISL Nazionale. Mi auguro che arriverà il momento in cui CGIL, CISL e UIL, assieme incontreranno Papa Francesco e a Lui presenteranno il sindacato unitario.

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