Santorum, quando i cattolici sono troppo simili agli evangelical

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Massimo Faggioli, professore di teologia University of St. Thomas, Minnesota, su  “l’Unità” del 15 marzo 2012, prosegue le sue interessanti corrispondenze dagli Stati Uniti (che escono talvolta anche su “Europa”) in merito alla campagna elettorale dei candidati alle prossime elezioni presidenziali. Ne esce anche uno spaccato del cristianesimo americano e, dunque, dei complessi rapporti tra il protestantesimo evangelico e il cattolicesimo. Al Sud, Rick Santorum, che è di simpatie Opus Dei e Legionari di Cristo, si è affermato sull’altro candidato repubblicano, il mormone Mitt Romney. “Con  Santorum nelle vesti dell’apprendista stregone, il cattolicesimo americano – scrive Faggioli – rischia di tornare ad un periodo, precedente il Concilio Vaticano II, in cui la chiesa di Roma era percepita come una chiesa eterodiretta, una forza straniera ostile alla democrazia quindi essenzialmente antiamericana”.

 

Il candidato Santorum ha vinto una battaglia importante nel Sud degli Stati Uniti, con le vittorie nelle primarie di Alabama e Mississippi. Nel Sud che ha ridefinito il paesaggio politico americano negli ultimi decenni il cattolico Santorum ha allineato, quasi ipostaticamente nella sua persona, «il sud» e «il voto religioso» nel fronte conservatore che si oppone a Romney.

Dal punto di vista dell’identità teologico-politica dei candidati per la nomination repubblicana, è una battaglia in salita per Mitt Romney. La sua fede mormone rappresenta un problema per gli elettori evangelical repubblicani, ma anche per il mormonismo, che da un secolo circa tenta di affrancarsi dall’eredità di religione perseguitata. Le sconfitte di Romney nel Sud rianimano fantasmi di cui non molti in America, e specialmente i non-mormoni, vogliono parlare. Rievocare i ricordi delle guerre dello Utah e delle leggi contro la poligamia dei mormoni è una forca caudina attraverso la quale né Romney né la sua chiesa hanno avuto la forza di passare. Romney paga il prezzo di essersi candidato in un partito che ha fatto dell’alterità religiosa e razziale di Obama il primo obbiettivo, evidente seppure non dichiarato. Ma la dialettica tra identità religiose e valoriali concorrenti, quelle del mormone Romney e del cattolico Santorum (e del neo-cattolico Gingrich), è un problema non solo per i mormoni ma anche per i cattolici.

Nella stessa giornata delle primarie in Alabama e Mississippi si teneva nel think tank dei gesuiti a Boston College una giornata di studi sul tema «I mormoni sono i nuovi cattolici? Romney e lo stato dell’unione politica in America». Per molti cattolici che si percepiscono, a ragione, come la maggiore chiesa d’America e non una chiesa teologicamente settaria come quella mormone, il titolo suona come un campanello d’allarme. In questi giorni i vescovi americani sono riuniti per tentare di sbloccare una situazione che li vede in rotta di collisione con l’amministrazione Obama attorno alla questione dell’obbligo dei datori di lavoro di offrire una copertura assicurativa sanitaria che comprenda le spese per la contraccezione. Ma non sono pochi quelli che si augurano un cambiamento di rotta della Conferenza episcopale: se è vero che recenti sondaggi vedono un numero scioccante di americani (il 51%nell’ultimo sondaggio Cbs-Nyt) favorevoli ad accordare alle chiese e ai datori di lavoro il potere di decidere sulle scelte di morale sessuale dei dipendenti, è altrettanto vero che il cattolicesimo viene percepito come la forza trainante del ritorno ad una polemica, quella sulla pillola, che sta a cuore più ai cattolici politicanti che ai praticanti.

L’ascesa del candidato cattolico Rick Santorum dà a molti cattolici americani (e non solo ai cattolici liberal) l’impressione che la dottrina ratzingeriana dei «valori non negoziabili» sia stata piegata alla retorica tutta americana della culture war. Con Santorum nelle vesti dell’apprendista stregone, il cattolicesimo americano rischia di tornare ad un periodo, precedente il Concilio Vaticano II, in cui la chiesa di Roma era percepita come una chiesa eterodiretta, una forza straniera ostile alla democrazia quindi essenzialmente antiamericana. Santorum è un politico cattolico di nuovo tipo, di una generazione lontanissima non solo dai Kennedy, ma anche da quella del cattolicesimo tradizionale americano.

La contaminazione tra il cattolicesimo tradizionalista d’assalto di Santorum (di simpatie Opus Dei e Legionari di Cristo) e la cultura evangelical va a tutto danno della tradizione intellettuale cattolica, che qui in America si è sempre vantata di nutrirsi più di sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino che dei telepredicatori politicizzati come Jerry Falwell e Pat Robertson. Questi successi di Santorum stanno rimescolando le carte all’interno del partito repubblicano, ma anche all’interno della chiesa cattolica americana e nei suoi rapporti con Roma. È evidente che sono a rischio questi ultimi 50 anni di «costituzionalizzazione» del cattolicesimo americano. L’ultima cosa che i cattolici statunitensi vogliono sentirsi dire è che i mormoni stanno prendendo il loro posto nello scenario politico-culturale.

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