Grazie a Guido Formigoni per il suo articolo e grazie a tutti per l’opportunità di intervenire. Non so ancora se potrò partecipare il 30, spero di sì.
Non è questo lo spazio adatto per lunghi discorsi, provo mettere a tema alcune questioni.
Primo. La questione del “nuovo” ha segnato molte delle scelte elettorali dell’Italia dell’ultimo ventennio e tutt’ora ha un peso significativo a livello nazionale e locale (sono di Parma, città governata dai 5stelle). Ho l’impressione che non si sia riflettuto ancora in modo approfondito sul perché la variabile vecchio/nuovo sia stata e sia ancora così importante. C’è qualcosa di profondo da indagare nello spirito degli italiani se, dall’inizio degli anni ’90 ad oggi (compreso), chiunque si presenti sulla scena politica deve cercare di dimostrare di rappresentare il “nuovo”, sia che la propria proposta e il proprio stile corrispondano davvero a questo, sia che si tratti di un bluff. Ma di che tipo di “nuovo” ha davvero bisogno il nostro Paese? E chi è in grado di metterlo in luce, anche davanti agli stessi italiani, spesso confusi a riguardo, per poi dare risposte adeguate?
Secondo. I cattolici democratici, a mio avviso, avranno più possibilità di dare un contributo e incidere nel futuro, come singoli e come “movimento” (in senso ampio) se: 1) riscoprono i punti fermi orientativi del loro agire (cosa che di fatto sta già avvenendo grazie alle iniziative degli ultimi anni, ma è bene proseguire), rilanciando e rinnovando alcuni filoni di pensiero (si pensi ad es. ai temi dell’informazione, della lotta alla corruzione e al malaffare, della pace internazionale); 2) si aprono con più coraggio e maggiore libertà alle sfide odierne, con fedeltà ai principi ma senza “tabù” e paletti non giustificati; 3) si aprono a tematiche che fanno meno parte della nostra “tradizione” (pensiamo all’ambiente e territorio, all’immigrazione, alla questione energetica, all’urbanistica…); 4) trovano forme di coordinamento che, pur “guidate” da un pool di associazioni e gruppi (meritevoli per questo), prevedano la possibilità di adesioni individuali. E’ la qualità e non il numero che fa la forza, certamente, ma poter ampliare la platea di riferimenti è importante, anche sul piano della rappresentatività; 5) dedicano specifica e non sporadica attenzione al mondo giovanile (18-30 anni): in primis quello organizzato in associazioni o gruppi, e poi con proposte mirate anche oltre queste realtà.
Un cordialissimo saluto e buon lavoro a tutte e tutti.
Sandro Campanini – Parma
10 ottobre